Il trattato di Fontainebleau, chiamato talvolta trattato di Parigi, fu firmato a Parigi 11 aprile 1814, per Napoleone, da Caulaincourt, duca di Vicenza, il maresciallo Macdonald, duca di Taranto, il maresciallo Ney, principe della Moskowa, per l’Austria, dal principe di Metternich, per la Russia, dal conte di Nesselrode, per la Prussia, dal barone di Hardenberg, per il governo provvisorio, dal principe di Benevento [Talleyrand], Dalberg, Jaucourt, Beurnonville e Montesquieu, l’Inghilterra che dà il suo consenso puro e semplice, tramite Lord Castlereagh. Infine, Talleyrand, a nome di Luigi XVIII, ratificherà il trattato il 31 maggio successivo.
Con questo trattato venne concesso a Napoleone, oltre alla sovranità dell’isola d’Elba, un reddito di cinque milioni. È questa stipulazione d’argento che sciocca Napoleone. Gli serve solo un piccolo scudo al giorno e un cavallo! Fame, nel suo Manoscritto del 1814, scrive: “Si vergognava che un così grande sacrificio offerto alla pace del mondo fosse mescolato a disposizioni pecuniarie.”
• Gli articoli principali del trattato di Fontainebleau:
Napoleone rinunciò, per sé e per i suoi successori e discendenti, nonché per ciascuno dei membri della sua famiglia, a qualsiasi diritto di sovranità e di dominio, sia sull’impero francese e sul regno d’Italia che su qualsiasi altro paese. (articolo 1).
Napoleone e l’imperatrice Maria Luisa conserveranno questi titoli e qualità per goderne la vita. Anche la madre, i fratelli, le sorelle, i nipoti e le nipoti dell’Imperatore conserveranno, ovunque si trovino, i titoli di principi della sua famiglia (articolo 2).
Tutti i francesi che avranno seguito S. M. l’imperatore Napoleone e la sua famiglia saranno tenuti, se non vogliono perdere la loro qualità di francesi, a tornare in Francia entro tre anni, a meno che non siano compresi nelle eccezioni che il governo francese si riserva di concedere dopo la scadenza di tale termine (articolo 18).
• Leggiamo, di Las Cases, il Memoriale di Sant’Elena:
Non voglio questo trattato, lo nego, diceva l’Imperatore parlando del trattato di Fontainebleau; lungi dal vantarmene, ne arrossisco piuttosto. L’abbiamo discusso per me… chiunque me l’abbia portato. Se avessi voluto trattare allora in modo ragionevole, avrei ottenuto il Regno d’Italia, la Toscana o la Corsica; tutto quello che avrei voluto.
La mia decisione fu un errore del mio carattere, una battuta da parte mia, un vero eccesso di temperamento. Presi disgusto e disprezzo per tutti coloro che mi circondavano; ne presi per la fortuna che più mi sfidavo… Cercai con gli occhi un angolo di terra dove stavo male e dove potevo approfittare degli errori: e mi decisi per l’Elba. Questo atto fu quello di un’anima di roccia.