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5 OTTOBRE 1795: BONAPARTE, IL GENERALE VENDÉMIAIRE, SALVA LA REPUBBLICA

5 OTTOBRE 1795: BONAPARTE, IL GENERALE VENDÉMIAIRE, SALVA LA REPUBBLICA

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Ottobre 5, 2022    
12:00 am

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Ricordiamo che, il 15 settembre 1795, Bonaparte era stato cancellato dalla lista dei generali in attività da Cambacérès, a causa delle sue amicizie con il fratello di Robespierre e del suo rifiuto della sua nomina nell’esercito dell’Ovest come generale di fanteria, mentre lui era un generale d’artiglieria. Abitava allora a Parigi in rue de la Huchette.

• Émile Marco de Saint Hilaire, la Storia popolare di Napoleone e della Grande Armata

Parigi contava quarantotto sezioni; ognuna aveva un battaglione di guardia nazionale e di questi quarantotto battaglioni, trenta erano decisi a respingere ugualmente La Convenzione e i suoi decreti. La Convenzione decise quindi di usare la forza per assicurare l’esecuzione delle sue volontà. Da parte loro, le sezioni si proponevano di impegnarsi per costringere la Convenzione a sciogliersi.

Nel frattempo, Napoleone, molto più occupato della guerra contro l’estero che della politica interna, si interessava poco a questi dibattiti. Era, la sera del 12 novembre 1795, al teatro Feydeau, quando venne a conoscenza degli eventi che stavano accadendo. Fu curioso di osservare più da vicino l’andamento degli affari e per questo si recò alle tribune pubbliche della Convenzione.

Questa assemblea, avvertita dei pericoli che correva, stava deliberando sui mezzi per prevenirli. Gli oratori rimproveravano al generale Menou, allora comandante in capo dell’esercito dell’interno, tutti gli errori e lo condannarono. Non bastavasacrificare un uomo: bisognava salvare, con l’Assemblea, la Rivoluzione compromessa.

Si cercò un generale che avesse il coraggio di provarci. Si parlò di Barras, ma anche altri nomi vennero messi in evidenza, tra cuiquello di Bonaparte, pronunciato da alcuni rappresentanti che si ricordarono di Tolone.

Gli venne offerto il comando delle truppe di cui la Convenzione può disporre. Napoleone sembrò per un momento indeciso, ma i suoi sentimenti particolari, i suoi venticinque anni, la sua fiducia nelle sue forze e nel suo destino prevalsero; accettò. Da quel momento la sua attività si risvegliò. Andò in uno dei gabinetti delle Tuileries, dove si trovava Menou, per ottenere da lui le informazioni necessarie sulle forze e la posizione delle truppe.

Napoleone inviò in tutta fretta un capo squadrone del 21º cacciatori [Murat], con trecento cavalli, alla piana dei Sablons, per riportarne i quaranta pezzi di artiglieria che vi si trovavano. L’ufficiale arrivò alle tre del mattino; incontrò una colonna della sezione Lepelletier, che venne anch’essa per impadronirsi del parco. Murat era a cavallo e in pianura e ritennero che ogni resistenza fosse inutile e si ritirano. Due ore dopo, i quaranta pezzi di cannone, guidati da Murat, entravano nelle Tuileries.

L’esercito convenzionale era composto da cinquemila uomini. Non c’era bisogno di così tanto per placare una rivolta, ma non era troppo per resistere a una guardia nazionale ben determinata, ben armata e ben fornita di cannoni. Questi cinquemila uomini furono rinforzati con millecinquecento volontari organizzati in tre battaglioni. Infine, Napoleone fece portare dei fucili nel castello delle Tuileries, per armarne gli stessi convenzionali, in caso di necessità. L’esito dell’attacco non poteva essere dubbio.

Tuttavi, il pericolo diventava più pressante. Si discuteva molto in seno alla Convenzione, ma non si decideva nulla. Gli uni volevano che si deponessero le armi e che si ricevessero i settari come un tempo i senatori romani ricevettero i Galli; altri volevano che ci si ritirasse sulle alture di Saint-Cloud, nel luogo detto l’antico Campo di Cesare, per attendervi l’esercito delle coste dell’oceano. La maggior parte insisteva perché si inviassero delle delegazionialle 48 sezioni, per fare loro delle proposte di pace. Accadde allora ciò che accadde in tutte le crisi simili, non ci si intese e il tempo passò così.

Il 5 ottobre 1795 le sezioni marciarono sulle Tuileries; una delle loro colonne, sboccando per la rue Saint-Honoré, attaccò sul punto in cui si trovava Napoleone. Ordinò ai suoi cannonieri di fare fuoco; i settari si salvarono; furono inseguiti. Si fermarono sui gradini della chiesa di Saint-Roch e ricominciarono la sparatoria. Solo un pezzo di cannone poteva essere condotto nello stretto vicolo cieco del Delfino, situato di fronte alla chiesa; sparò sugli insorti.

Bastò questo colpo per disperderli completamente. La colonna che sboccò attraverso il Pont-Royal non ebbe più successo; in un’ora e mezza tutto fu deciso e la vittoria rimase al partito che Napoleone aveva difeso. La sera Parigi era tranquilla; la forza era rimasta ai poteri stabiliti.

Quando Napoleone ripartì, fu salutato come il salvatore dell’Assemblea, della Repubblica e della Rivoluzione. Barras stesso dichiarò che il giovane generale, con le sue disposizioni dotte, aveva fatto tutto. È vero che Napoleone non si era risparmiato: nella piazza del Carosello il suo cavallo venne ferito. Il presidente della Convenzione gli diede l’abbraccio fraterno e il giorno dopo il deputato Fréron gridò alla Tribuna nazionale: Non dimenticate che il generale Bonaparte ha avuto solo un momento per fare le disposizioni sapienti di cui avete visto gli effetti!

Dall’Assemblea nazionale, il nome di Bonaparte passò sui giornalie uscì dall’oscurità che lo aveva avvolto. Pochi giorni dopo, cioè il 16 ottobre, Napoleone fu promosso al grado di generale di divisione, e il 26 dello stesso mese a quello di generale in capo dell’esercito interno. Non c’era un rango militare più alto nello stato…