Erfurt, 2 ottobre 1808. Napoleone riceve Johann Wolfgang Goethe: l’udienza tra lo statista più autorevole d’Europa e l’artista supremo dell’epoca irrobustisce il dialogo profondo tra l’imperatore francese e il poeta tedesco. L’armonia è biunivoca: ”Vous êtes un homme” è l’adagio dedicato da Napoleone a Goethe che, fregiato dalla croce della legione napoleonica, proferiva l’aforisma ”il mio imperatore” per distinguere il donatore dell’alta onorificenza. L’affinità elettiva è stata ripresa dal bestseller ”Il poeta e l’imperatore” di Gustav Seibt insignito dal premio Sigmund Freud per la letteratura scientifica. Goethe era illuminato e, perciò, apprezzava l’onestà degli uomini. Il saggio ”Filippo Neri. Il Santo spiritoso” custodisce l’identikit del ”secondo apostolo di Roma” descritto dall’autore tedesco. «Filippo Neri – così sosteneva Goethe – si preoccupava di congiungere la religiosità, anzi la santità, alle cose del mondo, d’introdurre il senso del divino nella vita secolare, per gettare le basi di una riforma». Goethe palesava avversione al cattolicesimo senza, però, rinunciare a partecipare, quale artista, ai riti religiosi lodandone alcuni per la musica e il lusso sacro e definendone diversi mascherati e barbari. |
Questa sensibilità evolveva sulla sintesi tra natura e arte, passato e presente, spiritualità e sensualità, indotta dal passaggio decisivo: il viaggio in Italia (1786 – 1788) intrapreso dal drammaturgo tedesco. A Roma Goethe scriveva «Come sono contento ora di addentrarmi completamente nel cattolicesimo e di conoscerlo in tutta la sua vastità!» e più tardi asseriva «Come poeta, io sono politeista; come naturalista, io sono panteista; come essere morale, io sono teista; e ho bisogno, per esprimere il mio sentimento, di tutte queste forme». Goethe, ormai morente, svelava all’amico Johann Peter Eckermann: «Se mi si chiede se appartenga o no alla mia natura esprimere di fronte a Cristo rispetto e adorazione, io rispondo: assolutamente! Mi inchino davanti a Lui come alla rivelazione divina del più alto principio della moralità. Ma se mi si domanda se sia nella mia natura venerare il sole, rispondo anche: certamente! […] In esso adoro la luce e la forza procreatrice di Dio. […]». |