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Il Cavo Napoleonico per proteggere il territorio dall’alluvione

Il pluviometro è esatto: 35 centimetri d’acqua (è il valore medio annuo ridotto a 1/6) caduti sull’alta Romagna dal martedì al giovedì (48 ore). L’evento iscritto alla settimana scorsa è stato funesto: elicotteri (Forze Armate) mobilitati per soccorrere 2500 cittadini sfollati, case e aziende abbattute dalla foga di torrenti esondati sull’area colpita dall’alluvione (45 centimetri di pioggia dosata sull’arco di 15 giorni) di maggio 2023. La frequenza (1%) annua sul ritorno estratta dall’analisi sulle sequenze storiche è stata smentita dall’ultima ondata di maltempo straordinaria: l’episodio simile più recente risale al 1939. La massa di pioggia indotta dal climate change è insostenibile ai torrenti definiti dal greto stretto e costretto dalle vallate romagnole: oggi l’acqua esige più spazio oltre ai bacini di espansione, alle golene ribassate, alla pulizia di fiumi e fossi. L’attività di previsione, monitoraggio e allerta riduce il disastro ciclico.
Il Cavo Napoleonico è stato efficace per lenire il disagio sul territorio alluvionato (2023): l’acqua (200 milioni di metri cubi) è fluita al fiume Po dal canale (18 km) concepito (1805) e attivato (1966) per fornire lo scolmatore al fiume Reno e poi irrigare il Canale Emiliano Romagnolo (Cer) alias il vettore di acqua destinata alle strutture civili e industriali diffusissime sul territorio definito altresì dall’agricoltura idro-esigente. Il canale artificiale (30 km) Cavo Benedettino suggerito dal cardinale Prospero Lorenzo Lambertini (Bologna, 31 marzo 1675 – Roma, 3 maggio 1758) poi Papa Benedetto XIV per unire il ramo deltizio Po di Primaro al fiume Reno è stato debole per proteggere la pianura bolognese dalle alluvioni.
Napoleone è stato spinto dalla commissione presieduta dall’avvocato Antonio Aldini (Bologna, 27 dicembre 1755 – Pavia, 30 settembre 1826) allora Segretario di Stato al Regno d’Italia a emanare il decreto per sciogliere il debito al Dipartimento del Reno e costruire la linea di dieci miglia. Oggi l’infrastruttura, incompiuta (1814) poiché il budget (3,12 milioni di lire) è stato insostenibile per l’Impero francese sfinito dalle campagne militari (Russia e Spagna), è unita al Cer e attrezzata di sezione trapezoidale per elevare il flusso di acqua a mille metri cubi ogni secondo. Il collaudo è avvenuto (1966) altresì per ridurre le rotte disastrose censite dal 1949 al 1951.