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L’Egitto, Conzano, Torino, Marengo

Il museo egizio a Torino, pioniere universale all’esposizione stabile sull’antico Egitto e antenato al museo cairota di piazza Tahrir, risale al 1824: il sovrano sabaudo Carlo Felice acquistava tremila monete greco-romane e cinquemila reliquie egizie al prezzo di 400mila lire sabaude dal collezionista d’arte Bernardino Drovetti. La compravendita è stata promossa dalla diplomazia di Carlo Vidua (Casale Monferrato, 28 febbraio 1785 – Ambon, 25 dicembre 1830) il Conte di Conzano. Correva l’anno 1809 e il rampollo monferrino, erede logico e critico di spirito illuministico, iniziava l’avventura di esploratore: il viaggio in Egitto (27 dicembre 1819 – 12 agosto 1820) è stato proposto dallo zar Alessandro I incontrato a San Pietroburgo (1819) e sedotto dalla miriade di reliquie emerse dalla terra plasmata dagli antichi faraoni.

”Presto sarò alla base delle piramidi! La gioia di viaggiare è favolosa soprattutto in questi posti così pieni di rovine e memoria”: l’ardore di Vidua è testimoniato dalla dote di 84 tutele scritte e dall’itinerario meticoloso di zone archeologiche degne di visita. La navigazione sul fiume Nilo da Alessandria a Wadi Halfa è divisa dalla sfilza di tappe sulle sponde: da Rosetta al Cairo, dalle piramidi di Giza e Saqqarah ai siti noti (Deir esh-Shelwit, Medinet Habu, Memnon, Ramesseum, Meidum, Ermopoli, Antinoe, Beni Hasan, Asiut, Gau el Kebir, Dendera, Tebe, Assuan, Philae, Kalabsha, Abu Simbel, Karnak, Luxor, Deir el-Bahari, la tomba di Seti I e la valle dei Re). Il giro dell’Egitto è illustrato sul taccuino steso dal Conte: note brevi e planimetrie minuziose per descrivere ogni monumento ispezionato.

Vidua è stato altresì scelto dal Consòle Generale di Francia in Egitto, Bernardino Drovetti (Barbania, 4 febbraio 1776 – Torino, 9 marzo 1852), ufficiale alla Campagna d’Egitto per l’esercito napoleonico, per aiutare l’archeologo scultore Jean-Jacques Rifaud (Marsiglia, 28 novembre 1786 – Ginevra, 9 settembre 1852) a selezionare le statue. Vidua è stato ricevuto dal viceré Mehmet Alì (Kavala, 4 marzo 1769 – Alessandria, 2 agosto 1849) alias il fondatore dell’Egitto moderno sottratto al vassallaggio ottomano: l’intervento promosso dalle lettere spedite dal Conte di Conzano all’élite piemontese è stato nodale per deviare a Torino la collezione già destinata alla Francia e alla Russia e indurre a cogliere la chance notevole per la gloria di Casa Savoia. La simbologia sepolcrale unisce l’Egitto a Marengo: Napoleone, sedotto dalla struttura colossale costruita per seppellire il faraone, ordinava di costruire il mausoleo piramidale corredato di sala fornita di tavole marmoree incise dal nome di ogni soldato francese caduto sul bassopiano di Fraschéta alla Grande Bataille (14 giugno 1800). Domenica 5 maggio 1805 Bonaparte posava la prima pietra ornata dall’epigrafe ”Napoleone Imperatore dei Francesi e Re d’Italia ai difensori della patria morti nella giornata di Marengo” per custodire l’eterna memoria di anime generose. L’editto imperiale, conferito al genio militare e disatteso dall’opera incompiuta, è stato riverito dalla piramide più modesta aperta dal 2009.