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28 SETTEMBRE 1815: MURAT CAVALCA VERSO IL SUO DESTINO

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28 SETTEMBRE 1815: MURAT CAVALCA VERSO IL SUO DESTINO

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Settembre 28, 2022    
12:00 am

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In Provenza, Murat apprese la notizia di Waterloo. Si imbarcò per la Corsica, giunse a Bastia il 25 agosto 1815 e in piena notte raggiunse, a Vescovato, il generale Franceschetti, già ufficiale del Regno di Napoli. Il colonnello Verrier, governatore militare, avvertito della sua presenza, inviò rapidamente una truppa per arrestarlo, ma la popolazione si oppose così fortemente che i soldati non poterono che ripartire verso Bastia.

Il 17 settembre, circondato da una folla sempre più numerosa di partigiani, Murat lascia Vescovato e arriva il 23 ad Ajaccio, calorosamente accolto dagli abitanti alle grida di Vive Murat! Lunga vita all’Imperatore!”. Si trasferì nel palazzo della Croce di Malta, tenuto da Joseph Qui, il cui figlio, Joseph Antoine, era stato maggiordomo dell’Imperatore, durante il suo soggiorno all’Isola d’Elba. Il suo primo gesto è quello di rassicurare le autorità locali, inviando, tramite Franceschetti, una lettera per dissipare ogni preoccupazione e timore da parte loro.

Il 28 settembre 1815, alle tre del mattino, Murat ricevette un messaggio da Calvi, inviato da Maceroni, uno dei suoi fedeli ufficiali d’ordinanza. In esso è indicato che le potenze alleate gli hanno rilasciato un passaporto che riceverà molto rapidamente. Arriva Maceroni, a mezzogiorno, con il passaporto firmato da Lord Stuart, i principi di Schwartzemberg e Metternich, redatto alle seguenti condizioni: “Il re prenderà un nome particolare; la regina ha preso quello di contessa di Lipona, lo si propone anche al re. Sarà libero di scegliere una città della Boemia, o dell’Alta Austria, per stabilirvi il suo soggiorno. Il re impegnerà la sua parola nei confronti di Sua Maestà imperiale e reale, che non lascerà gli Stati austriaci senza il consenso espresso di Sua Maestà e che vivrà soggetto alle leggi in vigore negli Stati Austriaci”.

Murat stesso lesse ad alta voce questo documento ufficiale davanti a Franceschetti. Rispose: “No, non servirò da scalino all’ambizione della casa d’Austria. Rifiuto l’asilo che mi offre a simili condizioni. Non rivedrò la regina, se non seduta sul trono di Napoli”. Franceschetti chiese: Sire, quando partiamo?” “Questa sera, a mezzanotte”, rispose Murat.

Murat ricevette poi il colonnello di artiglieria Natali, il tenente Biaggini e il sottotenente Pasqualini. Egli annunc loro che li aveva, dalla vigilia, elevati di un grado. Consegnò loro i brevetti originali rivestiti di tutte le forme della cancelleria. Uscì quindi scortato dal suo stato maggiore e fece una passeggiata sul mare, dal lato della cosiddetta cappella dei Greci. La conversazione si basò esclusivamente su Napoli e si interruppe ad ogni istante, per ripetere ai suoi compagni d’armi: Arriveremo, signori, Ce la possiamo fare!

La sera, dopo il pasto, Murat consegnò a Maceroni una ricevuta del passaporto e del messaggio che lo accompagnava, affinché lo potesse mostrare a Metternich. Poi, rivolgendosi a Franceschetti: il tempo passa, tra due o tre ore bisognerà pensare al nostro imbarco.

Le navi noleggiate sono pronte a prendere il mare. Oscillano sull’onda, di fronte al molo Napoleone, in attesa del segnale della partenza. Questa flottiglia si compone di sei barche. Il suo comandante, il barone de Barbara, è un capitano di fregata, di origine maltese, al servizio di Napoli.

La prima imbarcazione portò il re Murat, il generale Franceschetti, il maresciallo di campo Natali, il capo battaglione Ottaviani, il maggiore Porri, i capitani Lanfranchi e Biciani, il commissario delle guerre Calvani e ventotto sottufficiali e soldati.

Sulla seconda, il comandante del battaglione Courrand, il capitano Pernice, il tenente Jean Multedo, cinquanta sottufficiali e soldati. Sulla terza, il capitano Ettore, i luogotenenti Rossi e Leca, quaranta sottufficiali e soldati. Sulla quarta, i capitani Mattei e Giacometti, i luogotenenti Graziani, Costa, Marchetti, trenta sottufficiali e soldati. Sulla quinta, i capitani Simidei e Medori, i luogotenenti Réobaldi e Battestini, trenta sottufficiali e soldati. La sesta barca, infine, comandata dal patrono Cecconi, prese a bordo una trentina di uomini. Questa caravella, la “Volteggiante”, ebbe la missione di illuminare la squadriglia e di eseguire gli ordini di Murat.

Ma questa piccola flottiglia non fu, purtroppo, in grado di affrontare il mare. Poteva a malapena, ricevere solo 250 uomini, compresi i marinai, mentre più di 600 corsi erano pronti a seguire Murat.

Alle 10 di sera, il re uscì dall’hotel della Croce di Malta. Si diresse verso la rada, dando il braccio al generale Franceschetti, circondato da tutti i suoi ufficiali. Sottufficiali e soldati sono già a bordo. Nel momento in cui lascia la riva, Murat, profondamente commosso, ricevette gli ultimi e rumorosi segni di simpatia dalla popolazione, che si affrettò sui suoi passi alle grida mille volte ripetute di Viva Joachim! Viva il re! Buon viaggio, Sire! Che la Madonna vi prenda sotto la sua custodia!

In piedi, davanti alla sua piccola nave, tra il generale Franceschetti e il maresciallo di campo Natali, re Murat gettò un ultimo sguardo. Ah! Che bella è questa città di Ajaccio! Il suo porto ha maestosità e i suoi dintorni fascino pittoresco!Rimase per alcuni minuti come assorbito dalla meditazione. Arrivò mezzanotte e,con una brezza favorevole, le sei navi lasciano il porto di Ajaccio.

Gioacchino Murat, il più grande cavaliere di tutti i tempi, sposo di Carolina, cognato dell’Imperatore, maresciallo d’Impero, grande ammiraglio dell’Impero, grande Aquila della Legione d’onore, granduca di Berg e di Clèves, re di Napoli, cavalca verso il suo destino…