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11 MARZO 1811: MORTE DEL CANE MOUSTACHE A BADAJOZ

11 MARZO 1811: MORTE DEL CANE MOUSTACHE A BADAJOZ

Quando

Marzo 11, 2023    
Tutto il giorno

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Il cane Moustache, un barbet dallo sguardo intelligente, nato presumibilmente nel settembre 1799, in una fattoria in Normandia, viene adottato nel 1800 da granatieri della 40a mezza brigata a Falaise. Sono loro che gli danno il nome di Moustache e lo addestrano a riportare oggetti lontani, a stare in piedi, a fare la guardia e persino a fare una parvenza di saluto militare, portando la zampa all’orecchio.

• Leggiamo degli estratti della storia del coraggioso Moustache di Jacques Collin de Plancy:

••• Moustache in Italia

Il reggimento che aveva seguito era accampato sotto Alessandria. Un distaccamento di austriaci, nascosto nella valle di Belbo, che si credeva più lontano, avanzò di notte per sorprendere i granatieri che avevano adottato Moustache; e forse, senza questo cane vigile, sarebbe riuscito nel suo progetto. Ma il fedele Baffo faceva allora il suo giro intorno al campo, con il naso al vento e l’orecchio in aria. Credette di sentire i passi dei ladri: sentì l’odore dei corpi austriaci, a cui non era abituato. Corse allora, con grida d’allarme, avvertì i suoi amici; le sentinelle avanzate si accorsero che avevano il nemico sui fianchi, il campo si svegliò, tutti si rimisero in piedi in un istante e il nemico, sorpreso, si affrettò a battere in ritirata.

Quando venne il giorno, si dichiarò che Moustache aveva ben meritato dalla patria […]. Il colonnello lo fece iscrivere sul quadro del reggimento. Fu ordinato che Moustache ricevesse ogni giorno la porzione di granatiere e fu il più felice dei cani. Lo tosarono, gli misero al collo una collana che portava il nome del suo reggimento e il parrucchiere della compagnia fu incaricato di pettinarlo una volta a settimana […].

Non era ancora guarito [da un colpo di baionetta austriaca], quando fu combattuta la grande battaglia del Marengo. Anche se un po’ zoppo, non voleva perdere una giornata così bella. Camminò, sempre attaccato alla sua bandiera che sapeva riconoscere e ai suoi compagni che non aveva ancora lasciato; Moustache non smise di abbaiare contro il nemico. La vista delle baionette gli impediva di avanzare sugli austriaci, ma la sua felicità gli portò finalmente l’opportunità di combattere.

Un austriaco aveva un dogue, che osò portare davanti ai ranghi francesi. Moustache lo vide, sì lanciò e lo afferrò per la gola nel combattimento. L’accanimento era grande da entrambe le parti. Il dogue, grasso e vigoroso come un tedesco, combatteva con ardore. Il barbet, che voleva sostenere il nome francese, spingeva il coraggio fino alla temerarietà. Un proiettile pose fine all’affare.

Il dogue fu ucciso, Moustache fu ferito all’orecchio. Ne fu un po’ stordito, ma non se ne spaventò. L’esercito francese, vittorioso secondo il suo uso, si riposava finalmente sugli allori che aveva appena raccolto; poi ritornò al campo con orgoglio, pensando: “Quando la posterità parlerà di Moustache, dirà: anche questo cane ha combattuto nella battaglia di Marengo.”

••• Moustache ad Austerlitz

Qualche tempo prima della battaglia di Austerlitz, una spia austriaca entrò tra i francesi, di cui parlava così bene la lingua, che nessuno lo sospettò. Senza dubbio, sarebbe andato a riferire ai suoi maestri le sue osservazioni, se non avesse incontrato Moustache. Il fedele animale, che si mostrava sempre amico di tutti i francesi, non aveva prima sentito lo straniero, e gli saltò alle gambe. Questo movimento intrattenne prima, ma fece riflettere poi perché si conosceva la sagacia di Moustache. Fermarono lo straniero, che si riconobbe essere una spia, e il coraggioso cane ebbe quel giorno doppio sostentamento.

Fu combattuta la battaglia di Austerlitz; Moustache seguì la sua bandiera e i corazzieri che lo avevano adottato. Nella mischia vide il portabandiera del suo reggimento alle prese con un distaccamento di nemici. Andò in suo soccorso, abbaiò, incoraggiò il suo padrone con tutti i suoi mezzi, fece tutto ciò che poteva per spaventare la banda austriaca. I suoi sforzi furono inutili. Il portabandiera fu trafitto da mille ferite e quando si sentì cadere, si avvolse nella sua bandiera; nello stesso tempo esclamò che moriva contento e la sua anima generosa volò al cospetto degli eroi.

Tre austriaci erano morti sotto i colpi del portabandiera. Ma ce n’erano altri cinque o sei che volevano prenderla. Moustache si era gettato sul corpo del suo compagno, si era messo in dovere di difendere la sua bandiera e stava per essere trafitto da colpi di baionetta, quando la fortuna dei combattimenti venne in suo soccorso: una scarica di mitraglia spazzò il nemico.

Vi perse una zampa. Sentendosi libero, prese tra i denti la bandiera francese e si sforzò di strapparla al suo padrone. Ma, morendo, il portabandiera aveva stretto così forte il bastone, che fu impossibile toglierglielo. Tuttavia, Moustache impiegava tutte le sue forze. Egli finì per staccare i brandelli sanguinari dello stendardo; ritornò all’accampamento zoppicando, esausto, carico di questo glorioso fardello, scatenando di nuovo l’ammirazione generale.


La sua bella azione meritava degli onori: glieli restituirono. Gli fu tolta la collana che indossava e il generale Lannes ordinò che gli fosse messo al collo un nastro rosso con una piccola medaglia di rame, con questa iscrizione: “Perse una gamba nella battaglia di Austerlitz e salvò la bandiera del suo reggimento”. Queste parole si leggevano sul rovescio: “Moustache, cane francese, ovunque sia rispettato e amato come un coraggioso”.

Tuttavia fu necessario amputare la gamba rotta. Moustache soffrì senza lamentarsi e zoppicò con orgoglio. Com’era facile riconoscerlo ovunque, con la sua collana e la sua medaglia. Si ordinò che, in qualsiasi reggimento si presentasse, ricevesse ogni giorno la sua porzione di soldato; e continuò a seguire l’esercito. [… ]

••• Moustache in Spagna

Nella battaglia della Sierra Morena, Moustache riportò al campo il cavallo di un dragone appena ucciso. Un colonnello, desideroso di possedere un cane così ammirevole, lo prese segretamente, lo legò e fece di tutto per farsi amare. Moustache, che da molti anni era diventato fiero, che aveva l’abitudine di camminare libero, concepiva solo orrore per chi lo aveva incatenato. Dopo diciassette giorni di schiavitù, trovò una finestra aperta, fuggì e si attaccò ai cannonieri.

Fece con loro le sue ultime campagne. Fu ucciso da una palla di cannone, alla presa di Badajoz, l’11 marzo 1811, all’età di dodici anni. Lo seppellirono sul campo di battaglia, con la medaglia e il nastro. Una pietra gli servì come mausoleo: “Qui riposa il coraggioso Moustache”.

Il monumento è stato distrutto dagli spagnoli e le ossa del cane bruciate dall’Inquisizione.