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29 E 30 NOVEMBRE 1805: NAPOLEONE, L’ULTIMA PREPARAZIONE DI AUSTERLITZ

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29 E 30 NOVEMBRE 1805: NAPOLEONE, L'ULTIMA PREPARAZIONE DI AUSTERLITZ

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Novembre 29, 2022    
12:00 am

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Nonostante la Vittoria di Hollabrunn, Napoleone si rese conto che non poteva più impedire ai due eserciti di Koutouzof (30.000 uomini) e di Buxhowden (40.000 uomini) di unirsi. L’imperatore, già avanzato in Moravia, sapeva che esisteva tra i prussiani e gli austro-russi un patto, il trattato di Posdam, con il quale i prussiani si impegnavano a entrare in guerra entro un mese in caso di rifiuto di proposte che Napoleone considerava inaccettabili. Il loro esercito comprendeva 150.000 uomini. Inoltre in Ungheria i Coalizzati disponevano di 80.000 uomini che potevano in qualsiasi momento venire a rafforzare gli austro-russi.

Per evitare ogni eventualità, Napoleone inviò Bernadotte a 90 km a ovest di Brünn per proteggere il fianco sinistro del suo esercito, Marmont a Graz per proteggere il fianco destro, Davout vicino a Vienna, che avrebbe potuto intervenire in tutti i luoghi, la Guardia, Murat, Lannes e Soult intorno a Brünn. Tutti i francesi avrebbero potuto essere raggruppati in una o due giornate di marcia. Queste posizioni furono interpretate come difensive dai Coalizzati.

Napoleone si trovò il 20 novembre 1805 a Brünn. Elaborò allora un piano per far credere ai Coalizzati che le sue truppe fossero deboli e demoralizzate. Prima di tutto, ordinò ai suoi cavalieri di fare i codardi e di rifiutare ogni combattimento con gli austro-russi. Il 21 novembre, a Wischau, in una borgata a metà distanza tra Brünn e Olmütz, posizionò un avamposto di cavalleria, senza supporto di fanteria o di artiglieria. Il 25 novembre gli Alleati attaccarono l’avamposto, prima di essere cacciati da Murat.

Questo facile successo degli Alleati fece loro respingere il piano di Kutuzof, che era quello di ritirarsi per potersi riorganizzare e riposare, in attesa del loro rafforzamento da parte degli 80.000 uomini posizionati in Ungheria. La stella del generale Koutouzof impallidì, quella del principe Dolgorouki crebbe.

Il 25 novembre Napoleone inviò Savary allo zar Alessandro con la missione di consegnargli una lettera di complimenti. Savary, esperto di intelligence, attraversa le linee russe e si reca a Olmütz. In cambio, lo zar gli consegnò una lettera di banale cortesia per l’imperatore, con sulla busta le parole offensive: “Al capo del governo francese”… Savary notò il clima offensivo che regnò tra i giovani ufficiali. Egli ne rese conto al suo ritorno a Napoleone che lo rimandò subito ad Alessandro per proporre un armistizio. Questo gli permise di guadagnare un po’ di tempo prima dello scontro e di ricordare che è a Vienna.

Gli austro-russi ripresero l’offensiva a Wischau, sotto gli occhi dello zar Alessandro e del principe Dolgorouki. I francesi dovettero ritirarsi davanti al numero, un centinaio di loro fu fatto prigioniero. I Coalizzati, che in precedenza avevano programmato un accerchiamento della Grande Armata dal fianco sinistro, previlegiarono il fianco destro. Napoleone, fingendo la paura, ripiegò e concentrò tutte le sue truppe ad ovest di un torrente, il Goldbach, che confina ad ovest con l’altopiano di Pratzen. Diede a Lannes e Murat l’ordine di non essere troppo offensivi. Soult abbandonò Austerlitz e l’altopiano di Pratzen per ritirarsi anch’esso all’altezza del Goldbach.

• Il 29 novembre, Alessandro invia il suo primo aiutante di campo, Dolgorouki, per incontrare Napoleone.

Leggiamo prima di tutto ciò che scrive Savary: “Il suo desiderio di fare la pace era portato al punto che, senza darmi il tempo di terminare, salì a cavallo e corse lui stesso alla grande guardia. Mise piede a terra, fece ritirare tutti e camminò da solo sulla grande strada, con il principe Dolgorouki”.
Napoleone, prese la misura del disprezzo in cui lo si teneva, poiché credeva innanzitutto che quest’uomo fosse solo l’araldo di Alessandro, venuto a regolare qualche punto di protocollo. Tutti coloro che assistevano all’incontro sentirono presto la conversazione prendere vita, poi videro l’imperatore congedare Dolgorouki.

Lasciamo che un realista francese, il conte di Langeron, che combatteva tra le file russe contro Napoleone, racconti questa intervista: “Dolgorouki trovò l’imperatore dei francesi vicino a Wischau, nei suoi avamposti. Lui stesso mi ha detto che essendo arrivato al primo bivacco nemico, vide uscire da un fossato una piccola figura molto sporca e che fu colto di sorpresa quando gli fu detto che fosse Napoleone. Egli si aprì con lui e la conversazione fu abbastanza lunga. Dolgorouki, naturalmente audace, trattò Napoleone in modo piuttosto selvaggio. Questo influenzò un’estrema moderazione e persino una pusillanimità che prima ingannò Dolgorouki, poi l’imperatore Alessandro quando ascoltò il rapporto del suo aiutante di campo. Entrambi si convinsero che Napoleone stava morendo per paura di un attacco da parte nostra e si sarebbero ritirati non appena ci fossimo mossi. Dolgorouki fece a Napoleone proposte inammissibili. Furono respinte e tornò a Olmütz, dichiarando ovunque che Napoleone tremava.”

Che ha detto Dolgorouki? Ha chiesto, in cambio della pace con la Francia, l’evacuazione della riva sinistra del Reno, dell’Italia, del Belgio, dell’Olanda, la rapida evacuazione di Vienna e di tutta l’Austria. Tornando a casa, dice che Napoleone “tremava di paura” e che “l’avanguardia alleata basterebbe a batterlo”. Egli è convinto che i francesi si preparino per un combattimento difensivo.

Di cattivo umore, l’imperatore tornò al campo francese e uno degli aiutanti di campo dello stato maggiore generale, il capitano conte Philippe de Ségur, lo vide frustare le zolle di terra della strada. Avvistando una sentinella, con un fucile poco regolato tra le gambe, l’Imperatore gli disse meccanicamente: “Questi bastardi credono che non ci resti che ingoiare!”. Il trovatore, in pace, rispose: “Oh! Oh! Non andrà così, ci metteremo in mezzo”.

Napoleone scrisse più tardi: “questo sciocco impertinente deve aver preso la mia estrema moderazione per un segno di terrore, mi parlò come avrebbe potuto parlare a un Boyard che si vorrebbe inviare in Siberia”. Scrisse anche a Talleyrand: “Probabilmente domani ci sarà una battaglia molto seria con i russi. Ho fatto molto per evitarlo perché è sangue versato inutilmente. Non parlare della battaglia perché sarebbe troppo preoccupante per mia moglie. Non allarmatevi; sono in una posizione forte; mi dispiace quello che costerà e quasi senza scopo.”

Napoleone, che ora sa che la battaglia è inevitabile, raggruppa le sue truppe. La collina del Santon, a nord, è fortificata per evitare qualsiasi attacco dell’ala sinistra della Grande Armée. Bernadotte, situato a 80 km, arriverà in 36 ore. La divisione Friand di Davout ha lasciato Vienna e arriva a Brünn il 1º dicembre dopo 128 km di marcia, in due giorni. Mentre gli Alleati marciavano verso Pratzen e Austerlitz, secondo una direzione nord-est/sud-ovest, Napoleone nascondeva loro la concentrazione delle sue forze. Bernadotte e Davout rimangono fuori dalla vista degli Alleati.

• La trappola è in atto, resta da aspettare la battaglia

Il 30 novembre, gli austro-russi prendono posizione sull’altopiano di Pratzen, da dove non mancheranno, pensa Napoleone, di scendere per gettarsi sulla sua destra. Infatti l’ala destra della Grande Armata appare molto debole ai Coalizzati. Del resto, lo è.

La sera del 1º dicembre, la Grande Armata presenta una linea di battaglia obliqua. Sembra adottare una posizione difensiva, la cui vulnerabilità non può che indurre i Coalizzati ad accentuare il loro movimento contro il sud. Di fatto, durante tutta la giornata del 1º dicembre, gli austro-russi sfilarono sotto gli occhi di Napoleone per occupare Pratzen, secondo disposizioni che prefiguravano un’offensiva contro l’ala destra della Grande Armata.

Napoleone trionfa e può esclamare davanti a Ségur: “È un movimento vergognoso, cadono nella trappola! Si arrendono! Entro domani sera questo esercito sarà mio.”

Weyrother, capo di stato maggiore dei Coalizzati, affermò con sicurezza a Longeron la sera del 1º dicembre che Napoleone disponeva di soli 40.000 uomini, mentre ne aveva 30.000 in più. Alla fine, male informato dalle voci e dalle false informazioni, dai movimenti di ripiegamento dei francesi e da quanto gli disse Dolgorouki, Alessandro I arrivò a temere una ritirata precipitosa di Napoleone che lo priverebbe della vittoria che si aspettava. Inoltre, senza attendere possibili rinforzi austriaci e russi, decise di attaccare…