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Serva di Dio Chiara Ricci e l’apostolato da Castelspina al mondo intero

Il territorio di Castelspina trasferito dal Regno di Sardegna e unito alle Repubbliche Sorelle francesi è stato l’esito geopolitico emerso dal ciclone napoleonico e dal nomadismo: la migrazione antropica può espandere lo splendore sul sito solcato dalle storie straordinarie costruite dagli interpreti saggi. Il protagonista incrociato al locus è l’allegoria più fertile: Papa Pio VII è stato prigioniero di Napoleone al palazzo vescovile a Savona, città natia per la suora Chiara Ricci.

La vicenda di Caterina Ricci (Savona, 8 luglio 1834 – Castelspina, 1° ottobre 1900) è definita dalla consacrazione mossa dall’indole. L’odissea umana di Nina (è il nomignolo dato alla secondogenita di cinque figlioli di famiglia facoltosa) iniziava all’età di tredici anni: il dolore per la morte di mamma Chiara cresceva indotto dagli studi interrotti per badare ai quattro fratelli e dalle nuove nozze di papà.

Caterina, sedotta dalla fedeltà al monito di San Francesco di Assisi praticata all’istituto di Nostra Signora del Monte a Genova, aderiva al Terz’Ordine Francescano (19 marzo 1861) e poi abdicava lo stato laicale per vestire la tonaca monacale (21 giugno 1863) e scegliere il nome Chiara per onorare la mamma defunta. La novizia esibiva l’attitudine a educare le generazioni giovani e le donzelle accolte al Conservatorio del Monte e, perciò, migrava a Rivalta Bormida per condurre le scuole (elementare e materna), l’educandato e la Casa fondata dal frate industrioso Innocenzo Gamalero di Castelspina.

Il lavoro egregio svolto dalle suore precedeva la consacrazione di alcune allieve e ispirava di insediare il noviziato a Rivalta Bormida. Il progetto, arenato dalla Regola Francescana riformata, proseguiva a Castelspina (5 agosto 1882): l’ausilio di Padre Innocenzo è stato provvidenziale per trasferire Suor Chiara insieme a tre consorelle e costruire la nuova casa religiosa. L’Istituto protetto dalla Madonna degli Angeli (l’omaggio è rivolto alla Porziuncola alias l’emblema di perdono gradito al Santo di Assisi) accolse la prima professione religiosa (12 dicembre 1884) per le Suore Terziarie Angeline di San Francesco aggregate all’Ordine Frati Minori. L’Istituto regolato dalle prime Costituzioni (2 luglio 1889) espandeva l’apostolato alla comunità (orfanotrofi, ospedali, scuole, parrocchie): la dedizione all’assistenza sanitaria e alla catechesi è stata poi estesa dalla casa di formazione trasferita a Torino (1899) alle missioni d’Asia (Cina), Sudamerica (Argentina, Bolivia e Brasile), Africa (Ciad e Congo). La cappella interna all’Istituto costruito a Castelspina custodisce dal 1923 la salma della fondatrice e prima superiora generale.

L’evangelizzazione promossa dalla costruzione di scuole e ospedali esalta l’appeal di cultura e sanità. Questa sensibilità definisce altresì le iniziative allestite al polo culturale internazionale di Marengo: la cultura nutrita dalla storia e diffusa ai cittadini promuove l’esercizio di prassi sociali virtuose.