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La Settimana Santa di Napoleone

L’ultimo frangente di vita terrena per Napoleone è stato intriso di esercizio conscio di fede: la svolta rivoluzionaria esibiva all’uomo la chance per ridefinire le priorità altresì dirimpetto all’immortalità. L’esilio a Santa Elena è stato definito dalla volontà di promuovere la parola di Dio: qui Napoleone svelava il catechismo ai figli delle guardie carcerarie e asseriva ”Volete qualcosa di sublime? Recitate il Pater noster”. Correva l’anno 1819 e l’ordine di recitare la messa dal mattino successivo giungeva ai sacerdoti Buonavita e Vignali inviati sull’isola atlantica per soddisfare l’esule illustre. L’ansia indusse la risposta incisiva di Napoleone al biasimo altrui: ”È molto tempo che sono privo di sì grande fortuna, e non dovrei goderne subito?”. L’abate Vignali impartiva più sacramenti cattolici (l’Eucaristia era inconciliabile al cancro allo stomaco) all’eroe morente e cosciente di rappresentare la miseria dirimpetto al regno eterno di Cristo.

Inoltre la sorte unisce la solennità massima per il Cristianesimo alla grandeur fusa al Generalissimo: la vicenda narrata esalta l’episodio suggestivo e scisso dalla presunzione di suggerire l’esegesi audace. Correva l’anno 1815 e la Settimana Santa (20 – 26 marzo) chiudeva la fuga gloriosa di Napoleone dall’isola d’Elba a Parigi: l’Imperatore rincasava al Palais des Tuileries all’indomani della Domenica delle Palme. Il condottiero còrso scelse, così, l’esito migliore per l’esilio elbano: il Primo Cònsole aveva insediato la dimora ufficiale e, più tardi, la sede imperiale all’antico palazzo. Tuileries è stata la reggia dal primo sovrano borbonico Enrico IV detto ”il Grande” (Pau, 13 dicembre 1553 – Parigi, 16 maggio 1610) al trono di Luigi Filippo I d’Orleans (Parigi, 6 ottobre 1773 – Claremont House, 26 agosto 1850) e l’ala nuova costruita per unire la reggia al Palais du Louvre è stata l’innovazione napoleonica. Lo studio minuzioso per la fuga coglieva gli eventi. La fregata Inconstant, già incagliata alla rada di Portoferraio, è stata ridipinta per imitare le navi inglesi e fornita di cannoni e viveri necessari per salpare e calare l’àncora sulla Côte d’Azur (1° marzo 1815). Il colonnello scozzese Sir Neil Campbell, gradito all’esule illustre e delegato dalla coalizione (Austria, Gran Bretagna, Russia, Prussia) a vigilare sull’isola toscana, recatosi a Firenze agevolava, così, la fuga di Napoleone (26 febbraio 1815) insieme al piccolo esercito di 673 soldati e ai rampolli di famiglie elbane facoltose salutati dagli onori conferiti dalla folla di cittadini. Iniziava così l’epoca di Cento Giorni (20 marzo – 22 giugno 1815) intercorsi dal rientro di Napoleone a Parigi al restauro, decisivo per il Generalissimo còrso, della dinastia borbonica di Re Luigi XVIII. L’epilogo è simile alla sciagura di Palais des Tuileries leso dal rogo (1871) e demolito (1883). Il cumulo di macerie è stato assorbito per costruire il castello de la Punta di Ajaccio. Oggidì l’antico palazzo parigino è ristretto ai padiglioni Marsan e Flore (Palais du Louvre).