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Napoleone e la fede: simbiosi eterna

”Cristiano, cattolico, apostolico, romano”: la voce di Napoleone I di Francia sollecitato dal quesito ”Maestà, lei è credente?” è cristallina. L’analisi sulla fede nutrita dall’imperatore è stata illustrata dal Padre Angelo Bellon: la lectio magistralis esposta dal teologo domenicano è ruotata sulle memorie di colloqui intrecciati dal condottiero còrso ai Generali francesi stabiliti sull’isola atlantica di Sant’Elena per vivere la fedeltà e l’abnegazione insieme all’esule illustre.

”Maestà, chi è Dio?”. L’opinione di Napoleone è stata introdotta dalla metafora per accentuare l’unicità: ”Qualsiasi Generale disorientato sul campo di battaglia avverte il genio politico e militare eletto per uscire dall’impasse. Dio è ovunque e il mio orrore è dichiarato agli atei e ai materialisti insensibili dirimpetto alla presenza estesa alla natura e ai misteri cristiani. La religione ode la coscienza cioè la parola di Dio e scinde il bene dal male: è la forza più potente per introdurre il concetto di moralità e il sollievo migliore al moribondo. Il target per ripristinare il cattolicesimo eclissato dalla Rivoluzione Francese è stato più audace di ogni sforzo profuso per vincere le battaglie armate”.

La divinità di Gesù Cristo è stata ribadita dal condottiero còrso: ”Gesù è l’unico messaggero di Dio: l’analogia a qualsiasi uomo è incredibile. L’unicità di Cristo è infinita. L’Antico Testamento esibisce 300 profezie (poi avverate) per narrare la vita straordinaria di Gesù: dalla nascita (Dio incarnato in Maria) all’onnipotenza sull’universo (natura, materia, malattie, morte, demonio) e al dogma sull’estraneità al peccato (cfr. Gv 8,46). La storia di fondatori di religioni diverse dal cattolicesimo non è stata svelata. Chiunque può assimilare la voce di Gesù: il cattolicesimo è l’unica religione protesa al cuore per santificare l’anima”.

La libertà scissa dalla vita è nociva agli occhi di Napoleone Bonaparte immune alla sirena accesa dal protestantesimo per scindere il Papato da Roma al secolo XIX: ”La Chiesa, superstite a ogni civiltà, è incline alla disciplina indispensabile altresì alla crescita virtuosa per l’uomo attratto dall’indole naturale, dall’individualismo, dall’anarchia”.

”Ajaccio è la mia città. Ivi avevo conosciuto Gesù alla Santa Messa di Prima Comunione: allora è stato il dì più bello ai miei occhi”. La frase spirituale è stata proferita dall’imperatore Napoleone I di Francia alla catechesi offerta ai figlioli di Generali stabiliti sull’isola atlantica per sorvegliare l’ultimo esilio. L’educazione cattolica impartita al fanciullo Napoleone Bonaparte e attutita sul trono (il potere stordisce l’uomo) è stata sempre difesa dal contegno: la presenza alla messa domenicale a Parigi, la deferenza indirizzata ai pontefici Pio VI e Pio VII reclusi e umiliati dalla milizia francese, le prescrizioni fornite al sacerdote còrso Angelo Vignali. Il reverendo è stato istruito dal condottiero esiliato per porre il crocefisso sulla salma e l’altare attiguo al cranio, ogni dì dalla morte all’inumazione recitare la messa, il santissimo sacramento, sette salmi penitenziali. Il potere superiore conferito al prete posizionato al confessionale è stato il freno poi tolto alla confessione per Napoleone: la Penitenza è stata amministrata (20 aprile e 3 maggio 1821) insieme all’unzione degli infermi all’imperatore sfinito dal rigurgito ininterrotto e, perciò, impedito a ricevere l’eucaristia. La felicità di Bonaparte per avere compiuto ogni dovere è emersa dalla fase di quattro ore vissuta soltanto insieme all’abate Vignali altresì per nutrire la predisposizione a perdonare e accogliere la volontà di Dio. L’ultima formula proferita dalla voce di Napoleone è stata ”Dio mio”.

La messa celebrata dal prete domenicano alla chiesetta al borgo antico di Marengo inglobata alla dimora di proprietà e abitata dalla famiglia Cellerino è stata successiva alla lectio magistralis gradita al presidente nazionale Alfonso Luzzi (Movimento cristiano lavoratori – Mcl) intervenuto via Internet da Roma per proferire il saluto e ringraziare assai Piercarlo Fabbio (presidente provinciale Mcl – Alessandria) e Efrem Bovo (vicepresidente al Circolo Santa Maria di Castello).