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Marengo: oro, musica e buona tavola

Monete d’oro dall’appeal europeo e diverse chicche per deliziare l’udito e il palato: l’eredità della battaglia di Marengo esonda dal bilancio ufficiale di perdite umane e dalla geopolitica ricostruita.
Il busto di Napoleone sulla monetina d’oro di 6,45 grammi forgiata nella Repubblica Subalpina nel 1801 onorava la resistenza eroica e il trionfo dell’Armée de Réserve riscosso quel dì (14 giugno 1800) chiuso dall’arretramento a ovest del fiume Bormida dell’esercito condotto dal generale asburgico Michael von Melas. La seduzione di questo simbolo prezioso è innegabile: il nome Marengo imposto al primo esemplare è stato trasmesso alle monete europee di peso identico, titolo d’oro 900/1000, valore nominale equiparato ai 20 franchi, coniate nel secolo XIX nell’Unione monetaria latina.
”L’Italie délivrée a Marenco”, legenda intorno al profilo laureato di Minerva cinto dall’elmo e drappeggiato a sinistra dall’Italia, sulla moneta coniata a Parigi e a Torino declama l’egemonia francese sul Nord Italia promossa dal Primo console Napoleone Bonaparte.
La fama della battaglia sulla pianura di Alessandria corre ancora sul pentagramma: ”La bataille de Maringo” è la pièce militare per pianoforte accompagnato da violino e basso dedicata all’Armée de Réserve firmata dal compositore francese Bernard Viguerie nel 1805. L’eco è diffusa ai melomani: il Te Deum di ringraziamento per la vittoria austriaca annunciata dall’imprudenza del generale von Melas è inserito nel dramma lirico Tosca di Giacomo Puccini.
Questa vittoria cruciale nell’epica napoleonica è altresì estesa dalle ghiottonerie elaborate dal cuoco delle truppe francesi: il pollo alla Marengo e la polenta di Marengo. Il mito consacra alla maestria di Dunand il piatto unico, molto ricco e nutriente (pollo, uova, funghi prataioli e gamberi di fiume), preferito dall’imperatore còrso per celebrare le vittorie posteriori a Marengo e la torta a base di farina di mais, uvetta e maraschino, oggidì dolce tipico della pasticceria alessandrina. La tavola imbandita sulla piana verde della Fraschéta nel bicentenario dalla scomparsa (5 maggio 1821) di Napoleone, esule a Sant’Elena, è accattivante.