Sorting by

×
Vai al contenuto

Storie di strade e di eco-sostenibilità

Il sito di Marengo è il cuore dell’area estesa dagli ultimi contrafforti appenninici liguri alla pianura padana ieri solcato dalla folla mobile sulle vie Marenche costruite dagli antichi Romani per connettere la Liguria all’Europa, dal turnover di Goti e Longobardi, dal viavai di truppe napoleoniche fluite per togliere il giogo asburgico all’Italia. La strada è la scuola migliore per conoscere il suolo natio e narrare all’uomo la storia di protagonisti orgogliosi di sorte propria e altrui. L’acqua unisce il fiume alla strada e alla città: l’uomo è riuscito a dirottare l’oro blu dall’itinerario fluviale primitivo per accrescere la prosperità e ridurre le calamità. La rete di rogge creata per irrigare l’area (2mila ettari) di poderi (San Michele, Orsina, Torre, Camilla) attribuiti ai frati domenicani per procurare il cibo al convento Santa Croce a Bosco introitava l’acqua all’unione di due torrenti (Orba e Lemme). Papa Pio V aveva ottenuto il monopolio: oggidì il divieto di attingere l’acqua dalla roggia resiste sul territorio di Fresonara e, addietro, il prelievo di oro blu è servito altresì per avviare il mulino costruito a Frugarolo dalla proprietà di Bosco. La strada medievale parallela alla roggia univa le cascine diffuse sulla riva destra d’Orba attigua al fiume Bormida già sormontato dal ponte di legno d’epoca napoleonica definito dalle linee di platani annosi e rigogliosi, poi (7 luglio 1915) dal ponte di muratura. L’ouverture è stata ornata dalla mensa sontuosa allestita dall’albergo Londra all’ombra gradevole di due platani frondosi sottratti alla distruzione per lenire l’angoscia di Elena di Montenegro (alias Regina consorte d’Italia e Serva di Dio) suscitata dall’idea di atterrare quattro platani alla testata sul ponte. Il paio di alberi resiste oggidì quasi vicino al platano monumentale alto 40 metri piantumato per distendere il viale alberato dal cuore di Alessandria al sito di Marengo per commemorare ogni soldato caduto sul campo di battaglia (14 giugno 1800) e, così, soddisfare l’aspirazione espressa dal condottiero còrso Napoleone Bonaparte. Il platano resiste altresì alla cascina Camilla alla frazione Mandrino di Frugarolo per narrare la saga di Giuseppe Mayno della Spinetta. La chioma maestosa è stata l’ombra per il brigante evaso all’età di vent’anni dal banchetto nuziale e dalla sposa Cristina Ferraris per approdare alla macchia di Fraschéta e fuggire ai gendarmi. Mayno, leader alla Compagnia di San Giovanni (200 uomini a piedi e 40 a cavallo istruiti per turbare la gendarmeria imperiale) aveva eluso la coscrizione all’esercito napoleonico e il divieto di fruire di armi da fuoco. La difesa erogata dalla popolazione locale di contadini ostili alla Francia ai giovani briganti è poi sparita: sabato 12 aprile 1806 Mayno muore intrappolato dalla spia.