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Don Rodrigo di Toledo è sepolto ad Alessandria?

Il romanzo storico ”La capitagna e il glifo” di Simonetta Gorsegno e Gianni Cellè può sciogliere l’enigma: l’opera esposta dagli autori al talk ”Marengo di Giovedì” congiunge l’avventura di Don Rodrigo, il governatore spagnolo insediato a Palatium Vetus, e della lavandaia Elvira al cuore di Alessandria al secolo XVI. L’analisi meticolosa di dossier ultracentenari sulla nostra città offre informazioni preziose per svelare Alessandria definita dall’architettura all’epoca moderna e unire l’era remota all’evo più recente per ricomporre la nostra storia. La dominazione spagnola estesa dal 1527 al 1707 è oggi suffragata dalla chiesetta consacrata alla Beata Vergine di Monserrato (1627) e dall’iscrizione nell’idioma ispanico scolpita sulla lapide installata sul retro al prospetto della chiesa di San Giacomo della Vittoria (1392).

Correva l’anno 1589 e la nostra città ospitava 20mila soldati sedotti dall’intrico di strade costruito dalla preistoria sull’area concentrica al triangolo militare: il villaggio di Marengo solcato dalla via del Sale può essere contraddistinto dall’influenza longobarda all’epoca antica e dal trionfo francese di Napoleone Bonaparte còlto all’età moderna.

L’indagine gestita dallo storico prosegue per suffragare tesi sospese o esibire nuove ipotesi. Correva l’anno 1958 e la miriade di scheletri dissotterrati dagli scavi a largo Vicenza evocava la peste bubbonica (1629 – 1633) e l’ospedale ”Santi Antonio e Biagio” ivi costruito. L’abate Don Francesco Gasparolo (2 giugno 1858 – 6 luglio 1930) colloca la tomba di Don Rodrigo alla chiesa di San Martino a piazza Carducci sulla superficie oggi invasa dagli uffici finanziari: la storia è altresì la narrazione ciclica mirata a espandere la cultura all’uomo. La sintesi di protagonisti, insigni o mediocri, trasmessa dal romanzo storico abbraccia l’aforisma di Rudyard Kipling: ”Se la storia fosse insegnata nella forma di storie, allora non sarebbe mai dimenticata”.