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19 MARZO 1807: LEFEBVRE ASSEDIA DANZICA

19 MARZO 1807: LEFEBVRE ASSEDIA DANZICA

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Marzo 19, 2023    
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Il 19 marzo 1807, durante la guerra della Quarta coalizione, iniziò l’assedio della città di Danzica, importante porto fortificato di 60.000 abitanti, situato alla foce della Vistola, che minaccia direttamente l’ala sinistra dell’esercito francese, ben avanzato verso est.

In una lettera del 18 febbraio 1807, Napoleone ordinò al maresciallo Lefebvre: “La tua gloria è legata alla presa di Danzica: devi andarci”. La città è protetta da una guarnigione prussiana e russa di 20.000 uomini, comandata dal maresciallo Friedrich Adolf von Kalckreuth.

Danzica, circondata e sotto il fuoco dei cannoni francesi, tentò di ricevere rinforzi via mare, ma i tentativi russi, britannici e svedesi fallirono. Vedendo che ogni resistenza è ormai inutile, Kalkreuth chiede di capitolare nell’onore. Il 24 maggio 1807, Napoleone permette loro di farsi tamburo battente, stendardi in testa, con tutti gli onori di guerra.

Lefebvre ricevette da Napoleone, in data 28 maggio 1807, il titolo di “duca di Danzica”. L’assedio costò ai prussiani e ai russi 11.000 uomini, contro i 400 francesi.

• Leggiamo le memorie del generale di brigata Louis François Lejeune, pittore e incisore, barone dell’Impero, “De Valmy à Wagram”, Librairie de Firmin Didot, Parigi, 1895:

La neve cominciava a sciogliersi; si avvicinava la primavera. Il maresciallo Lefebvre assediava allora Danzica; il maresciallo Kalkreuth, con ventimila prussiani, difendeva la città e faceva spesso delle uscite. L’Imperatore mi mandò dal maresciallo Lefebvre, per pressare questo assedio, e io assistetti a diversi affari notevoli: la prima fu un’uscita dei prussiani dall’Hagelsberg, dove furono vigorosamente respinti; la seconda fu quella di Veichsolnumde, dove un considerevole corpo dell’esercito russo venne ad attaccarci con la speranza di farci togliere l’assedio e impadronirsi della nostra artiglieria. Le truppe del maresciallo Lefebvre tennero le uscite dalla piazza e quelle del maresciallo Lannes e del generale Oudinot sconfissero l’esercito russo.

Ero salito, durante la battaglia, su un cavallo che il maresciallo Lefebvre mi aveva prestato e, tornando alla sera al quartier generale, una palla di cannone, partita dal Bischofsherg, ruppe sotto i miei piedi una roccia, le cui schegge lacerarono il mio cavallo, che perì. Rimasi a lungo disteso a terra senza potermi rialzare. Il dolore della caduta e delle contusioni passò; non ero ferito e mi trascinai verso il quartier generale, dove la gioia che ci dava il successo della giornata mi rimise completamente in piedi. Partii di notte per portare la buona notizia all’Imperatore.

Pochi giorni dopo, mi inviò di nuovo per pressare le operazioni dell’assedio di Danzica, che presentava grandi difficoltà dalla abile direzione che il maresciallo Kalkreuth dava alla difesa. Già avevamo coronato il cammino coperto e operato la discesa del fossato, quando, il 19 maggio, una corvetta inglese di ventiquattro cannoni volle forzare il blocco ed entrare in città attraverso il canale che si snoda nella prateria e che funge da letto ad uno dei bracci della Vistola.

Il coraggioso comandante di questa nave sperava di allontanare, a colpi di mitra, gli ostacoli che potevano essergli presentati. Già, aveva guadagnato molto terreno. Diverse compagnie di tiratori furono lanciate al suo inseguimento sulle due rive, attraverso il prato, e la loro sparatoria distrusse i marinai, e con loro l’azione delle vele e del timone, e la corvetta, senza guida, andò a naufragare sul bordo del canale, dove i nostri soldati, saltando a bordo, fecero centocinquanta prigionieri e si impadronirono del ricco carico di fucili, palle di cannone, polvere da sparo, viveri e munizioni che voleva introdurre nella piazza.

Per assediare Danzica, avevamo riunito i nostri più abili ufficiali del genio, sotto la direzione del generale Chasseloup, e le operazioni procedevano rapidamente, anche se non erano ancora abbastanza veloci per volere dell’Imperatore, che di gran lunga non conosceva le nuove difficoltà che il nemico, ben diretto, ci opponeva ogni giorno. I miei compagni del genio vedevano dunque arrivare con un certo dispiacere un ufficiale proveniente dal quartiere imperiale per stimolare il loro zelo e se ne vendicavano facendomi percorrere a piedi i luoghi più pericolosi.

Due di loro, dei più arditi, Bodzon e Delaage, furono puniti ricevendo ferite in un atto di inutile temerarietà che io fingevo di trovare del tutto naturale. La discesa del fossato era effettuata sul punto principale; il maresciallo Lefebvre non era meno impaziente di noi di entrare in città e finire i lavori che duravano da più di un mese e che ogni giorno ci costavano un sacco di gente.

Questo maresciallo si indignava per tutti questi ritardi e, un giorno, prendendomi il braccio e colpendo con rabbia, esclamò, nel suo linguaggio più alsaziano che francese: “Fai un buco e ci passerò per primo!” Nel frattempo, le nostre batterie facevano cadere pezzi di mura; la breccia diventava praticabile, l’assalto era preparato e il colpo decisivo sarebbe stato consegnato la mattina successiva, quando il maresciallo Kalkreuth capitolò il 24 maggio 1807. Portai questa lieta notizia all’Imperatore…