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19 APRILE 1809: IL GENERALE BERTHEZENE RACCONTA LA BATTAGLIA DI TENGEN

19 APRILE 1809: IL GENERALE BERTHEZENE RACCONTA LA BATTAGLIA DI TENGEN

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Aprile 19, 2023    
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Il 19 aprile 1809, la battaglia di Teugen-Hausen, nel Baden-Württemberg, oppose le truppe francesi comandate dal maresciallo Davout e l’esercito austriaco dell’arciduca Carlo d’Austria. La vittoria francese segna l’inizio di una campagna di quattro giorni che si concluderà con la vittoria francese a Eckmühl (21-22 aprile 1809).

• Leggiamo i Ricordi militari della Repubblica e dell’Impero, del Barone Berthezène

Torniamo al numero 19. Mentre Napoleone, in testa dei contingenti della Confederazione marciava da Donawerth su Abensberg, il corpo di Davoust [sic] si dirigeva verso questo stesso punto attraverso la strada di Abach e la stretta valle di cui ho già parlato. Il principe Carlo ben informato delle nostre forze e dei nostri movimenti, volle approfittare della continua sfilata in cui eravamo impegnati, per combatterci con vantaggio, lusingandosi, non solo di impedire la nostra unione con l’Imperatore, ma anche di distruggerci.

Pieno di questa speranza, parlò in questo senso al suo esercito per animarlo in battaglia, e quando si presta attenzione alle forze di cui poteva disporre e alla sua posizione, si è costretti ad ammettere che la sua fiducia non era priva di fondamento. Come risultato di questo progetto, egli sollevò il suo campo e marciò contro di noi da Hausen e Dinzling, lasciando tra Kirchdorf e Arnhofen un corpo di truppe agli ordini del generale Thiery, per legarlo con il principe Luigi.

Le nostre truppe avevano lasciato il loro bivacco la mattina del 19 aprile. Le divisioni Morand e Gudin camminavano in testa; poi veniva la divisione Saint-Hilaire. La divisione Friant, incaricata della retroguardia, doveva partire più tardi. Alcuni cacciatori fiancheggiavano le nostre colonne a sinistra e dovevano illuminare il nostro cammino, attraverso i boschi che coprono tutta questa terra. Non tardarono ad essere attaccati e caricati da hulan [sic] e da alcuni cacciatori a piedi. Presto si scatenò una vivace sparatoria tra le due truppe, e non avevamo superato le alture di Ettraching [sic, per Entraching? ], che il cannone del nemico si fece sentire. Tuttavia, convinti che fosse solo un corpo di 2 o 3.000 uomini, con cui la nostra avanguardia era impegnata, continuammo il nostro cammino senza prendere altra misura che stringere la colonna.

Le divisioni Morand e Gudin avevano superato Tengen e si trovavano impegnate in orribili parate, che le piogge avevano reso quasi impraticabili, e la divisione Saint-Hilaire raggiungeva questo villaggio verso le dieci o undici, quando i nostri tirailleurs, respinti, si ritirarono in disordine di fronte a una nube di truppe leggere, che, scendendo dalle alture, avanzarono coraggiosamente e vennero, a favore dei boschi e di alcune case di Salhaupt, a fucilarci sulla strada. Non c’era modo di disconoscere l’approccio dell’esercito nemico e di fraintendere i suoi progetti; la divisione Saint-Hilaire fece sosta e prese posizione a metà costa delle alture settentrionali della valle.

Fu allora che il maresciallo Davoust, che camminava con questa divisione, mostrò una devozione troppo rara negli annali militari e tuttavia ben idonea ad elevare lo splendore delle imprese più gloriose. Colto dall’importanza di un grande successo all’apertura della campagna, e sentendo quanto le sue truppe fossero necessarie all’Imperatore per ottenerlo, lungi dall’arrestare il movimento delle sue prime due divisioni, lo affrettò in tutti i suoi mezzi e lo favorì efficacemente, chiamando sul punto in cui si trovava l’attenzione e gli sforzi del nemico. Questi era in posizione sulle alture di fronte a quelle dove si era stabilita la divisione Sant’Ilario e lo stretto vallone che separava le due truppe era riempito da tiratori.

Il 57º di linea fu incaricato di spazzare questo terreno e di rimuovere la posizione occupata dagli austriaci. Sempre degno del suo soprannome di Terribile, questo reggimento ebbe presto scacciato davanti a sé i tiratori, e avvicinandosi francamente alla posizione nemica, lo portò via. Gli austriaci fecero vani sforzi per riprenderla, e il 57º vi si tenne energicamente, ma il cannone e il moschettiere stavano devastando le sue file, si vedevano schiarirsi a vista d’occhio e divenne urgente andare in suo soccorso. Il decimo leggero ebbe l’ordine di marciare.

A destra e a sinistra della posizione del 57º si stendevano fitti boschi; vi era una pianura verso l’estremità della quale si trovava uno stagno paludoso, e al di là di questa pianura, regnava un margine di bosco che ci copriva Hausen e le alture sulle quali il principe Carlo aveva riunito le sue principali forze; in mezzo alla pianura erano stabilite le truppe e l’artiglieria che facevano sentire tante perdite al 57º. Il 10º leggero si spostò, a destra di questo reggimento, sul fianco sinistro del nemico, e lo attaccò con tanta vivacità da non permettergli una lunga resistenza.

L’artiglieria, compromessa, affrettò il suo movimento di ritirata, lasciando uno dei suoi pezzi nelle nostre mani, e la fanteria fu condotta fino alle alture di Hausen; ma poi, il 10º leggero e il 3º di linea, che era stato inviato alla sua destra per appoggiare la sua operazione, si trovarono esposti allo scoperto sotto il fuoco di 40.000 uomini e di 60 bocche di fuoco. Dovettero rientrare nel bosco, dove il nemico si limitò a farli seguire dai suoi tiratori.

Questa apparente inazione copriva un progetto ben concepito e che poteva diventarci fatale. In effetti, mentre tutto era tranquillo sulla nostra fronte, una colonna, scivolando a favore dei boschi, si diresse verso la nostra estrema destra e cercò di superare la posizione del 57º, che non poteva vedere questa manovra e che non era in grado di opporsi. Fortunatamente il generale Compans, capo dello staff del maresciallo Davoust, se ne accorse improvvisamente e la fece fermare. Prendendo il 72º di linea, cadde rapidamente sulla testa di questa colonna, nel momento in cui essa sboccava in pianura e cercava di formarsi; la costrinse a una pronta ritirata, dopo aver ucciso o preso tutto ciò che era uscito dal bosco.

Tuttavia il nemico non si rifiutava di questi cattivi successi; la grande superiorità delle sue forze gli permetteva di rinnovare le sue imprese e, per riparare in un solo colpo tutti gli svantaggi parziali della giornata, Formò diverse colonne alla cui testa si misero generali. Sostenute da una numerosa artiglieria, vennero ad assalirci sia di fronte che di fianco; il loro attacco fu vivace e impetuoso; straripati su tutti i punti, fummo costretti a piegarci e a cedere una parte del terreno che avevamo guadagnato. Fu solo dietro la palude che riuscimmo finalmente ad unirci e ad affrontarli.

In quel momento critico, il maresciallo Davoust apparve al culmine della mischia e, rivolgendosi alle truppe, ricordò loro brevemente i loro alti fatti di armi e il servizio importante che quel giorno rendevano all’esercito. Terminò questo breve discorso con queste parole energiche: Oggi la nostra partita è vincere o morire su questo terreno! Fuori di qui, non è più per noi né salvezza né gloria! E ordinò di riprendere l’offensiva.

Il nemico aveva riportato enormi perdite; i generali che dirigevano le sue colonne erano stati feriti; quasi tutti gli ufficiali di stato maggiore dei reggimenti erano fuori combattimento: quindi il suo attacco languiva e, dopo qualche resistenza, fu riportato ai margini dei boschi, verso Hausen. Erano quasi cinque ore e finalmente arrivava la nostra artiglieria. 


Poco dopo apparve il capo della divisione Friant; entrò subito in linea e fu incaricata di operare sulla nostra sinistra e di pulire i boschi nella direzione di Dinzling, mentre spingevamo il nostro attacco contro le truppe davanti a noi e le gettavamo definitivamente su Hausen. La notte mise fine al combattimento. Nonostante questo successo inaspettato, non ci facevamo illusioni sui pericoli della nostra posizione; così, dimenticando le fatiche della lotta e convinti che il nemico avrebbe rinnovato il suo attacco con il giorno, passammo una parte della notte a prepararci al combattimento. Diversamente: il principe Carlo si ritirò e prese posizione a Eglofsheim, sulla strada di Eckmühl, la sua sinistra verso Lanqwaid e Leuerndorf e la sua destra verso Dinzling e Ratisbona.

Questa giornata fu una delle più gloriose per la divisione Sant’Ilario: sola e senza artiglieria, lottò con successo contro più di 60.000 uomini e conservò i vantaggi che aveva acquisito fin dall’inizio del combattimento. Il nemico gli rivolse, senza volerlo, il più bell’elogio nel suo quattordicesimo bollettino, quando ritenne che, in questa vicenda, aveva combattuto contro l’intero corpo di Davoust e aggiunse che nel suo esercito ufficiali e soldati si erano comportati da eroi.

È facile pensare che tali risultati non furono ottenuti senza fare notevoli perdite; tuttavia, grazie ai vantaggi di posizione che ci offrivano i luoghi, le nostre perdite non furono così grandi come avrebbero dovuto essere, e non uguagliarono, molto vicino, quelle del nemico. Questi perse 900 prigionieri e ne prese solo 35 alla divisione Saint-Hilaire. Ebbe anche fuori combattimento i generali Lusignano [e] Luigi e Maurizio di Lichtenstein, mentre, dalla nostra parte, non perdemmo alcun ufficiale.”