Oggi ricorre Santa Teodolinda: il giorno è dedicato alla regina dei Longobardi e d’Italia dal 589 al 624. La principessa letingia (stirpe longobarda più nobile) sposa al sovrano Autari e già vedova l’anno successivo alle nozze è stata celebrata dalle opere d’arte sontuose e quasi venerata dal popolo ammaliato dalla civiltà incentivata dalla regina sospinta dalla sagacia politica, dal coraggio e dalla tenacia. Il regno è scampato alla vedovanza di Teodolinda e proseguito poi insieme al duca Agilulfo di Torino: il matrimonio è stato allietato dalla nascita di Adaloaldo battezzato dal rito cattolico. L’evento è inedito: il popolo longobardo politeista oppure incline all’eresia ariana sconfessava il dogma trinitario e Teodolinda professava il cattolicesimo. La guida pastorale esclusa sulla diocesi ambrosiana agli arcivescovi di Milano rifugiati a Genova dilatava il groviglio. Inoltre lo scisma ”dei tre capitoli” aveva dissuaso le sedi episcopali metropolitane di Milano e di Aquileia dall’obbedienza romana e confuso la comunità cattolica. La diplomazia gestita dal monaco irlandese Colombano (leader al cenobio a Bobbio, 614) e dal papa Gregorio Magno è stata sostenuta dalla regina per promuovere la conciliazione alla Sede di Roma e offrire ai popoli longobardo e italico la quiete politico–religiosa vitale per la crescita economica.
L’intraprendenza di Teodolinda è suffragata altresì dalla decisione di abbandonare la capitale Pavia e scegliere di dimorare a Monza. La leggenda, già smentita, sul chiodino estratto dalla Vera Croce, cioè la struttura utilizzata per crocifiggere Gesù Cristo, e unito alla Corona Ferrea esalta l’appeal per la reliquia custodita al duomo di Monza e scelta per benedire diversi sovrani longobardi e l’imperatore Napoleone consacrato Re d’Italia (26 maggio 1805).
Il trait d’union prosegue a Marengo sul bassopiano celebrato dalla battaglia (14 giugno 1800) prima quasi persa dalle milizie francesi e poi issata alla statura di trionfo cardinale per il mito napoleonico. La torre dedicata alla regina Teodolinda costruita all’alba del 600 è, oggidì, l’opera architettonica più antica di epoca longobarda e carolingia basata sulla campagna alessandrina distesa a est oltre il fiume Bormida. La tettoia piramidale di tegole porporine è posata sull’osservatorio inglobato alla curtis Marinco, l’azienda agraria istituita per pianificare il territorio rurale all’evo definito altresì dal vassallaggio parallelo al turnover avvenuto tra Goti e Longobardi. La torre è stata donata dalla duchessa sabauda Bona Visconti al giureconsulto Filippo Stortiglione di famiglia patrizia alessandrina iscritta al decurionato di Alessandria (secolo XIII) e poi titolare di giurisdizione feudale sul borgo di Lobbi. Filippo è stato coinvolto (5 febbraio – 10 luglio 1870) dalla municipalità alessandrina per negoziare il pedaggio preteso dal casato Valperga, feudatario di Masio, e redattore di statuti per l’insigne collegio di giureconsulti di Alessandria (1440). La ricostruzione storica è stata estratta dalla genealogia fornita dalla contessa Stortiglione al Polo di Marengo.