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23 GENNAIO 1814: NAPOLEONE AFFIDA LA REGGENZA A MARIA LUISA

23 GENNAIO 1814: NAPOLEONE AFFIDA LA REGGENZA A MARIA LUISA

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Gennaio 23, 2023    
12:00 am

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Il 23 gennaio 1814 Napoleone affidò la reggenza a Maria Luisa, affidando il controllo militare a re Giuseppe. Il giorno dopo, 24 gennaio, è l’ultima volta che Napoleone bacia sua moglie e suo figlio. Il 25 all’alba, l’Imperatore lascia Parigi per la campagna di Francia. Non li rivedrà mai più…

• Leggiamo, di Frédéric Masson, “Marie-Louise”

Il 23 [gennaio 1814] [Napoleone] ordinò che, dopo la messa, gli ufficiali della Guardia nazionale fossero riuniti nella Sala des Maréchaux. Durante la messa, fece dire alla signora de Montesquiou di portare il re di Roma nel salotto vicino e di entrare nel momento in cui egli stesso, venendo dalla cappella, entrerà dalla porta opposta. Così, quando, guidando l’imperatrice, che di solito lo precede, entra nella stanza, l’altra porta si apre per la governante, avendo il principe in braccio.

L’Imperatore lo fa posare a terra, lo tiene con una mano; l’Imperatrice lo tiene con l’altra e così tutti e tre si avvicinano al centro del cerchio.

Con poche parole annuncia la sua partenza, affida la moglie e il figlio alla dedizione della Guardia Nazionale. Molte volte ripete: “Mi rispondete, vero? Li difenderete?”, mettendovi un calore e una sensibilità che provocano entusiasmo. Le grida frenetiche e prolungate di “Viva l’Imperatore” della Sala conquistano la massa delle guardie nazionali riunite.

Un’acclamazione immensa quando, tenendo suo figlio in braccio, passa davanti a loro per ricevere i loro giuramenti. Ne è intenerito; abbraccia il giovane principe con un’effusione di cuore che non sfugge a nessuno degli assistenti. L’imperatrice, bagnata dalle lacrime, alla fine del discorso stava per svenire e l’imperatore ha dovuto sostenerla. Non ha mai conosciuto un tale entusiasmo, nemmeno da parte della Landwehr di Vienna. Tutte queste persone si faranno uccidere per lui, non ne può dubitare, ed è questo popolo che temeva tanto!

Il 24 fece gli ultimi preparativi; firmò nuove lettere che conferivano la Reggenza a Maria Luisa agli stessi incarichi e condizioni dell’anno precedente; ordinò che si pagassero, per la cassetta delle elemosine, i 10.000 franchi al mese abituali. La sera, Hortense viene a cena e trascorre la serata tra loro. Maria Luisa piange tutte le sue lacrime, mostra un tale dolore che la regina rimane il più a lungo possibile vicino a lei per cercare di calmarla. Il 20, alle tre del mattino, dopo aver bruciato i suoi documenti più segreti, se ne va.

Il governo, in verità, rimane come durante le altre campagne, e l’Arcicancelliere rimane, ufficialmente, il primo consigliere della Reggenza, ma solo per il civile; quanto al militare, che a un certo punto assorbirà tutto, è affidato al re Giuseppe.

In seguito a negoziati difficili, lettere e conversazioni particolarmente vivaci, si è realizzato un riavvicinamento tra i due fratelli, una sorta di riconciliazione. Il re di Spagna si accontentò del titolo di re e rinunciò implicitamente alla Spagna. Tuttavia, si sa solo da un ordine del Palazzo, in data 10 gennaio, che Giuseppe sarà annunciato ormai sotto il titolo di Re Giuseppe, con gli onori e il modo usato per i principi francesi. Il re è stato autorizzato – si può dire invitato – a prendere l’uniforme dei Granatieri della Guardia, a indossare esclusivamente la decorazione francese e a riformare la sua casa e quella della regina. Niente di più e niente è ufficiale.

Il 24 tuttavia, Napoleone gli conferì verbalmente il titolo del suo tenente generale, con il comando della Guardia nazionale di Parigi, delle truppe della prima divisione e delle truppe della Guardia, sotto l’autorità diretta della Reggente. Tuttavia, gli ordini che Joseph darà passeranno alla Guardia Nazionale da Moncey, alle truppe della prima divisione da Hulin, alla Guardia da Ornano e Allent, maggiore del Genio, messo a capo dell’Ufficio del re, seguirà i dettagli della corrispondenza dell’esercito, dell’organizzazione della Guardia nazionale di Parigi e della difesa di Parigi e dei dintorni.

Il re avrà uno stato maggiore di quattro aiutanti di campo generali – tornando dalla Spagna, – quattro ufficiali d’ordinanza e otto capitani aggiunti della Guardia nazionale. Napoleone non attribuisce a Giuseppe alcuna azione governativa, non lo ripristina nell’esercizio della dignità di Grande elettore, non gli restituisce la presidenza del Senato, non cambia nulla delle eccezioni stabilite dal consultato sulla Reggenza. Giuseppe può essere rilevato solo con l’accettazione ufficiale di un’abdicazione pubblica. 

Né con le istruzioni del 24 gennaio né con il decreto del 28, gli dà accesso al Consiglio privato e al Consiglio dei ministri, tanto che ci si chiede a quale titolo, in virtù di quale diritto vi si riunisce. E, tuttavia, per il fatto del suo nome, del titolo che gli viene attribuito di luogotenente generale dell’Imperatore, in seguito all’ordine di servizio del 16 gennaio, convocando in Lussemburgo per offrire i loro omaggi al re, i senatori e i grandi funzionari dello Stato, Giuseppe si trovò in una posizione tale da influenzare in modo più diretto tutte le decisioni che la Reggente avrebbe preso. Con la corrispondenza che Napoleone intratteneva con lui tre, quattro volte al giorno, egli fu eretto a confidente intimo, al quale l’Imperatore dà parte delle sue intenzioni più segrete, anche se da altre parti si diffida di lui e rafforza contro la sua sincerità i sospetti che ha già ispirato a Maria Luisa. 

È dunque a Giuseppe che il potere morale si trova delegato a scapito della porzione così mediocre di potere effettivo già affidata a Maria Luisa e a Cambacérès, e, contro questo depositario del potere morale, Napoleone, imperatore, ha preoccupazioni e, come marito, gelosie…