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Crediamoci, vinceremo: da Marengo il sostegno alla battaglia contro il Covid-19

L’emergenza Coronavirus ha come congelato il mondo degli eventi culturali su tutto il nostro territorio: tra questi anche Marengo, che non potrà ospitare la tradizionale rievocazione storica della Battaglia di Marengo, programmata per le giornate del 13, 14 e 15 giugno 2020.

I soldati napoleonici non potranno impugnare così le armi, ma hanno contribuito a questa battaglia più grande, aprendo il cuore: infatti l’Associazione storica 59° Demi Brigade d’Infanterie de Ligne di Marengo ha deciso di devolvere la somma stanziata per le prima spese organizzative della rievocazione, circa 6.000 €, alla Fondazione Uspidalet Onlus per l’acquisto di caschi C-pap destinati all’Ospedale SS. Antonio e Biagio e Cesare Arrigo di Alessandria.

Abbiamo fatto solo una piccola donazione” spiega Gian Lorenzo Bernini della 59° “Noi avevamo i soldi sul conto, l’ospedale di Alessandria invocava aiuto, e insieme al Comune di Alessandria e allo stabilimento della Solvay Group di Spinetta Marengo, abbiamo deciso di effettuare questa donazione. Ripeto, una piccola donazione per contrastare questa immensa emergenza”.

Uomini e donne appassionati di storia, rievocatori di battaglie leggendarie che hanno cambiato per sempre la storia d’Europa, si sono trovati costretti a deporre le armi ma hanno risposto alla chiamata di una guerra più grande: quella che l’Italia ha intrapreso contro l’epidemia di Covid-19.

Ma la 59° Demi Brigade non rievoca solo il momento della guerra: attraverso le loro attività, riportano alla vita tratti della quotidianità degli eserciti e della medicina da campo. Ed è facile intuire come questa rievocazione sia fondamentale, rapportando l’epopea napoleonica alla storia moderna e trovandone così un legame indissolubile.

Un passato che ritorna: intervista all’Ufficiale Medico della 59°

Affrontando l’emergenza del coronavirus, è diventato lessico di tutti i giorni il termine triage ma, come ci spiega l’Ufficiale Medico della 59° Demi Brigade il Dottor Nicola Cosentino, medicochirurgo specializzato in Oculistica, il termine nasce proprio dall’era napoleonica: “Grazie a Napoleone e al suo medico da campo Dominique-Jean Larrey (personaggio che interpreto), si decise di soccorrere per primi i feriti più gravi, senza guardare il loro grado militare. E questo, riconvertito in chiave moderna, è proprio il metodo utilizzato maggiormente negli ospedali italiani in questi ultimi mesi per fronteggiare i sempre numerosi casi affetti da covid-19”.

Nelle nostre rievocazioni della 59° Demi Brigade,” continua il Dottor Cosentino “oltre a far vedere gli strumenti utilizzati, le diverse ferite che si potevano subire e le tecniche operative di pronto soccorso, mostriamo le grandi epidemie e il modo di affrontarle. Perché è bene ricordare che fu proprio Napoleone a erigere ospedali specifici per curare le epidemie che si propagavano tra il suo esercito. Un esempio? Dopo la Campagna d’Egitto, migliaia di soldati napoleonici vennero colpiti dal tracoma, una malattia infettiva contagiosa che colpisce gli occhi. Napoleone decise così di creare specifiche strutture per contenere e debellare la malattia, utilizzando apposite mascherine per prevenire il contagio. Già agli inizi dell’ 800, la prevenzione giocava un ruolo fondamentale, non solo in ambito militare, ma anche in ambito sociale. E Napoleone ha voluto portare tutta la nuova medicina da campo nella vita sociale dei paesi conquistati (o liberati) dalle sue truppe”.

Ecco dunque come i personaggi che hanno reso grande la storia di ieri, riescano ancora a influenzare la storia di oggi: come l’esercito napoleonico, oggi tutti noi ci ritroviamo a combattere una battaglia contro un nemico invisibile e, citando Napoleone, nonostante i numerosi caduti, “Prima dobbiamo credere di poter vincere, poi dobbiamo volerlo fino in fondo, dopodiché non ci resta che combattere”.