Correva il secolo XIX e il telegrafo (fusione di vocaboli greci scrivere, veloce) meccanico ottico lambiva cinque località monferrine (Tribecco di Villadeati, Novi, Monte Valenza, Montecastello, Lu) disgiunte dalla distanza e oggidì stese sul territorio fuso alla provincia di Alessandria. Il tachigrafo (sincrasi di voci greche scrivere, lontano) ideato dall’abate Claude Chappe (Brulon, 25 dicembre 1763 – Parigi, 23 gennaio 1805) trasmetteva le informazioni alla milizia equipaggiata di cannocchiale per decifrare il codice quasi stenografico per restringere la tempistica di comunicazione e garantire il segreto. L’aggeggio a bracci mobili (la riga ballerina sulla pertica verticale) è stato issato sulle stazioni situate sulle alture naturali e artificiali. La lettera spedita dal corriere a cavallo è stata aggiunta per proteggere l’efficacia dalla nebbia e dalla pioggia.
Napoleone incoronato Re d’Italia (26 maggio 1805) voleva accelerare la comunicazione dalla Francia al territorio italiano sottratto al giogo asburgico e, così, a Milano correva la linea telegrafica di 850 km per collegare Parigi, Lione, Torino, la città capitale (Regno d’Italia, 1805 – 1814), Mantova, Venezia. Il segmento piemontese attraversava dieci basi dislocate dal valico Moncenisio alla collina di Superga per seguire poi l’itinerario a gomito steso sul Monferrato e approdare al fiume Po. La linea apriva le propaggini dal mastio di Montecastello al ducato di Parma e dalla torre civica medievale di Lu a Novi e alla riviera ligure. Il telegrafo rivoluzionario di Chappe è stato benedetto dalla tempistica ridotta dalla settimana essenziale alle staffette più rapide all’arco di tre ore necessario per trasmettere le informazioni da Milano a Parigi e poi sostituito dal modello nutrito dall’elettricità innescato dal 1856.