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29 GENNAIO 1814: VITTORIA DI NAPOLEONE A BRIENNE, GOURGAUD SALVA L’IMPERATORE

29 GENNAIO 1814: VITTORIA DI NAPOLEONE A BRIENNE, GOURGAUD SALVA L'IMPERATORE

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Gennaio 29, 2023    
12:00 am

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Il 29 gennaio 1814, Blucher, credendo di marciare sulle truppe francesi, è sulla strada di Troyes. Attraversa l’Aube, mentre l’Imperatore, con 30.000 uomini, è in realtà alle sue spalle, a Saint-Dizier, e progetta di prendere le truppe prussiane. Per questo ha inviato il colonnello Bénard a portare un messaggio al maresciallo Mortier a Troyes. Il piano era di attaccare l’esercito alleato con in testa Mortier e in coda Napoleone, ma Bénard, catturato da una pattuglia cosacca, non ha il tempo di distruggere la lettera. Blücher ne prende conoscenza e fa subito voltare faccia e si posiziona, con la sua artiglieria, davanti a Brienne, dove attende l’avanguardia francese.

Napoleone, alle 4 del mattino, in questo giorno freddo e umido, in queste strade bagnate da pioggia e neve, cammina in testa delle sue truppe. Brienne e i suoi dintorni lo conoscono, ma la fitta nebbia non lo aiuta a orientarsi. Arriva in un villaggio, Maizières-lès-Brienne, occupato da ussari nemici. Vengono rapidamente messi in rotta. Allora viene un parroco: “Sire, Sire, siate benedetto. Mi riconoscete?”

Napoleone riconosce in lui il suo insegnante alla scuola Reale militare di Brienne, di trent’anni fa. Sì, è lui! È Edmé Henriot! Questo parroco, che conosce perfettamente i luoghi, propone all’Imperatore di guidarlo. Così, Roustan lo accoglie in groppa al suo cavallo, prima di fargliene concedere uno. Padre Henriot conosce bene la geografia dei luoghi, i sentieri percorribili o impraticabili con questo tempo, la posizione dei posti del nemico. Permette così a Napoleone una progressione rapida e sicura.

Verso le 15:30, i francesi arrivano sulle alture di Perthes e sono in vista di Brienne, la città della gioventù di Napoleone. La battaglia è iniziata. I russi difendono le vicinanze di Brienne, mentre l’esercito prussiano si schiera sulle alture, davanti al castello. Napoleone ordina all’artiglieria di aprire il fuoco. Sono le 16 e l’attacco è generale. L’imperatore ordina al maresciallo Ney di attaccare Brienne, ma gli assalti non riportano successo. Quando cala la notte, Blücher, sicuro della sua vittoria, si reca al castello di Brienne per trascorrervi la notte.

Ma arrivando davanti a Brienne, Napoleone vide sorgere un altro ricordo della sua giovinezza, Royer, con il quale il giovane Bonaparte aveva camminato tanto intorno al castello. Anche lui conosce perfettamente i luoghi e offre di guidare le truppe del generale Château verso il luogo in cui Blücher, sentendosi sicuro, assapora la sua vittoria. Royer e un distaccamento agli ordini del comandante Henders attraversarono il muro della proprietà e penetrarono nelle cantine. Ora sono sotto la sala da pranzo dove pranza Blücher e il suo staff…

• Leggiamo Ségur, “dal Reno a Fontainebleau”

“In questa lotta del 29 gennaio, i nostri corpi che si strappano faticosamente dalle fonderie del bosco del Der, non hanno potuto arrivare che sul campo di questa lotta; i loro sforzi, senza simultaneità, non sono stati decisivi. Hanno tuttavia respinto il nemico su Brienne, ma prima non siamo riusciti a raggiungere la città, e sembrava che la notte ci avesse fermati nella pianura. Così, verso le sei di sera, questo vasto castello quadrato, che corona un’altezza, i suoi cortili, i suoi giardini, le sue terrazze e la città, che è a cinquecento passi ai piedi della collina, ne era rimasto padrone.

Credendo che il combattimento fosse finito, lui e i suoi, attaccati, bevevano al successo della loro resistenza, quando improvvisamente la loro gioia si trasformò in spavento per la più viva delle allerte. Fu la nostra prima palla che la diede: venne a rompere in mille schegge, sulle teste e sulla stessa tavola di Blücher e del suo personale, il lampadario sotto il quale questi stranieri cenavano gioiosamente!

A questo improvviso colpo, alle grida d’attacco che lo seguono, si alzano, si affrettano in tumulto, e, abbandonando a piedi il castello, che i nostri battaglioni scalavano dalla parte dei giardini, Blücher e i suoi ufficiali fuggono precipitosamente per rifugiarsi nella città. Ma, scendendo il viale, si scontrano contro la brigata Baste, che la risalì. Blücher cade in mezzo alla nostra avanguardia. Molti dei suoi, anche il suo aiutante di campo, sono o presi o uccisi al suo fianco, e purtroppo è l’ardente e felice vecchio, troppo fatto a questi scontri, che solo vi sfugge!

Era stato Napoleone stesso a ordinare il rinnovo dell’attacco. Mentre, non lontano da lì, credendo Blücher prigioniero, grida: “Che tenga il vecchio spadaccino! Che la campagna non sarà lunga!”. Il feldmaresciallo, più irritato che sorpreso, corre a chiamare in suo soccorso Alsufiew e Sacken. Allora, nonostante una notte oscura, si imbarca in una delle più furiose mischie di questa guerra.

Attaccano il castello due volte, ma uno dei nostri comandanti, l’intrepido Henders, si è stabilito lì con quattrocento uomini del 37º e del 56º reggimento; sfrutta abilmente i suoi vantaggi, si aggrappa a questa posizione, disseminando tutti i viali, e, nonostante gli sforzi di un intero esercito, si rende inespugnabile.”

• Come scappa Blücher?


Blücher e il suo Stato Maggiore si sentono intrappolati, ma vengono salvati da un tedesco, Dietschin, che vive a Brienne da 24 anni. Blücher lo invitò a cena. Dietschin gli disse come fuggire da questo castello e lo trascinò attraverso il bosco, verso la sua fattoria. Da lì Blücher ordinò alle sue truppe a Brienne di dare fuoco alla città per ritardare l’attacco francese. Poi parte per Trannes, a una decina di chilometri, per raggiungere il suo parco d’artiglieria.

Sono le 10 di sera, i combattimenti continuano a Brienne. Gli incendi illuminano ogni casa. Il contrammiraglio Baste, colpito da una palla di cannone, morì, nonostante le cure fornite da Larrey. Decouz, suo generale di divisione, fu ferito gravemente da due colpi di pistola al petto. Morì pochi giorni dopo. Il maresciallo Berthier è ferito alla testa da un colpo di lancia.


  • Napoleone attaccato dai cosacchi

    Una banda di cosacchi si avvicina all’imperatore, nella notte buia sulla strada per Maizières, dove si trova il suo quartier generale. Si lanciano a sciabola e lancia alla mano. Il generale Dejean li scorge e dà l’allarme: “Ai cosacchi!” Attacca con una spada uno di loro, ma questo scappa e si lancia contro l’Imperatore.

    Il generale Corbineau e il barone Gourgaud si precipitano. Gourgaud si interpone. La punta della lancia del cosacco si conficca nel centro della sua legione d’onore, senza fortunatamente ferirlo. Gourgaud, con la pistola, abbatte questo cosacco che cade morto ai piedi dell’Imperatore. Accorsi a briglia piegata, dei cacciatori a cavallo disperdono nella notte oscura, attraverso una grandine di proiettili, i cosacchi che non erano stati colpiti. Quando il combattimento finisce, ognuno rimane con l’arma pronta fino alle prime ore del mattino. Solo allora i francesi constatano la ritirata del nemico.

Che ne è di Padre Henriot? Aveva giurato di non abbandonare più Napoleone, ma durante la battaglia è ferito al tallone. Non abituato al fischio dei proiettili e al fragore della guerra, raggiunge rapidamente la sua parrocchia. Napoleone lo incontra verso le 11 di sera, poi arriva Berthier, tutto coperto di sangue e di fango. L’Imperatore stuzzica gentilmente il parroco sulla sua guerra in tonaca, poi gli dà la croce. 

Napoleone, per evitare l’errore di Blücher, che aveva voluto dormire al castello e quasi vi fu preso, decide di dormire da padre Henrion, alla cura di Maizières. Il presbiterio fu immediatamente convertito in camera imperiale. Il giorno dopo la chiesa sarà trasformata in ospedale e padre Henriot vi impiegherà tutte le sue energie per curare i feriti.

  • Cosa scrive Napoleone su questa battaglia:

“Se avessi avuto delle vecchie truppe, sarebbe stato possibile fare meglio e rimuovere tutti i parchi e i bagagli che ho visto sfilare davanti a noi e che il mio movimento istantaneo ha costretto Blücher a richiamare da Arcis su Aube. Se Brienne avesse potuto essere occupato prima, tutto sarebbe in nostro potere; ma nelle circostanze attuali e con la specie di truppa che bisogna maneggiare, bisogna essere felici di quanto è accaduto”.