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La Pomona italiana di Gallesio, funzionario napoleonico

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L’audacia di comparse collaterali alla saga di Napoleone può unire siti isolati e monumenti sul percorso internazionale di passeggiate napoleoniche: l’Oltregiogo, regione della Repubblica Ligure, oggi distesa dall’Appennino all’Alto Monferrato tra Liguria e Piemonte, può guarnire il progetto lungimirante di diplomazia culturale.

Il centro per la promozione di studi sulle opere di Giorgio Gallesio (Finalborgo23 maggio 1772 – Firenze, 30 novembre 1839) è situato al castello Gallesio-Piuma di Prasco. L’ascesa dirigenziale di Gallesio, iniziava nell’amministrazione napoleonica, avanzava nella Repubblica Ligure, al Congresso di Vienna (1814 – 1815) nel ruolo di segretario di Legazione genovese presieduta dal Ministro plenipotenziario marchese Antonio Brignole Sale e poi, nel 1816, nell’amministrazione sabauda scaturita dall’annessione della Liguria al Regno di Sardegna.

La Regia Patente promulgata il 31 marzo 1828 dal Re Carlo Felice riconosceva a Gallesio il titolo e la dignità comitale trasmissibile ai discendenti. Il matrimonio tra la contessina Pellina, unica figlia di Ferdinando Piuma di Prasco, console generale di Marina degli Stati Sardi, e Giovanni Battista, unico figlio di Giorgio Gallesio, ispirò il cognome ”Gallesio-Piuma di Prasco” emerso dall’unione araldica di due casati riconosciuta dalla Regia Patente di Re Carlo Alberto.

La dedizione di Giorgio Gallesio agli studi di fisiologia vegetale, genetica applicata alla botanica, tassonomia frutticola, è trasmessa dall’opera editoriale ”La Pomona italiana”. Il prodotto, innovativo all’epoca per l’Italia e fregiato dal consenso concesso dalla cultura europea, è l’unione di immagini disegnate a colori e a piena pagina di frutti italiani distinti per varietà alla descrizione di caratteristiche di frutti e alberi fruttiferi (la diffusione, l’origine, l’ambiente vitale).

Il feretro di Gallesio giace tra gli uomini illustri nel chiostro della basilica francescana di Santa Croce a Firenze.