Nel 1807, Napoleone convocò un’assemblea di 111 notabili ebrei nominati dai prefetti, poi riunì il 9 febbraio, per un mese, un grande Sinedrio (riunione dei grandi rabbini) in modo da ricevere risposte chiare e inequivocabili ad una serie di dodici domande:
1- È lecito agli ebrei sposare più donne?
2- Il divorzio è permesso dalla religione ebraica? Il divorzio è valido senza che sia pronunciato dalle leggi contraddittorie a quelle del Codice francese?
3- Un’ebrea può sposare un cristiano e una cristiana un ebreo?
4- Agli occhi degli ebrei, i francesi sono loro fratelli o sono stranieri?
5- In entrambi i casi, quali sono i rapporti che la loro legge prescrive loro con i francesi che non sono della loro religione?
6- Gli ebrei nati in Francia e trattati per legge come cittadini francesi considerano la Francia come la loro patria? Hanno l’obbligo di difenderla? Sono obbligati ad obbedire alle leggi e a seguire le disposizioni del codice civile?
7- Chi nomina i rabbini?
8- Quale giurisdizione di polizia esercitano i rabbini tra gli ebrei? Quale polizia giudiziaria esercitano tra loro?
9- Queste forme di elezione, questa giurisdizione di polizia giudiziaria sono volute dalle loro leggi o semplicemente consacrate dall’uso?
10- Ci sono professioni che la legge degli ebrei nega loro?
11- La legge degli Ebrei nega loro l’usura verso i loro fratelli?
12- Permette loro di logorare gli estranei?
Ecco le risposte del grande Sinedrio alle prime due domande: È vietato agli Israeliti di tutti gli Stati in cui la poligamia è proibita dalle leggi civili, di sposare una seconda donna durante la vita della prima, a meno che un divorzio con essa, pronunciato conformemente alle disposizioni del Codice Civile e successivo divorzio religioso, non li abbia liberati dai vincoli del matrimonio.
Alla questione relativa ai matrimoni misti: i matrimoni tra israeliti e cristiani, contratti conformemente alle leggi del Codice civile, sono validi; benché non suscettibili di assumere forme religiose.
Alla questione dell’attaccamento degli ebrei alla Francia: La Francia è la nostra patria, i francesi sono nostri fratelli. Gli ebrei sono pronti a difendere la Francia fino alla morte.
La sessione del grande Sinedrio inizia con queste parole: Benedetto sia il Signore, il Dio d’Israele, che ha posto sul trono di Francia e il Regno d’Italia un principe di un così nobile cuore (Napoleone)… Queste ordinanze mostreranno alle nazioni che i nostri dogmi sono compatibili con le leggi civili sotto le quali viviamo e non ci separano affatto dalla società degli uomini.
Un regolamento organico del culto mosaico, basato sul modello del protestantesimo, fu pubblicato il 17 marzo 1808. prevede che ogni sinagoga sia amministrata da due notabili e da un rabbino, che il concistoro deve vigilare affinché i rabbini non possano dare, in pubblico o in particolare, nessuna istruzione o spiegazione della legge che non sia conforme alle decisioni dottrinali definite dal grande Sinedrio, che nessun rabbino potrà essere eletto se non è nativo o naturalizzato francese (o italiano del Regno d’Italia), se non parla francese (in Francia). Inoltre i rabbini devono ricordare in ogni circostanza l’obbedienza alle leggi, in particolare a quelle relative alla difesa della patria.
Questo regolamento, completato dal decreto dell’11 dicembre 1808 sull’organizzazione dei concistori, contribuì alla pace religiosa. Napoleone, che aveva già liberato i ghetti di Venezia, Ancona e Roma, è percepito dagli ebrei, tranne dalla frangia ultraortodossa che vi vede il pericolo di una perdita identitaria, come un grande liberatore.
Da qui l’espressione utilizzata dalle comunità ebraiche d’Europa: Beato come Dio in Francia!