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L’intesa nelle Terre belle di Marengo

Il viaggio di Frida, figura femminile scaltra e vivace, per disvelare l’origine alle terre belle di Fraschéta alessandrina e salvare le pietre dall’oblio: l’uomo è essenziale per trasmettere il testimone e, così, congiungere le età, antica e moderna, di Marengo arate dalla storia. La platea riunita al Marengo auditorium è stata sedotta dal romanzo narrato dall’autrice Barbara Ferrari e definito dalla liaison all’epoca storica già dal nome germanico abbottonato alla protagonista Frida oltreché dalla prefazione di Alessandro Crivelli e dalla copertina di Andrea Moroni.

”L’agro rigoglioso di Fraschéta – così è stato asserito dalla scrittrice alessandrina – qualificato dalla corte regia longobarda è il campo di belligeranza per Frida immune al cliché e battagliera per proteggere l’emancipazione femminile poi abolita dal monachesimo e il popolo d’origine dalla leadership spirituale e temporale. Il romanzo esalta altresì l’intesa di tre popoli (Marici, Franchi e Longobardi) insediati sull’area di Marengo al secolo VIII. La coabitazione mite allacciava la società matriarcale di figure femminili definite dalla tipicità (cute bruna, corporatura robusta, statura bassa) di Marici mandriani (qui echeggia l’assonanza a ”mandrogni”) di bestiame ivi deportati dagli antichi Romani ai Longobardi definiti pagani e barbari e ai Franchi carolingi legati al Papato”.

”La leggenda, già smentita, sul chiodino estratto dalla Vera Croce – è stato il contributo di Efrem Bovo (Marengo temporary manager) – e unito alla Corona Ferrea esalta l’appeal per la reliquia custodita al duomo di Monza e scelta per benedire diversi sovrani longobardi e l’imperatore Napoleone consacrato Re d’Italia (26 maggio 1805). Il trait d’union prosegue a Marengo sul pianoro reso celebre dalla battaglia (14 giugno 1800) prima quasi persa dalle milizie francesi e poi issata alla statura di trionfo cardinale per il mito napoleonico. La torre dedicata alla regina Teodolinda costruita all’alba del 600 è l’osservatorio più antico di epoca longobarda e carolingia costruito sulla campagna alessandrina distesa a est oltre il fiume Bormida. L’uomo è incline a sapere per coabitare e, così, smentire la dualità ”civile – incivile” oggidì scaturita dalla comunicazione contraffatta dal circolo massmediatico”.

”Il romanzo – è stata la dichiarazione di Paola Gilardi, cofounder di Seama e iscritta all’associazione ”Tra cuore e mente” – esalta il brio femminile: è, perciò, gradito donare alla scrittrice la borsa di juta ricondizionata cucita dal network femminile di sartoria artigianale unito al nostro progetto di upcycling per la moda ecosostenibile”.

”L’invito a leggere il romanzo – è stata la chiosa di Giordano Bovo (Lisondria ades) – scorre sulla sensibilità poetica opulenta e sul set notevole per esibire l’avventura incisa sulle pagine di movimento”.