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Italiani amati e odiati

Ne escono di simili ogni trecento anni circa, quindi dovremo aspettare il 2050-2060 per avere dei personaggi della forza dirompente come Cristoforo Colombo o Napoleone Bonaparte.
Italiani figli adottivi di altre terre, uomini viaggiatori per mare e per terra conquistatori sì, ma sicuramente innovatori.
Eppure oggi assistiamo alla rivoluzione di coloro che sanno solo decapitare statue o persone purché si dia un taglio netto con il passato e non aver più memoria delle tante nefandezze compiute non dai conquistatori ma dai vecchi e nuovi “untori”.
Teste sempre da mozzare, anche quelle indicate in diverse parti d’Italia da piccole minoranze anche togate che in nome di un’idea tutta personale di giustizia ammazzano gli “ingiusti “ al pari di altri criticati.
Ecco la livella portata da una morte brutale, arrogante e pre-potente che intende smettere il dialogo perché troppo faticoso da reggere. Via per le spicce con tagli che stabiliscono, per brevità di esecuzione, dove sia il giusto invece del corrotto.  Siamo in una società accecata dall’orgoglio e umiliata dalla violenza dove invece solo il dialogo può riequilibrare una analisi di errori e posizioni. Una società di “iene” dove si addenta e sbrana senza pietà, l’importante è emergere sulla cronaca. 
Forse serve proprio ripartire da una gerarchia non di censo o militare ma di valori e su questo la chiamata dell’uomo al suo essere ontologicamente vocato al bene dovrà’ avere dei luoghi di formazione. Colombo decapitato o Napoleone non commemorato per la  sua vittoria a Marengo val bene uno sfilare di semplificazioni e riduzioni che portino tutti al banale anche se molto colorato e ricco di lustrini. 
Noi desideriamo il contrario di questo. Non erigerci a giudici ma offrire un luogo, una scuola di dialogo per l’uomo perché il suo bene non è la distruzione di statue o stati ma L’erezione di monumenti di umanità bella ed edificante.