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7 FEBBRAIO 1807: EYLAU, IL PRIMO GIORNO, VISTO DAI TESTIMONI

7 FEBBRAIO 1807: EYLAU, IL PRIMO GIORNO, VISTO DAI TESTIMONI

Quando

Febbraio 7, 2023    
Tutto il giorno

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  • Prima di tutto, Marbot

L’esercito nemico, che dall’alto degli altipiani al di là di Landsberg fu testimone della distruzione della sua retroguardia, si ritirò rapidamente su Eylau, e noi ci siamo impadroniti della città di Landsberg. Il 7 febbraio, il generale russo Benningsen, essendo ben determinato a ricevere la battaglia, concentrò il suo esercito intorno a Eylau e principalmente sulle posizioni situate dietro questa città.

La cavalleria di Murat e i fanti del maresciallo Soult si impadronirono di questa posizione, dopo una battaglia tra i più accaniti, poiché i russi tenevano infinitamente a mantenere Ziegelhof che domina Eylau, sperando di farne il centro della loro linea per la battaglia del giorno seguente, ma furono costretti a lasciare la città.

La notte sembrava dover porre fine alla lotta, preludio di un’azione generale, quando una viva sparatoria scoppiò nelle strade di Eylau. So che gli scrittori militari che hanno scritto questa campagna sostengono che l’Imperatore, non volendo lasciare questa città al potere dei russi, ordinò di attaccarla, ma ho la certezza che è un errore grandissimo, ed ecco su cosa basi la mia asserzione. 

Nel momento in cui la testa di colonna del maresciallo Augereau, che arrivava per la strada di Landsberg, si avvicinava a Ziegelhof, il maresciallo salì su questo altopiano dove si trovava già l’Imperatore, e sentii Napoleone dire ad Augereau: “Mi è stato offerto di rimuovere Eylau stasera; ma non mi piace il combattimento notturno e non voglio spingere il mio centro troppo in alto prima dell’arrivo di Davout, che è la mia ala destra, e Ney, che è la mia ala sinistra. Quindi aspetterò fino a domani, poi, quando Ney e Davout saranno in linea, marceremo tutti insieme contro il nemico!” Detto questo, Napoleone ordinò di stabilire il suo bivacco in fondo a Ziegelhof e di far accampare la sua guardia tutto intorno.

Ma mentre l’Imperatore spiegava così i suoi piani al maresciallo Augereau, che lodava molto la sua prudenza, ecco cosa accadeva. I pellicciai del palazzo imperiale, provenienti da Landsberg, seguiti dai loro bagagli e valletti, arrivarono fino ai nostri avamposti, situati all’ingresso di Eylau, senza che nessuno gli avesse detto di fermarsi presso Ziegelhof. Questi impiegati, abituati a vedere il quartiere imperiale sempre ben sorvegliato, non essendo stati avvertiti che si trovavano a pochi passi dai russi, non pensarono che a scegliere un buon alloggio per il loro padrone, e si stabilirono nella casa della posta dei cavalli, dove disseminarono la loro attrezzatura, e si misero a cucinare e ad installare i loro cavalli… 

Ma, attaccati nel mezzo dei loro preparativi da una pattuglia nemica, sarebbero stati rapiti senza il soccorso del distaccamento della guardia che accompagnava costantemente gli equipaggi dell’Imperatore. Al suono della sparatoria scoppiata, le truppe del maresciallo Soult, stabilite alle porte della città, accorsero in soccorso dei bagagli di Napoleone, che le truppe russe stavano già saccheggiando. I generali nemici, credendo che i francesi volessero impadronirsi di Eylau, inviarono dalla loro parte rinforzi, cosicché un sanguinoso combattimento si innescò nelle strade della città, che finì per rimanere in nostro potere.

Sebbene l’attacco non fosse stato ordinato dall’Imperatore, credette di doverne approfittare e si trasferì alla casa di posta di Eylau. La sua guardia e il corpo di Soult occuparono la città, che circondò la cavalleria di Murat. Le truppe di Augereau furono poste a Zehen, piccolo villaggio in cui speravamo di trovare alcune risorse, ma i russi avevano saccheggiato tutto ritirandosi, cosicché i nostri sfortunati reggimenti non ebbero altro per confortarsi che alcune patate e dell’acqua!…

Gli equipaggi del personale del 7º corpo erano stati lasciati a Landsberg, la nostra cena non era nemmeno buona come quella dei soldati, perché non potevamo procurarci delle patate!… Infine, la mattina dell’8, mentre andavamo a cavallo per marciare verso il nemico, un servo aveva portato del pane al maresciallo e quest’ultimo, sempre pieno di bontà, lo divise tra tutti i suoi aiutanti di campo. Dopo questo pasto, che doveva essere l’ultimo per molti di noi, il corpo d’armata si recò al posto che l’Imperatore gli aveva assegnato.

    • Jean-Baptiste Barrès, ufficiale cacciatore Velite nella Guardia Imperiale

Al bivacco, a mezzo miglio da Eylau. 

All’inizio, tornammo di nuovo sul terreno di combattimento del giorno prima e sulla posizione che avevamo occupato fino alle 11 di sera; un po’ più lontano, sul luogo dove due reggimenti russi erano stati annientati in una carica di corazzieri. In quel luogo i morti erano su due terzi di altezza; era spaventoso. Infine, attraversammo la piccola città di Landsberg.
Dopo aver lasciato questa città, arrivammo davanti a una grande foresta, attraversata dalla strada che seguivamo, ma che era così affollata di auto abbandonate e dalle truppe che ci precedevano, che siamo stati costretti a fermarci per questo motivo o per altri che non conoscevo. Del resto, il cannone rimbombava forte, davanti a noi, il che faceva credere ad un impegno serio.

Approfittai di questo riposo per dormire, sdraiandomi sulla neve con tanto piacere quanto in un buon letto. Avevo gli occhi malati dal fumo del bivacco del giorno prima, dalla privazione del sonno, e dal riverbero della neve che evidenziava le mie sofferenze. Questo riposo di un’ora, forse, mi diede sollievo, e mi permise di continuare con il reggimento.

All’uscita del bosco, trovammo una pianura, poi un’altezza.  Il 4º corpo gettò il nemico dall’altra parte di Eylau, ma ci furono grandi perdite. Il terreno era disseminato di cadaveri della nostra gente. È lì che ci stabilimmo per passare la notte. Combattevamo ancora, anche se era già buio da molto tempo. 

Mi diressi verso la pianura, con cinque o sei dei miei compagni. Trovammo un fuoco di bivacco abbandonato, ancora molto ardente, e molta legna raccolta. Approfittammo di questo buon incontro per riscaldarci e fare la nostra provvista di ciò che cercavamo.

Mentre stavamo filosofando sulla guerra e sui suoi piaceri, il belato di una pecora si fece sentire. Correre, afferrarla, sgozzarla, spogliarla, tutto questo fu fatto in pochi minuti. Con questo incontro provvidenziale non soddisfò la nostra divorante fame, ma almeno la placò per un po’.

Dopo il pascolo che avevamo appena fatto, tornando al campo, ci dissero che a Eylau si trovavano patate e legumi. Ci andammo, aspettando che la pecora che portavamo potesse essere cotta. Orgogliosi della nostra scoperta e soddisfatti di contribuire per la nostra parte al cibo dei nostri compagni, ci riportammo al campo, ma dormivamo sotto le stelle, quasi sepolti sotto la neve. Ci rifiutammo di tornare a Eylau con tutto il nostro cibo, dicendoci che saremmo entrati nelle file al passaggio del reggimento, che doveva andare, secondo noi, a dormire a Kœnigsberg, lo stesso giorno.
Avevamo appena dormito due ore, quando arrivò il giorno e con lui una spaventosa cannonata diretta sulle truppe che coprivano la città. Armarsi e cercare di uscire dalla città fu solo un pensiero, ma l’ingombro alla porta era così grande, causato dalla massa di uomini di tutti i gradi e di tutti i corpi che bivaccavano in avanti o intorno a Eylau, che il passaggio era per così dire vietato. 

L’Imperatore, sorpreso come noi, ebbe difficoltà inimmaginabili per poter passare.  Arrivammo al nostro posto, prima che il reggimento ricevesse l’ordine di andare avanti. Avevo lottato tanto, corso tanto ed ero senza fiato.

    • Boyeldieu, colonnello al comando del 4º reggimento di fanteria di linea, in sostituzione del principe Giuseppe Bonaparte

Il 7 febbraio la brigata si riunì alla divisione a sinistra di Landsberg e fu guidata dalla destra di questa città su Eylau dopo aver attraversato il bosco tra le due città. Camminò in colonna, scacciando sempre la cavalleria che si trovava davanti a lei; più volte i cosacchi si avvicinarono e vollero attaccarla. Il quadrato si formava subito per reggimento, cosa che li sconcertò e impedì loro di intraprendere un’azione.

La brigata giunse vicino ad Eylau e camminò ancora per qualche tempo in quest’ordine. Il nemico sembrava ritirarsi. Il fuoco cessò e i due reggimenti che componevano la brigata [4º e 28º] si mossero nello stesso ordine e arrivarono contro la barriera del cimitero di Eylau. Poco dopo fu ordinato al 1º battaglione di prendere posizione e al resto della brigata di cambiare direzione a sinistra per entrare in Eylau da un’altra strada.

L’altezza della barriera del cimitero presentava difficoltà al 1º battaglione che doveva superarla, il che lo mise fuori condizione di mantenere l’ordine nei suoi ranghi. Alcuni uomini di questo battaglione riuscirono ad entrare: il nemico fece fuoco e una nube di russi vi entrò immediatamente. Le poche persone nel cimitero furono costrette alla ritirata. Il battaglione si schierò con il 28º reggimento, che era stato lasciato in riserva e continuò a combattere fino a quando i russi furono costretti ad evacuare completamente Eylau. 

Il 2º battaglione, che era entrato in città da un’altra strada a sinistra del cimitero, fu assalito da una grandine di proiettili e mitragliatrici e investito dai nemici che ricevevano sempre nuove forze. Questo battaglione, dopo aver fatto una carneficina orribile, costretto a cedere al numero, si ritirò di circa quaranta passi indietro dalla posizione che aveva appena lasciato e continuò a fare fuoco fino all’evacuazione della città. L’aquila di questo battaglione fu spazzata via con un colpo di cannone che uccise colui che la portava: sulla neve fu trovato solo il bastone e le ali.

Il reggimento rientrò a Eylau circa alle nove di sera. Le perdite che soffrì in quel giorno furono sensibili. Molti ufficiali che erano invecchiati nei campi rimasero sul campo d’onore. Di questo numero facevano parte il capitano della prima compagnia di granatieri, Boucaud, i capitani Brissac, Dabesie e Richard e il tenente Haussier. Tra i feriti vi furono i capitani Mercier, Juillet, Poujade e Lanes, il sottotenente Marchand e l’aiutante sottufficiale Crespy.

La perdita totale in morti e feriti fu: ufficiali uccisi, 5 e 9 feriti; sottufficiali [e soldati] uccisi 24 e 309 feriti. Alle undici di sera, al reggimento fu ordinato di passare alla terza divisione. La raggiunse al lato opposto della città dove si accampava il resto della notte.

    • Infine, Jean-Roch Coignet, della Guardia imperiale

Il 7 febbraio, l’Imperatore ci fece accampare (solo la guardia) su un’altura di fronte a Eylau, a destra della grande strada; questa montagna forma una specie di pane di zucchero a pendii molto veloci; era stata presa, il giorno prima o l’altro, dalle nostre truppe, perché trovammo una massa di cadaveri russi sparsi qua e là nella neve e alcuni moribondi. Siamo stati costretti a sgomberare il terreno per stabilire il nostro bivacco. 

Furono trascinati i corpi morti sul fianco della montagna e portati i feriti in una casa isolata situata in fondo. Purtroppo la notte venne e alcuni soldati ebbero così freddo, che pensarono di demolire la casa per avere la legna e riscaldarsi. I poveri feriti furono vittime di questo atto di frenesia; morirono sotto le macerie. 

L’Imperatore ci fece accendere un fuoco in mezzo ai nostri battaglioni. Se ne era procurato togliendo le staccionate che servono, d’estate, a recintare il bestiame. Ci chiese anche degli stivali di paglia per sedersi e alcune patate; gliene portammo una ventina che egli stesso fece cuocere nel fuoco, mescolandole a intervalli con la punta di un bastone, e condividendole con il suo personale. 

Dal nostro bivacco vedevo perfettamente l’Imperatore. Alla luce dei tronchi d’albero, facevo la barba ai miei compagni, a quelli che ne avevano più bisogno. Si sedevano sulla groppa di un cavallo morto che era rimasto lì. Avevo in borsa un asciugamano che passai loro sotto il collo; avevo anche del sapone. Dalla cima dei suoi stivali di paglia, l’Imperatore assisteva a questo spettacolo singolare e rideva. Nella notte, ne rasai almeno una ventina.