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15 MARZO 1811: NEY ALLA BATTAGLIA DI FOZ-D’ARUNCE

15 MARZO 1811: NEY ALLA BATTAGLIA DI FOZ-D'ARUNCE

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Marzo 15, 2023    
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L’esercito francese agli ordini del maresciallo Massena evacua il Portogallo. A mezzogiorno, il 14 marzo 1811, lascia il villaggio di Chao-de-lamasse e si rimette in marcia su Miranda-de-corvo, attraverso un sentiero stretto e lungo, incastonato tra due alte montagne.

Non appena le nostre ultime truppe lasciarono Chao, gli inglesi di Wellington, già presenti sulle alture, si impadronirono del villaggio. È la divisione Marchand che, in retroguardia, li tiene in rispetto e frena la loro progressione. La sera del 14, la maggior parte dell’esercito francese è intorno a Miranda-de-corvo, piccolo borgo situato sulle rive della Deuca, circondato da tutte le parti da alte montagne. È lì che sono raggiunti dalla piccola colonna del generale Montbrun, di cui non si avevano più notizie.

Il generale Reynier, che marciava in retroguardia, indica che è stato seguito solo da una piccola unità nemica, ma che è saggio approfittare della notte per uscire da queste gole, dove l’esercito è ammassato. I francesi si rimettono in marcia alle otto di sera e si dirigono su Foz-d’Arunce. Questo posto è sulla Ceira, fiume molto incassato, profondo, veloce e invaso da grandi rocce, con pochissimi guadi.

L’esercito, dopo aver camminato tutta la notte, arriva al mattino a Foz-d’Arunce. Junot si trova lì, a sinistra sulla bassa Ceira, Ney al centro a Foz d’Arunce, con sulla riva sinistra la divisione Ferret, e Reynier a destra sull’alta Ceira.

C’è un ponte di pietra, che le milizie dovevano distruggere, ma hanno solo danneggiato una parte che il generale Drouet consolida in poche ore. Sono possibili tre attraversamenti:  il ponte e due guadi situati un po’ più in alto.

Le due rive del fiume sono molto ripide e quella di sinistra domina quella di destra, soprattutto a livello del ponte. Per non lasciare che gli inglesi si insediassero, si inviò una parte della retroguardia ad occupare le alture della riva sinistra, sotto gli ordini del generale Ferret, che doveva anche esplorare tutte le gole. Egli assicurò i locali con due reggimenti di fanteria e la brigata di cavalleria leggera del generale Lamotte, che fu incaricata di sorvegliare la strada per Miranda.

Tutto il resto dell’esercito prese posizione sulle alture della riva destra della Ceira, l’8º corpo a destra, il 6º al centro, il 2º a sinistra e la cavalleria all’indietro sulla strada di Ponte de Murcella.

Alle tre, appare il nemico. Cammina su diverse colonne e sbocca sia a sinistra che a destra e di fronte alla posizione occupata dal generale Ferret. Si pensa per un momento che attaccherà, ma si limita ad occupare posti importanti di fronte ai francesi. Poco dopo, smascherò diverse batterie e attaccò con vigore l’avamposto del generale Ferret e le truppe che difendevano la via di Miranda.

Il combattimento divenne molto vivace. Per sfortuna, nel pieno dell’azione, la cavalleria leggera del generale di brigata Lamotte cambiò male posizione. Il suo movimento, fatto contrattempo, lascia libera una breccia di cui il nemico approfitta subito per attaccare di fianco il 6º reggimento, che si batte davanti al ponte.

Lamotte tentò invano di rimediare al suo errore e di riprendere il terreno che aveva precedentemente occupato, ma si ritrovò, al contrario, bloccato sulla riva del fiume. Il 6º reggimento, credendo di essere abbandonato dalla cavalleria leggera, si spaventò, temendo di perdere la comunicazione con il ponte, e si avvicinò in disordine su questo sentiero stretto e difficile.

Ney constata questo movimento retrogrado e accorre per fermarlo. Ordinò al generale Mermet, che si trovava sulle alture, dall’altra parte del ponte sulla riva destra, di portarsi in avanti con il resto delle sue truppe e respingere il nemico. Il ponte si trova brutalmente affollato dalle truppe che si portano in avanti e da quelle che si affrettano a voler tornare in senso contrario.

Ney radunò un battaglione del 27º, poi salì con questa manciata di uomini sulle alture dove il generale Mermet, in testa alla sua seconda brigata, sostenne una lotta accanita contro gli inglesi, divenuti ogni momento più pressanti.

Tra i soldati del sesto, quelli più lontani dal ponte di salvezza, inseguiti dagli inglesi, pensano, mentre l’oscurità diventa sempre più forte, che il ponte è tagliato o che il nemico ne è padrone. Alcuni precipitano nell’acqua e annegano.

Una delle nostre batterie della riva destra, vedendo il nemico avventurarsi a inseguire i nostri fino alle rive del fiume, spara alcune raffiche di mitragliatrice. Gli inglesi, convinti che questa ritirata fosse solo una finta per attirarli sotto il fuoco delle nostre batterie, fuggono nel più grande disordine.

Durante tutti questi combattimenti presso il ponte, il generale Ferret mantenne sempre le altezze della riva sinistra e, con alla sua destra il 35º reggimento, continuò a resistere con la massima fermezza a forze quattro volte più numerose.

È la notte che mette fine a questo vivace scontro. L’esercito francese ha avuto, per più di quattro ore, solo una divisione impegnata nel mezzo di quasi tutto l’esercito nemico. Se ognuno alla fine del combattimento conserva le sue posizioni iniziali, i francesi devono deplorare la perdita di un’aquila a seguito del combattimento sopra il ponte. Il sottufficiale che ne era incaricato era annegato, volendo attraversare il fiume a nuoto e, nonostante le ricerche, l’aquila non poteva essere trovata dai nostri soldati.

Gli inglesi, che hanno appreso questa perdita, danno ordini affinché gli uomini del paese la cerchino. In estate, con le basse acque, viene ritrovata da un contadino portoghese. Gli inglesi ne fanno un trofeo. Si sostiene addirittura che sia stata mostrata e che il pubblico di Londra vi abbia corso in folla per qualche giorno per poterla contemplare senza timore alcuno, per la modica somma di uno scellino.