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Teodolinda e Napoleone: Marengo antico e Marengo moderno

La torre di Teodolinda ridotta alla scala 1:25 è entrata al Marengo auditorium: la miniatura è stata costruita dal vicepresidente Marco Biorci (Csi model) e donata al polo culturale gestito dal temporary manager Efrem Bovo (Unione comunicatori e giornalisti europei – Ujce). L’idea di aggiungere il modellino all’area espositiva è stata proposta altresì dall’associazione di promozione sociale ”Lisondria ades” fiorita (2022) dall’estro di Giordano Bovo e Alfio Schiavoni. ”La mia parabola di modellista – è stata l’asserzione di Biorci – è decollata sull’aeroplano costruito all’età giovanile e cresciuta sulla flotta di navi creata sull’arco di 60 anni al nostro atelier fornito di libreria tecnica, tornio, fresa, sega per comporre le miniature fedeli ai bozzetti. Il modellismo è stato poi espanso ai plastici: dal teatro romano di Libarna alla battaglia di Marengo (14 giugno 1800). La torre di Teodolinda è definita dal metro di altezza e dalla vernice stesa sul legno compensato per celebrare il manufatto autentico”.

La torre è stata donata dalla duchessa sabauda Bona Visconti al giureconsulto Filippo Stortiglione di famiglia patrizia alessandrina iscritta al decurionato di Alessandria (secolo XIII) e poi titolare di giurisdizione feudale sul borgo di Lobbi. Filippo è stato coinvolto (5 febbraio – 10 luglio 1870) dalla municipalità alessandrina per negoziare il pedaggio preteso dal casato Valperga, feudatario di Masio, e redattore di statuti per l’insigne collegio di giureconsulti di Alessandria (1440). La ricostruzione storica è stata estratta dalla genealogia fornita dalla contessa Stortiglione al Polo di Marengo.

La torre è stata inserita dalla vulgata editio all’epoca longobarda.

”Il dialetto – è stata la voce di Giordano Bovo – è il veicolo scelto per studiare, vivere, narrare la tradizione popolare alessandrina e abolire la nostalgia avvertita dalla cittadinanza adulta e anziana”.

”La torre intitolata alla principessa longobarda, regina d’Italia e poi reggente sul bilico di due secoli (VI e VII) – è stata la chiosa di Efrem Bovo altresì socio di ”Lisondria ades” – è l’orma medievale posata sul sito di Fraschéta solcato dalla storia dall’antichità all’età contemporanea”.