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2 AVRIL 1810 : NAPOLÉON ÉPOUSE MARIA-LUISA

2 AVRIL 1810 : NAPOLÉON ÉPOUSE MARIA-LUISA

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Aprile 2, 2023    
Tutto il giorno

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• Leggiamo, di Frédéric Masson, “l’Imperatrice Maria Luisa”

Tutta la notte, la tempesta ruggisce su Saint-Cloud. All’alba, il tempo è ancora incerto, ma non c’è bisogno di tornare indietro. Prima delle dieci, il corteo è assemblato nei Grandi Appartamenti: l’Imperatrice, vestita con l’abito da dodici mila franchi di Leroy, in tulle d’argento ricamato in pietre, che prolunga il mantello di corte simile, adornato con i diamanti della Corona in tale numero che ne è tutta scintillante, riceve la corona imperiale dalle mani delle dame d’onore di Francia e d’Italia e della signora d’Atours.

L’Imperatore assiste a quest’ultimo episodio della toletta; poi, in ordine, si sale sulle vetture, e, nel momento in cui scoppiano le raffiche, annunciando la partenza, il sole si mostra e il tempo si fa radioso.

In testa, aprendo la marcia, i Cavalieri Leggeri Lancieri, poi i Cacciatori, intervallati dai Mamelucchi, e i Dragoni della Guardia; le trombe si alternano alle musiche e i contadini accorrono e si stupiscono. Poi vetture e vetture!… trentotto carrozze a sei cavalli, tutte diverse con gli ornamenti, tesi, di lenzuolo, di raso o di velluto bianco, decorate sulle casse, uniformemente a fondo d’oro, dei grandi stemmi dell’Impero, sorretti da rami di alloro o di quercia, ghirlande di rose e di immortali. [… ]

Nelle prime trentasei, secondo l’ordine stabilito, gli assistenti e i maestri delle cerimonie, i ciambellani di Francia e d’Italia, le grandi aquile, i grandi ufficiali dell’Impero, i ministri, le dame del Palazzo, i grandi ufficiali della corona d’Italia, il gran ciambellano e il gran maestro delle cerimonie di Francia, i principi grandi dignitari, infine, con i loro scudieri alle porte, i principi e le principesse della famiglia.

Dopo appare la carrozza a otto cavalli bianchi dell’Imperatrice, che scortano il grande scudiero d’Italia, il primo scudiero dell’Imperatrice e gli aiutanti di campo dell’Imperatore: questa vettura è vuota, poiché l’Imperatrice ha preso posto con l’Imperatore nella carrozza dell’Incoronazione. Seguono i colonnelli generali, gli scudieri e, più lontano, trenta sottufficiali, ai quali segue, nella sua uniforme nera, il maresciallo comandante la Gendarmeria.

Vi sono ancora due vetture della Corte per i primi ufficiali dell’Imperatore e dell’Imperatrice, poi le ventidue vetture di rappresentanza dei principi e delle principesse. Chiudendo la marcia, i Granatieri a cavallo. La Guardia a piedi costeggia la siepe nel cortile d’onore e lungo il viale; si passa il ponte, si attraversa il bosco di Boulogne, dove si è avuto cura di verificare l’altezza delle porte, perché si è temuto che la vettura dell’Incoronazione, alta undici piedi tre pollici, fosse fermata lì. [… ]

Cento colpi di cannone, sparati da dodici pezzi d’artiglieria le cui bocche sono girate di lato affinché i cavalli non si spaventino, annunciano l’entrata a Parigi. L’Imperatore si ferma un momento per ricevere gli omaggi del corpo di città; poi, si scende gli Champs-Elysées al suono dei gradini trionfali che suonano le orchestre di distanza a distanza. Al posto della Concorde inizia la siepe di fanteria. […] Si entra nel giardino delle Tuileries, dove l’imperatrice è ancora salutata da cento colpi di cannone.

Il corteo, a misura riformato, sale tra i granatieri, attraversa la Sala dei Marescialli, per ricostituirsi più tardi, in ordine inverso, nella Galleria di Diana. L’Imperatore, l’Imperatrice, i principi e le principesse entrano da soli nel Grande Gabinetto; le porte della Camera da letto sono aperte: l’Imperatrice vi risistema la sua acconciatura e scambia il mantello di corte per il mantello imperiale – quello che una volta Giuseppina indossò. Poi, preceduta da grandi ufficiali e principi, principesse e dame, viene nella Galleria di Diana, a riprendere, con l’Imperatore, il suo posto nel corteo. [… ]

Alle tre finalmente, una banda trionfale annuncia l’Imperatore. Prima che appaia, gli occhi si allargano davanti al corteo: uscieri tutti vestiti di nero, bacchetta nera in mano; araldi d’armi, paggi, maestri delle cerimonie, ufficiali d’Italia, scudieri, ciambellani, aiutanti di campo, governatore del Palazzo, Grandi aquile, grandi ufficiali dell’Impero, ministri, grandi ufficiali d’Italia e di Francia, principi grandi dignitari, Eugenio, Murat, Borghese, infine i re fratelli: Girolamo e Luigi. Un applauso: è l’Imperatore!

Dal suo pallore caldo di marmo antico, avanza lentamente, in grande costume di Francia. Porta sulla fronte un cappello di velluto nero, decorato con otto file di diamanti, che sormontano tre piume bianche legate da un nodo di diamanti: al centro di questo nodo il Reggente. L’abito, come il mantello corto, è di raso bianco tutto ricamato d’oro; le calze di seta sono impreziosite d’oro; le scarpette di seta bianche, ricamate d’oro; ha un risvolto e dei polsini d’Inghilterra; al colletto, il grande collare della Legione; al lato, la spada. Tutto su di lui sono diamanti: il rivestimento e la ganse del suo straccio, la spallina che trattiene il suo mantello, i riccioli delle scarpe, il collare della Legione, la maniglia della spada.
Ed è di diamanti che Maria-Luisa sembra vestita. Schiacciata sotto la pesante corona, che un tempo appariva così pesante a Giuseppina, sotto il mantello imperiale di un tale peso che sei anni fa quasi precipitò Giuseppina dal Grande Trono, cammina con fatica, è molto rossa, sembra soffrire. La lucentezza del suo viso fa risaltare ancora il pallore opaco di Napoleone. Lei è rigida, si sforza, guarda davanti a lei senza vedere, mentre lui, con il sorriso più gentile, saluta a destra e a sinistra e sembra presentare ai parigini la nuova imperatrice.

Come all’Incoronazione, il mantello dell’imperatrice è sostenuto dalle principesse, ma solo Julie, Hortense, Catherine, Elisa, Pauline figurano. Carolina ha ottenuto la possibilità di essere dispensata, in considerazione del viaggio di Braunau e delle funzioni che si è attribuita di sovrintendente; e cammina subito dopo Madame, seguita dal granduca di Würzburg, da Augusto, da Stephanie e dal granduca di Baden. Dietro ogni principessa, un ufficiale della sua casa indossa il suo cappotto. I primi ufficiali accompagnano l’Imperatore e l’Imperatrice; le dame del Palazzo, poi le dame delle case principesche chiudono il corteo. [… ]

Ecco l’Imperatore: il grande cappellano, alla porta, offre l’acqua benedetta e, quando le Loro Maestà sono poste, intona il Veni Creator; poi, seduto davanti all’altare, benedice l’anello nuziale e le tredici monete d’oro che gli presenta un vescovo assistente. Celebra il matrimonio, pone le domande e riceve le risposte. Tutte le eccezionali cerimonie in uso per i re e i principi della casa di Francia si svolgono secondo le etichette ritrovate.

Ma il volto di Napoleone, appena splendente di compiaciuto orgoglio, si oscura alla vista del rango quasi vuoto dei cardinali dove, su trentadue seggi preparati, solo undici sono occupati. I musicisti della Cappella si esibiscono e risuona la deliziosa voce della signora Duret. Nel trionfale giorno in cui il suo destino si compie come egli l’ha voluto, è sufficiente che questa astensione gli dia resistenza perché la sua felicità ne sia oscurata e se ne prometta terribili vendette [vedere il prossimo post del 3 aprile].

Dopo il Te Deum, il corteo si ricompone. Nella Grande Galleria dove ognuno si è dato la libertà di uscire dal proprio rango e che si è trovata improvvisamente ingombrata come nei giorni di apertura del Salone, un usciere grida: L’Imperatore! Con una commozione elettrica, ognuno si avvicina alla balaustra, si incastra come può, e, in un secondo, il passaggio si trova sgombro per il corteo che, con la stessa lentezza, gli stessi vivats e le stesse musiche, ritorna alle Tuileries. Si ferma nella Galleria di Diana: l’Imperatore, l’Imperatrice e i principi entrano da soli nel Salone dell’Imperatore e, dopo che, nella Camera da parata, le dame d’onore e di Atours hanno preso da Maria-Luisa la corona e il mantello che saranno cerimonialmente riportati a Notre-Dame, Les Majestés, posti ad una tribuna elevata sul balcone della Salle des Maréchaux e circondati da orchestre erette sulla terrazza delle Tuileries, vedono sfilare i corpi della Guardia che, ai loro piedi, attestano fedeltà con un inesprimibile entusiasmo.

Alle sei, il banchetto imperiale nella Sala dello spettacolo delle Tuileries. Nel luogo in cui si trova la scena, in un ambiente che ripete esattamente l’altro lato della stanza, il tavolo viene preparato sotto un baldacchino. Attraverso ampie scale diritte si scende dall’anfiteatro e si risale alla scena. Il pavimento e le logge sono occupati dalle dame di corte; sono stati distribuiti alcuni biglietti per le seconde logge alle signore della città.

Il corteo si forma nel Salone della Pace e, all’ora stabilita, il grande maresciallo annuncia alle Loro Maestà che sono servite. Attraverso i Grandi Appartamenti, la Sala dei Marescialli, dove sono state ammesse le persone della Città, la Grande Scala, la scala del Consiglio di Stato, la Sala del Consiglio di Stato, il vestibolo, il teatro infine, si arriva al tavolo a ferro di cavallo, dove l’Imperatore si siede al centro, avendo, alla sua destra, Madame, Louis, Jérôme, Borghese, Murat, Eugène e il Granduca di Baden; alla sua sinistra, l’Imperatrice, Julie, Hortense, Caterina, Elisa, Pauline, Carolina, il Granduca di Würzburg, Auguste e e e Stéphanie. Gli uscieri e gli araldi d’armi hanno occupato le porte interne. Dietro l’Imperatore, i grandi ufficiali; a destra i grandi dignitari; a sinistra i membri del corpo diplomatico.

Tutti gli assistenti sono in piedi. Il grande cappellano benedice il tavolo e si ritira. Il banchetto è breve come una delle solite cene dell’Imperatore, anche se, secondo le prescrizioni di etichetta, ciascuno dei grandi ufficiali ha svolto la sua funzione. Si sale nella Sala dei Marescialli. Le loro Maestà, dopo essere apparse al balcone, si siedono per un concerto dove si sente una cantata di Arnault, su cui Méhul ha messo la musica, e l’inevitabile coro dell’iphigenia di Gluck. Finiti i canti, un razzo, lanciato dal Palazzo, dà il segnale dei fuochi d’artificio sparsi su tutti gli Champs-Elysées fino all’Arco di Trionfo; ma, dal Palazzo, su cui il vento abbatte il fumo, non se ne vede niente…