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21 ottobre 1798: I soldati francesi vengono sgozzati al Cairo

21 ottobre 1798: I soldati francesi vengono sgozzati al Cairo

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Ottobre 21, 2022    
12:00 am

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All’alba del 21 ottobre 1798, i muezzin, ai balconi dei loro minareti, non chiamano i credenti alla preghiera, ma alla jihad, alla guerra santa contro i francesi. Subito, davanti alle moschee, si radunano folle, eccitate nel loro odio per i francesi dagli imam che fanno loro giurare al Profeta di sterminare tutti i francesi incontrati. 

Nei suk, le folle costringono con la violenza i bottegai a chiudere. Un gruppo se ne distacca e si reca da un vecchio magistrato, finora rispettato da tutti, ma a cui rimproverano i suoi sentimenti francofili, il cadi Ibrahim Ekhtem. Cercano di farlo uscire di casa, fingono che debba incontrare Bonaparte. Sentendo la trappola, il cadi rifiuta. Viene subito picchiato e poi sgozzato. Si dà fuoco alla sua casa. 

Questo incendio è il segnale dell’insurrezione del Cairo.

I francesi si sentono al sicuro al Cairo. Bonaparte aveva testimoniato per l’Islam, il Corano e Maometto, un grande rispetto. Aveva liberato il paese dalla violenza dei mamelucchi e dal dominio degli Ottomani, represso severamente il saccheggio. Aveva organizzato e modernizzato il paese, creando ospedali, mulini, forni, ripristinando canali, creando nuovi piani di irrigazione, portando nuovi metodi di coltivazione. Organizza un consiglio formato da notabili e ulema. Nessun piano è stato programmato per prevenire un’eventuale insurrezione.

Il 21 ottobre, i soldati, gli ufficiali e gli scienziati circolano e vanno tranquillamente in città. Coloro che sono isolati sono rapidamente circondati e sgozzati. I negozi degli europei vengono saccheggiati, i loro proprietari assassinati. Poi la folla furiosa si rivolta contro i musulmani favorevoli ai francesi e fa loro subire la stessa triste sorte. La folla ora sta devastando le case occupate dai francesi. 

La casa del generale Caffarelli viene presa d’assalto. Fortunatamente il generale non c’è: è in ispezione con Bonaparte. Duval e Thévenot, due ingegneri dei Ponts et Chaussées, si trincerano nei sottotetti di questa casa e resistono, prima di essere sgozzati. Il capo degli ingegneri geografici, in cammino verso la casa di Caffarelli, e il disegnatore Duperrès subiscono la stessa sorte. 

Dopo un’ora, tutti i soldati francesi che erano di fazione nei quartieri popolari vengono sgozzati. Anche un convoglio di malati della divisione Regnier, provenienti da Belbeys, viene sgozzato. Il pagatore generale Estève , circondato dalla folla odiosa, viene salvato in extremis dall’intervento del generale Dumas. Diverse migliaia di rivoltosi stanno ora andando a saccheggiare il Tesoro. Di fronte a loro, alcuni granatieri della 32ª brigata si oppongono eroicamente, respingendoli.

Ora l’Istituto d’Egitto e il palazzo Kassim Bey, abitato dai membri della Commissione delle Scienze e delle Arti, sono il bersaglio dei rivoltosi. Ora lo sanno, non ci sono soldati. Gli scienziati reagiscono coraggiosamente, ostruiscono le porte e le finestre dell’edificio e distribuiscono fucili e cartucce ai giovani studenti delle Scuole. Fanno fuoco sulla folla che, sorpresa da questa resistenza, rifluisce.

I nostri soldati reagiscono a questa insurrezione. Puntano i cannoni e sparano alle folle aggressive. Durante la notte, i soldati francesi che erano fuori città entrano e respingono gli ultimi ribelli che si rifugiano nella moschea di al-Azhar. Al sorgere del sole, i loro capi gridano: “Aman! Scusate!”

Bonaparte risponde: “È troppo tardi, avete iniziato, ora finirò!”. Ordina alla sua artiglieria di aprire il fuoco sulla moschea. I francesi sfondano le porte ed eliminano i rivoltosi.

In questa rivolta contro i francesi, Bonaparte perde 800 soldati, tra cui il generale Dupuy e il polacco Joseph Sulkowski, il suo aiutante di campo preferito. Deve rispondere con fermezza. I rivoltosi vengono cannonati, fucilati a distanza ravvicinata, schiacciati e sconfitti dopo aver perso da 5 a 6.000 uomini. Alla ferocia della ribellione musulmana segue la determinazione e l’inflessibilità della reazione francese. Bonaparte ordina: “ogni francese deve essere ben armato e possedere le munizioni necessarie”. Poi decide, nella città finalmente pacificata, di perdonare i rivoltosi sopravvissuti. 

Dopo questa dimostrazione di forza, il Cairo ritornerà calmo e non si ribellerà più, finché Bonaparte rimarrà in Egitto.