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Don Tonso, il prete ghibellino

Una passeggiata a piedi nella nostra città può esaltare scorci coperti dal transito rapido di vetture a motore oppure dalla svista: la facciata della chiesa lineare all’ospedale psichiatrico a via Mazzini apre al santuario dedicato alla Madonnina delle Grazie. La struttura risale al secolo XV, è ornata dal disegno murale dedicato alla Madonna del Latte e protetto dall’ancona di stucco sull’altare maggiore e dalla tomba di Alessandro Tonso (Tortona, 25 marzo 1761 – Alessandria, 16 maggio 1820).

La storia di Don Tonso, erede di antica famiglia nobile ghibellina, già sposo alla nobildonna Teresa Cavasanti e poi avvolto dall’abito talare, scorre dalla Prima Rivoluzione francese all’epoca della Restaurazione.

Don Tonso, capo della municipalità di Tortona, gradiva l’investitura a commissario governativo per la provincia omonima (1799). La nomina muoveva dall’omelia antimonarchica proferita dal prete ghibellino alla cerimonia per la piantumazione dell’albero della libertà e precorreva la cooptazione, due mesi più tardi, all’amministrazione dipartimentale di Tanaro. L’esito della battaglia di Marengo apriva l’ufficio alla consulta torinese (organo costituente), la funzione di consigliere di prefettura al dipartimento di Marengo estinta alla débâcle di Napoleone, il ruolo di viceintendente di Alessandria attribuito dal sovrano sabaudo Vittorio Emanuele I e rifiutato per curare gli studi preferiti (filosofia, agraria, storia, numismatica) e le ricerche geologiche sulla bassa valle padana.