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20 APRILE 1814: ADDIO A FONTAINEBLEAU

20 APRILE 1814: ADDIO A FONTAINEBLEAU

Quando

Aprile 20, 2023    
Tutto il giorno

Tipologia evento

Il 20 aprile 1814 l’Imperatore si trovava a Fontainebleau. Si prevedeva che avrebbe preso la strada dell’Isola d’Elba in tarda mattinata. Dopo aver dato alcune udienze e dettato delle lettere, una per l’imperatrice, riceve i quattro commissari stranieri che devono accompagnarlo nel suo esilio. Poi rimane un momento da solo, prima di dirigersi verso la grande porta che si apre sulla cima della scala d’onore che si affaccia sul cortile detto “del cavallo bianco”.

Sono le undici e mezza. Nel cortile, gli uomini del 1º reggimento granatieri della Guardia sono allineati. In fila dietro a questi granatieri, una sessantina di politecnici. Oltre i cancelli chiusi, la folla, numerosa, è silenziosa. Bertrand, in cima allo scalone, annuncia: “L’Imperatore!”. Le trombe suonano “Per l’Imperatore”.

Napoleone appare e scende la scala. I tamburi battono “Aux Champs”. Il generale Petit si avvicina a lui, lo saluta. L’Imperatore gli stringe la mano, poi con un gesto fa tacere i tamburi. Avanza e, con voce forte, in cui si percepisce l’emozione, si rivolge ai soldati:

“Soldati della mia vecchia Guardia, vi dico addio. Per vent’anni vi ho trovati costantemente sulla via dell’onore e della gloria. In questi ultimi tempi, come in quelli della nostra prosperità, non avete cessato di essere modelli di coraggio e di fedeltà. Con uomini come te, la nostra causa non era persa. Ma la guerra era infinita; sarebbe stata la guerra civile, e la Francia sarebbe diventata ancora più infelice. Ho dunque sacrificato tutti i nostri interessi a quelli della patria; parto.

Voi, amici miei, continuate a servire la Francia. La sua felicità è il mio unico pensiero; sarà sempre oggetto dei miei voti! Non lamentatevi della mia sorte; se ho acconsentito a sopravvivere, è per servire ancora alla nostra gloria; voglio scrivere le grandi cose che abbiamo fatto insieme! Addio, figli miei! Vorrei pressarvi tutti sul mio cuore; che almeno abbracci la vostra bandiera!”
[Dopo aver abbracciato il generale Petit e abbracciato la bandiera, Napoleone riprende]

“Addio ancora una volta, miei vecchi compagni! Che questo ultimo bacio passi nei vostri cuori!”

I Grognards sono in lacrime. Il capitano Coignet scriverà nei suoi Quaderni (editi nel 1851): “Che commovente. Si sentì solo un gemito in tutte le file. Posso dire che versai lacrime di sangue per vedere il mio caro Imperatore partire per l’Isola d’Elba. Era solo un grido: “Eccoci dunque abbandonati, a discrezione di un nuovo governo”.

E il colonnello Paulin, futuro generale: “Nei giorni degli addii ho pianto come un bambino che perde la madre; l’emozione strappava lacrime ai vecchi baffi che avevano combattuto da Arcole a Champaubert; mi conquistò come anche gli altri.”

Mentre la corte del Cavallo Bianco risuona di vibranti “Viva l’Imperatore!” Uscendo dai petti dei granatieri e dei politecnici, Napoleone si installa in compagnia di Bertrand in una dormeuse a sei cavalli e, accompagnato dai generali Cambronne e Drouot, con seicento granatieri, lascia Fontainebleau in direzione dell’isola d’Elba…

Esattamente un anno dopo, il 20 aprile 1815, i parigini saranno informati, sparando cento cannoni, che il tricolore sventola di nuovo su tutte le città della Francia; la bandiera dei Cento Giorni…