I testimoni venuti sulla Belle Poule per riportare le ceneri di Napoleone in Francia:
- Generale Gaspard Gourgaud:
Gli operai inglesi tolsero, cominciando da quella dei piedi, le tre grandi pietre che coprivano la fossa. Si notò allora che le terre si erano abbassate di circa un piede; si lavorò con ardore a rimuoverle. Dopo poche ore, si trovò un letto di cemento romano e pietre dure, legate tra loro da barre di ferro sigillate con piombo.
Infine, si raggiunse la grande pietra che chiudeva da sola la piccola cripta dove era deposta la bara. Si fecero allora due buchi all’estremità di questa pietra e si mise poi, sopra la fossa, una gru a corde, destinata a sollevare la pietra da entrambi i lati. L’operazione ebbe successo e vedemmo la bara che giaceva in perfetto stato sul fondo della tomba.
Si notò la lucentezza delle viti che la chiudevano; erano state coperte d’argento. Si vedevano anche, rimaste sotto la bara, le strisce e le funi che erano servite a calarla. La bara venne sollevata con la gru fino all’altezza della parete ovest e posata a terra.
Decidemmo di aprire la bara di mogano. Si cercò di girare le viti con dei cacciaviti, ma erano troppo ossidate; alla fine si riuscì a sollevare la tavola superiore. Si vide allora la bara di piombo: sembrava intatta.
Dopo molto tempo e fatica, il coperchio d’ebano si aprì e si mise la bara di piombo. Si cominciò a tagliare il piombo su tutta la superficie superiore. Rimosso il coperchio, si scoprì finalmente l’ultima bara di latta. Si videro alcune macchie di ruggine sulla superficie, ma sembrava comunque in ottime condizioni.
Tutto sembrava perfettamente conservato: si distingueva molto bene l’Imperatore, vestito in abito dei cacciatori della Guardia, con la sua placca della Legione d’onore, il suo cappello trasversale sulla parte superiore delle cosce. La punta dei piedi era bianca e sembrava che fossero usciti dagli stivali: le cuciture erano probabilmente marce. La coccarda di seta del cappello era distrutta. Si riconobbero, tra i piedi, i vasi d’argento che vi erano stati depositati. Il dottore toccò le mani che erano un po’ gonfie.
Disse che il corpo era passato allo stato stearico; la mano sinistra era un po’ più in alto rispetto all’altra perché il generale Bertrand, quando la bara era stata chiusa nel 1821, l’aveva tirata per baciarla. La testa, ad eccezione del naso che sembrava essere stato compresso dalla parte superiore della bara, era in perfette condizioni, solo un po’ gonfia, ma questo alterava poco i tratti e sarebbe bastato aver visto una sola volta l’Imperatore per riconoscerlo.
Il dottore toccò leggermente la pelle della testa e disse che era mummificata. I cuscini di seta e di cotone, di cui erano state rivestite le pareti interne della bara, avevano prodotto un singolare effetto: si era formata, in tutti i vuoti, una schiuma bianca che lasciava vedere tutto il corpo come attraverso una mussola leggera.
- Dottor Rémy Guillard, chirurgo maggiore, a bordo della Belle-Poule:
Aperta la cripta, vi scesi: in fondo c’era la bara dell’imperatore; poggiava su una larga lastra, posata su montanti in pietra. Le pareti della cripta non offrivano la minima traccia di degradazione, qua e là alcune tracce di umidità. Le tavole di mogano avevano ancora il loro colore e durezza, tranne quelle di fondo, che, guarnite di velluto, presentavano un po’ di alterazione negli strati più superficiali.
La cassa esterna era chiusa da lunghe viti: hanno dovuto tagliarle per rimuovere il coperchio. Sotto c’era un’altra cassa di piombo, chiusa da tutti i lati, che avvolgeva un’altra cassa in mogano perfettamente intatta; infine, una quarta cassa in ferro. Il coperchio bianco è stato saldato sulle pareti e ripiegato all’interno, la saldatura è stata tagliata lentamente e il coperchio rimosso con attenzione.
Quanto agli abiti, essi si presentavano con i loro colori: si riconosceva perfettamente l’uniforme dei cacciatori a cavallo della vecchia guardia, il verde scuro dell’abito, il rosso vivo dei paramenti; il grande cordone della Legione d’Onore si disegnava sotto il gilet e le culotte bianche nascoste in parte dal cappello che poggiava sulle cosce. Le spalline, la placca e le due decorazioni attaccate al petto non avevano più la loro lucentezza, erano annerite; solo la corona d’oro della croce d’Ufficiale della Legione d’Onore aveva conservato il suo splendore.
Vasi d’argento, uno di loro sormontato da un’aquila, si alzavano tra le ginocchia.
Ho scoperto il corpo di Napoleone che ho riconosciuto subito perché era ben conservato; persino il viso era veritiero nella sua espressione. Qualcosa di bianco sembrava essersi staccato dal rivestimento, come una garza leggera, ricoprendo tutto ciò che conteneva la bara. Soprattutto il cranio e la fronte, che aderivano fortemente al raso, ne erano spalmati. Se ne vedeva poco sul fondo della figura, sulle mani e sulle dita dei piedi.
L’avambraccio e la mano sinistra erano appoggiati sulla coscia corrispondente, gli arti inferiori leggermente flessi, la testa leggermente sollevata, appoggiata su un cuscino, il cranio voluminoso. La fronte alta e larga si presentava coperta di tegumenti giallastri e duri; tale appariva anche il contorno delle orbite il cui bordo superiore era ricoperto di sopracciglia.
Sotto le palpebre si disegnavano i bulbi oculari, che avevano perso poco del loro volume e delle loro forme; le palpebre, completamente chiuse, aderivano alle parti sottostanti e si presentavano dure sotto la pressione delle dita. Si vedevano ancora alcune ciglia; le ossa del naso e i tegumenti che le coprivano erano ben conservati, i lobi un po’ meno.
Le guance erano gonfie; i tegumenti di questa parte del viso si notavano per il loro tocco morbido e di colore bianco; quelli del mento erano leggermente bluastri; la barba sembrava essere cresciuta dopo la morte. Quanto al mento stesso, non offriva alcuna alterazione. Le labbra assottigliate erano divaricate, tre denti incisivi, estremamente bianchi, si vedevano sotto il labbro superiore che era un po’ sollevato a sinistra.
Le mani non lasciavano nulla a desiderare; da nessuna parte la più leggera alterazione. Sembrava che le articolazioni avessero perso i loro movimenti, mentre la pelle aveva conservato quel colore che appartiene solo alla vita. Le dita avevano unghie lunghe, aderenti e molto bianche. Le gambe erano chiuse in stivali, ma a causa della rottura dei fili, le ultime quattro dita sporgevano da entrambi i lati. La pelle delle dita era di un bianco opaco e ricoperta di unghie.
La parte anteriore del torace era fortemente depressa nella parte centrale; le pareti dure del ventre erano abbassate. Gli arti sembravano aver conservato le loro forme sotto i vestiti che li coprivano. Ho premuto il braccio sinistro: era duro e diminuito di volume.
- L’Abate Félix Coquereau
Per vent’anni la morte aveva rispettato Napoleone! Il raso veniva rimosso e Napoleone riposava dolcemente, vestito con la sua uniforme da cacciatore della guardia, con il suo nastro, la sua grande croce della Legione d’Onore, le sue culotte di cachemire bianco, i suoi stivali e sulle ginocchia il suo cappello.
Confesso che avrei potuto dimenticare ciò che stavamo facendo. Chi non avrebbe visto il sepolcro e un certo giorno avrebbe potuto scorgere attraverso una garza, su un letto, il corpo di Napoleone, avrebbe certamente creduto che riposasse pacificamente. Questa fu la nostra prima impressione che si tradusse in un movimento indefinibile. I nostri sguardi a turno interrogavano i nobili testimoni della sua morte e i loro occhi, annegati di lacrime, ci dicevano che avevano ritrovato il loro padrone. Abbiamo imposto silenzio alle nostre emozioni per vedere bene.
Tutto il corpo appariva coperto di una schiuma leggera; sembrava che lo vedessimo attraverso una nube diafana. Un cuscino sollevava un po’ la testa. La sua ampia fronte, gli occhi, le cui orbite si disegnavano sotto le palpebre, erano guarniti ancora dalle ciglia. Le sue guance erano gonfie, il suo naso rovinato solo nella parte inferiore, la sua bocca aperta lasciava intravedere tre denti molto bianchi. Sul suo mento si distingueva perfettamente l’impronta della barba. Le sue mani sembravano appartenere a qualcuno che respirava ancora, tanto erano vive di tono e di colore. Una di loro, la sinistra, era leggermente più in alto della destra: il grande maresciallo, nel momento in cui la bara si chiudeva, l’aveva baciata e non aveva potuto rimetterla nella sua posizione primaria.
Le sue unghie erano cresciute dopo la morte; erano lunghe e bianche. Uno dei suoi stivali era sconnesso, e lasciava passare quattro dita dei suoi piedi di un bianco opaco. Il suo abito, come abbiamo detto, era quello dei cacciatori della guardia, con la forma spuntata sul davanti, i paramenti rossi. Le grosse spalline d’oro erano annerite, così come le decorazioni che si distinguevano sul petto. Il grande cordone della Legione d’Onore tagliava con il suo colore rosso il gilet bianco. Sulle culotte di cachemire bianco si trovava il cappello. Tra le sue gambe, i due vasi contenenti il cuore e le viscere: un’aquila d’argento li sormontava…