Il 30 marzo 1814, alle dieci e mezza di sera, dopo una corsa a cavallo, poi in una decappottabile di vimini, da Troyes, Villeneuve l’Archevêque, Sens dove pranza con mezza tazza di caffè senza zucchero e si riposa un quarto d’ora, Villeneuve-la-Guyard, Moret, Fontainebleau, Napoleone, accompagnato da Bertrand, Gran maresciallo del palazzo, e da Caulaincourt, duca di Vicenza, arriva alla frazione detta “Cour-de-France”.
Lì, a cinque leghe da Parigi, quando arriva in una casa delle poste (il piccolo castello di Cour-de-France prima del 1793) vicino alle Fontaines sul comune di Juvisy, vede sfilare davanti a sé un convoglio di artiglieria e la testa della prima colonna di truppe che evacuano la capitale. Verso mezzanotte, dalla bocca di Belliard, ne ha la conferma. Parigi ha capitolato! Napoleone chiede di vedere subito Berthier.
Inorridito, dice: “Se fossi arrivato prima, tutto sarebbe salvo!” Belliard racconta: “Era molto stanco, si sedette, si prese la testa tra le mani e rimase a lungo in quella posizione”.
Napoleone entra nella casa di posta, chiede un bicchiere d’acqua, consulta i suoi biglietti, scrive alla moglie, dorme per un breve momento, invia Caulaincourt agli Alleati per cercare di negoziare una pace. Ma lo zar rifiuta categoricamente e afferma di rispettare l’accordo concluso con i suoi alleati, anche se non dice di provare alcuna animosità nei confronti di Napoleone. Da Parigi, Caulaincourt invierà una lettera per annunciare che tutto è consumato, la capitolazione è definitiva. Il generale Flahaut portò quasi nello stesso tempo all’imperatore un messaggio di Marmont che annunciava la capitolazione.
Napoleone decise verso le quattro di recarsi a Fontainebleau dove pensava di poter riunire il suo esercito. Arriva al castello il 31 marzo alle sei del mattino. Il barone Fain dirà che “le ruote bruciavano i ciottoli” e Bourrienne nota: “Dopo aver trascorso parte della notte a Froidmanteau [Fromenteau], l’Imperatore si diresse su Fontainebleau dove arrivò alle sei del mattino. Non fece aprire i grandi appartamenti, e si accampò piuttosto che alloggiare nel piccolo appartamento che amava. Napoleone all’arrivo si chiuse nel suo gabinetto e vi rimase solo il giorno del 31 marzo 1814”.
L’Imperatore si è liberato del cappello. Si siede, sembra sopraffatto dagli eventi recenti. Ora è solo, tradito da alcuni dei suoi, distrutto. Prende coscienza della finitezza del suo regno, ma, nonostante tutti gli ostacoli accumulati, non si confessa ancora sconfitto…