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5 GENNAIO 1800: BONAPARTE NOMINA MARESCOT PRIMO ISPETTORE GENERALE DEL GENIO

5 GENNAIO 1800: BONAPARTE NOMINA MARESCOT PRIMO ISPETTORE GENERALE DEL GENIO

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Gennaio 5, 2023    
12:00 am

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Armand Samuel de Marescot, nato a Tours nel 1758 da una famiglia della nobiltà Vendômoise, passò per l’École militaire de Paris, prima di entrare nel corpo reale del genio. Nel 1792 fu capitano dell’Armata del Nord e partecipò alla difesa di Lilla, assediata dagli austriaci. Fu poi aiutante di campo del generale Champmorin nell’assedio di Anversa.

Nonostante il suo rifiuto di seguire il generale Dumouriez che passa al nemico, viene denunciato dai giacobini e deve giustificarsi a Parigi. Scagionato da ogni accusa, fu inviato nel 1793 a preparare, con il grado di capo di battaglione, l’assedio della città di Tolone occupata dagli inglesi. Vi diresse i lavori di avvicinamento, fu ferito agli avamposti e fu uno dei primi a penetrare nella grande ridotta britannica.

I suoi rapporti con Bonaparte sono difficili. Dopo la presa della città, Marescot accusò Bonaparte di avergli rubato e di essersi appropriato delle disposizioni che permisero la rapida presa della città e che lo fecero poi nominare generale di brigata.

Nel 1794, Marescot fu incaricato della direzione dell’assedio di Charleroi. Dopo Fleurus, fu colonnello, poi generale di brigata. A Maastricht gli viene chiesto di vincere un seggio considerato molto difficile, soprattutto nella brutta stagione. Ha con sé grandi mezzi: trentamila uomini, il suo amico generale Kléber, che li comanda, e il generale Bollémont, capo dell’artiglieria. Maastricht si arrese dopo soli tredici giorni di trincee, il che vale a Marescot, l’8 novembre 1794, per ottenere, all’età di 35 anni, il grado di generale di divisione, superando tre gradi da luglio!

A causa della sua nobile estrazione, Marescot fu inserito nella lista degli emigrati, e i suoi beni furono confiscati e messi in vendita. Ma l’intervento di Carnot gli permette di essere cancellato da questa lista e di rientrare in possesso delle sue proprietà.

Nel 1795 fu nell’esercito dei Pirenei occidentali; nel 1797 nell’esercito tedesco, nel 1798 nell’esercito inglese, nel 1799 nell’esercito danubiano.

Il 5 gennaio 1800 Bonaparte nominò il generale Marescot primo ispettore generale del Genio e direttore delle fortificazioni. Marescot deve controllare tutta l’amministrazione del corpo del Genio, che riorganizza interamente, sovrintendendo al lavoro degli ispettori generali, dei direttori delle fortificazioni e dei comandanti del Genio agli eserciti. In qualità di capo del corpo, presiede il Comitato centrale delle fortificazioni e controlla il Deposito degli archivi del Genio, i piani-rilievi e la Scuola del Genio.

Bonaparte, con il suo Esercito di Riserva, volle soccorrere Massena, che alla testa dell’Armata d’Italia fece svernare i suoi 15.000 uomini sulle montagne liguri per coprire Genova, e, davanti alla superiorità delle forze austriache, subì assedio e carestia. La sua idea è, aggirando gli eserciti austriaci, quindi superando le Alpi a loro insaputa, di attaccarli alle loro spalle.

Bonaparte esita a lungo sulla strada da prendere. Tre passi sono possibili per passare verso l’Italia: il Moncenisio, il Sempione o il Gran San Bernardo. Si decise tardi di attraversare il passo del Gran San Bernardo. Marescot, incaricato dal primo console di andare a indagare i luoghi, gli dice: “il passaggio è molto difficile, ma non lo credo impossibile”, e mette sotto gli occhi del primo console le rilevazioni del terreno, villaggi e strade o sentieri che permettono di far passare un intero esercito con armi e bagagli, in questo freddo inizio di maggio, in mezzo alla neve e al ghiaccio.

La salita è dura, oltre 2000 metri di dislivello, la discesa ripida. Ma mentre l’entusiasmo regnava nell’esercito inebriato dal nome del suo capo e dalle sue promesse di gloria e ricchezza, un ostacolo imprevisto bloccò la progressione: il forte di Bard e i suoi 3-4000 austriaci. Nessuno sa come superare questa fortificazione di montagna, intelligentemente concepita e coraggiosamente difesa.

Marescot, inizialmente accusato di non aver riconosciuto l’ostacolo, salvò la situazione facendo creare, ex-nihilo, dal Genio, un passaggio verso la montagna di Albaredo, permettendo all’esercito di aggirare il forte e all’artiglieria di bombardarlo per ridurlo al silenzio. Questa azione di Marescot, facendo saltare il famoso blocco di Bard, spalanca la porta delle pianure del nord Italia a Bonaparte.

Il 1º gennaio 1804, Marescot offrì come dono a Bonaparte, che diede grande interesse alla cartografia, l’Atlante delle Piazzeforti, magnifica opera in 4 volumi contenente 226 piani superbamente realizzati. Durante la cerimonia dell’incoronazione del 2 dicembre 1804, Marescot fu posto nel coro di Notre-Dame proprio dietro l’Imperatore, sul podio, accanto ai ministri e ai marescialli.

Nel 1805, Marescot fa parte della Campagna di Germania. È a Austerlitz. Napoleone, che domina la maggior parte dell’Europa, gli dichiara: “Attualmente la mia frontiera è all’Elba, tutti i vecchi confini del nord, da Saint-Omer a Metz sono ormai inutili e ben superflui; demolite le fortificazioni e fate vendere tutti gli insediamenti militari”. Marescot resiste: “Che male vi fanno questi posti, manteneteli soltanto nel loro stato attuale anche solo per riconoscimento dei loro vecchi servizi, qualche giorno potranno essere utili”. Contrariato, l’Imperatore risponde: “Credete dunque che io possa essere sconfitto. Le vostre riflessioni mi offendono!” Alla fine i posti non saranno distrutti e la Francia manterrà la sua cintura protettiva.

Nel 1808 Napoleone gli diede l’ordine di esaminare le difese del regno spagnolo, compresa la sua costa meridionale e i suoi possedimenti africani, di andare a vedere le difese inglesi intorno a Gibilterra e di dedicarsi allo spionaggio da parte dell’Africa spagnola e del Marocco. Marescot parte per questa missione ad alto rischio con una piccola scorta. Appena uscito da Madrid, il 1º giugno, si ritrova in mezzo a un paese insorto e riesce a malapena a rifugiarsi presso un corpo francese che, agli ordini del generale Dupont, si dirige su Cadice. Questo piccolo corpo, composto in gran parte da giovani coscritti, avanza, nonostante la sua debolezza e il caldo travolgente di questo mese di luglio 1808, fino al Guadalquivir…

E questa è la trappola e la sconfitta di Baylen, per la quale Marescot è colpevole solo di essere al momento sbagliato e nel posto sbagliato: infatti, co-firma la convenzione di Andujar, che fa seguito ai negoziati che portano alla resa pura e semplice dell’esercito francese, guidati da Castaños, Tilly e Escalante dalla parte spagnola, Chabert (scelto da Dupont, ferito e malato, per rappresentarlo), Villoutreys e Marescot dalla parte francese.

Marescot, prigioniero, scambiato e liberato, scopre a Marsiglia, al suo ritorno, il decreto imperiale del 4 settembre 1808: “Il generale Marescot, nel momento stesso in cui ha firmato questa infame capitolazione, si è reso indegno del posto di ispettore generale del Genio e di far parte di questo coraggioso corpo. Di conseguenza è destituito”. E l’ordine di arresto: “Farai arrestare il generale Marescot, che sarà portato a Parigi in una prigione militare, dove sarà tenuto al segreto”.

Marescot, arrestato e condotto sotto scorta a Parigi, scrisse subito diverse lettere al ministro della guerra per cercare di giustificarsi, ma non ottenne risposta. Al contrario, il 27 settembre fu trasferito al sinistro carcere dell’Abbazia, a Parigi, dove subì due interrogatori. Poi non successe più niente per tre anni!

Solo nel 1812, Marescot poté finalmente produrre la sua difesa. Il Consiglio d’inchiesta respinge all’unanimità il crimine di tradimento e chiede per lui la clemenza, ma, con un decreto imperiale, Marescot fu degradato, e dovette esiliarsi a Tours.

L’8 aprile 1814, dopo il primo ritorno di Luigi XVIII, il governo provvisorio, sotto l’influenza di Talleyrand, lo reintegra nel suo grado di primo ispettore generale del Genio. Marescot fu commissario del re nella 20ª divisione militare e fu ristabilito in tutti i suoi gradi e dignità. Durante i Cento giorni accettò di farsi carico della difesa delle frontiere dell’Argonne, dei Vosgi e del Giura. Sotto la seconda Restaurazione fu messo in pensione. Entrò nella Camera dei Pari il 5 marzo 1819, riprendendo il suo titolo di marchese, e si trasferì a Vendôme il 25 dicembre 1832.

Il suo nome è scritto sull’Arco di Trionfo di Parigi, appena sotto quello del generale Eblé.