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26 APRILE 1796: PROCLAMAZIONE DI CHERASCO – BONAPARTE SI RIVOLGE ALL’ESERCITO

26 APRILE 1796: PROCLAMAZIONE DI CHERASCO - BONAPARTE SI RIVOLGE ALL'ESERCITO

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Aprile 26, 2023    
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Prima Campagna d’Italia. Dopo la vittoria di Mondovì, il 22 aprile 1796, vi è la presa di Bene (Bene Vegienna) il 24, poi di Fassano il 25 da Serrurier, di Alba lo stesso giorno da Augereau; Massena prende Cherasco, vittoria accompagnata da un bottino di 28 cannoni e grandi quantità di materiale. Bonaparte, maestro del Piemonte, si rivolse al suo esercito il 26 aprile 1796.

• Cosa dice Bonaparte:

Quartier generale, Cherasco, 7 Floreale anno IV. Soldati, in due settimane avete vinto sei vittorie, avete preso ventuno bandiere, cinquantacinque cannoni, diverse piazzeforti, conquistato la parte più ricca del Piemonte; avete fatto 1500 prigionieri, ucciso o ferito più di diecimila uomini. Finora vi siete battuti per delle rocce sterili, illustrate dal vostro coraggio, ma inutili alla patria; oggi, con i vostri servizi, eguagliate l’esercito d’Olanda e del Reno.

Senza niente, avete soppiantato tutto. Avete vinto battaglie senza cannoni, passato fiumi senza ponti, fatto marce senza scarpe, bivaccato senza acqua di vita, spesso senza pane. Le falangi repubblicane, i soldati della libertà erano gli unici in grado di soffrire ciò che avete sofferto. Grazie a voi, soldati! La patria riconoscente vi dovrà la sua prosperità; e se vincitori di Tolone presagirono l’immortale campagna del 1794, le vostre vittorie attuali presagiscono una più bella ancora. I due eserciti che un tempo vi attaccavano con audacia fuggono spaventati davanti a voi: gli uomini perversi che ridevano della vostra miseria e si rallegravano nel pensiero dei trionfi dei vostri nemici sono confusi e tremanti.

Ma, soldati, non avete fatto niente, perché avete ancora molto da fare. Né Torino né Milano sono vostre; le ceneri dei vincitori di Tarquinio sono ancora calpestate dagli assassini di Basseville [ambasciatore di Francia a Roma, assassinato in una sommossa]. Eravate privi di tutto all’inizio della campagna; oggi siete abbondantemente provvisti: i magazzini presi dai vostri nemici sono numerosi; l’artiglieria d’assedio e di campagna è arrivata.

Soldati, la patria ha diritto di aspettarsi da voi grandi cose; giustificherete la sua attesa? I più grandi ostacoli sono superati, senza dubbio; ma hai ancora lotte da consegnare, città da prendere, fiumi da passare. E il vostro coraggio si sta indebolendo? Chi preferirebbe tornare sulle vette dell’Appennino e delle Alpi, subire pazientemente le ingiurie di questa soldatesca schiava? No, non tra i vincitori di Montenotte, Dego e Mondovì. Tutti ardono di portare lontano la gloria del popolo francese; tutti vogliono umiliare i re orgogliosi che osavano meditare di darci i ferri; tutti vogliono dettare una pace gloriosa e che risarcisca la patria dei sacrifici immensi che ha fatto; tutti vogliono, rientrando nei loro villaggi, poter dire con orgoglio: “Ero dell’esercito conquistatore dell’Italia!”

Così io vi prometto questa conquista; ma è una condizione che voi giurate di adempiere: rispettare i popoli che voi liberate e di reprimere i saccheggi orribili ai quali si portano scellerati suscitati dai vostri nemici. Senza questo non sareste i liberatori dei popoli, ne sareste i flagelli; non sareste l’onore del popolo francese, esso vi ripudierebbe. Le vostre vittorie, il vostro coraggio, i vostri successi, il sangue dei vostri fratelli morti in battaglia, tutto sarebbe perduto, anche l’onore e la gloria.

Quanto a me e ai generali che hanno la vostra fiducia, noi arrossavamo di comandare un esercito senza disciplina, senza freni, che conosce solo la forza. Ma, investito dell’autorità nazionale, forte della giustizia e della legge, saprò far rispettare a questo piccolo numero di uomini senza coraggio e senza cuore le leggi dell’umanità e dell’onore che calpestano ai piedi. Non sopporterò che questi briganti si macchino i vostri allori; farò eseguire a rigore il regolamento che ho fatto mettere all’ordine. I saccheggiatori saranno spietatamente fucilati; già molti lo sono stati: ho avuto modo di notare con piacere la fretta con cui i buoni soldati dell’esercito si sono mossi per far eseguire gli ordini.

Popoli d’Italia, l’esercito francese viene per spezzare le vostre catene; il popolo francese è amico di tutti i popoli; venite con fiducia davanti ad esso; le vostre proprietà, la vostra religione e i vostri usi saranno rispettati. Facciamo la guerra come nemici generosi e ce l’abbiamo solo con i tiranni che vi schiavizzano.

• Il 28 aprile 1796 Bonaparte firmò l’armistizio di Cherasco con il re di Sardegna Vittorio Amedeo III.

Le fortezze di Cuneo, Tortona, Ceva e Alessandria, così come tutta la loro artiglieria, tutte le armi e tutti i negozi furono ceduti ai francesi.