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14 DICEMBRE 1840: L’IMPERATORE A COURBEVOIE, L’ULTIMO BIVACCO

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14 DICEMBRE 1840: L'IMPERATORE A COURBEVOIE, L'ULTIMO BIVACCO

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Dicembre 14, 2022    
12:00 am

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14 dicembre 1840. La Dorade III, che ha risalito la Senna dalla Val de la Haye, attracca al molo di Courbevoie con il suo prezioso carico: la bara dell’imperatore Napoleone I, sulla quale gli ex soldati veglieranno una notte intera. La bara è sbarcata solo la mattina seguente.

Il viaggio verso Courbevoie si effettua nel fervore e nell’entusiasmo popolare, il ponte di Neuilly è decorato da una colonna alta 45 m, sormontata da un globo e da un’aquila imperiale, nonché da una piramide recante la menzione: “il comune di Courbevoie all’imperatore Napoleone”. Sul molo, il governo ha fatto erigere un tempio greco-romano per la veglia funebre.

La cerimonia inizia il 14 dicembre e prosegue tutta la notte, rispettando il protocollo solenne voluto dal governo.

Di notte si forma un bivacco, con una coorte di veterani della Grande Armata, che veglia sul loro Imperatore. Sono venuti in centinaia, alcuni da lontano, la maggior parte a piedi, nonostante l’età, le ferite, le infermità, le sofferenze. Per l’ultima volta indossano le loro uniformi dai colori sbiaditi dal tempo, le uniformi della loro giovinezza. Nel freddo gelido di quella notte stellata, nel vento che soffia, facendo volteggiare e sbattere le bandiere, sono lì, presenti e fedeli, fedeli fino in fondo.

Sono qui per vegliare sull’ultimo sonno del loro Imperatore.


Cosa hanno potuto sognare nei loro brevi istanti di sonno? Al caldo delle pianure dell’Egitto? Alle tempeste della Russia? All’Aquila che trionfa ad Austerlitz? A quella che abbassa la testa a Waterloo? E a chi? Ai loro compagni d’armi scomparsi nei tormenti della storia? A colui che, con loro, grazie a loro, ha conquistato tutte le capitali d’Europa? Non lo sapremo mai, ma quello di cui sono consapevoli è che questo bivacco di Courbevoie, proprio accanto al loro Imperatore che dorme, è il loro ultimo bivacco…

• Cosa dice l’abate Félix Coquereau, cappellano di La Belle Poule, di quest’ultimo viaggio su La Dorade:

Alle dieci, percorrevamo la magnifica terrazza di St. Germain e il castello, culla del grande Re. Prefetto, sindaci, generali, si tenevano in testa di numerosi reggimenti e di queste coraggiose legioni delle periferie. Quando passavamo, i tamburi battevano sul campo e, su tutta la linea, le truppe presentavano le armi.

Presto eravamo a Saint-Denis: per lui questa tomba dei re non doveva aprirsi; il grande capitano non poteva che dormire sotto le bandiere conquistate. Più ci avvicinavamo al resto, più grande era l’affluenza: le rive della Senna sparivano sotto i passi di una moltitudine premurosa; tutta Parigi sembrava essersi slanciata davanti a chi l’aveva fatta così grande. Il re doveva essere felice, perché aveva reso felice il suo popolo: perciò il suo popolo lo ringraziava con le sue incessanti acclamazioni.

Prima di arrivare a Neuilly, sul lato opposto in mezzo a una pianura, un gruppo attirò la nostra attenzione: alcune signore agitavano i loro fazzoletti, volendo essere riconosciute. I nostri sguardi le interrogavano, ma la distanza era troppo grande. Il principe gridò: “Madre mia!” e disse: «Era la regina madre che voleva vedere suo figlio.” La regina non doveva abbracciare il principe fino alla sera seguente. 

La nave non aveva rallentato il suo cammino. Così presto entrò nelle isole formate dal fiume e il parco di Neuilly si estese alla nostra sinistra. Poco dopo, il ponte di Courbevoie ci mostrò le curve dei suoi archi: una grande aquila, le ali distese sopra le nostre teste. Il sole tramontava in una nuvola di porpora e i suoi ultimi raggi facevano brillare la statua della Madonna della Guardia, patrona dei marinai.

Il principe di Joinville rimase a bordo. I principi duchi d’Orléans, di Nemours e d’Aumale vennero a fare una religiosa stazione ai piedi della bara imperiale. Due grandi illustri dell’impero, il maresciallo Soult e l’ammiraglio Duperré, vennero anch’essi a inchinarsi e a pregare; il sig. Duchâlel, il ministro dell’interno, si era unito a loro.

Il giorno seguente, martedì 15 dicembre, il convoglio funebre doveva fare il suo ingresso solenne a Parigi.