
L’illustrazione raffigura Bonaparte e Carolina a Valencia.
Bonaparte, sottotenente d’artiglieria, tornato a Parigi tredici giorni prima da un congedo di sei mesi in Corsica, affronta, con un freddo glaciale, al giardino del Palais-Royal, una giovane “lucciola”, la signorina Deschamps…
- Leggiamo ciò che scrive Frédéric Masson in “Napoleone e le donne”:
“Giovedì 22 novembre 1787, Parigi. Hôtel de Cherbourg, rue du Four Saint-Honoré. Uscivo dagli italiani e passeggiavo a grandi passi sui viali del Palais-Royal. La mia anima, agitata dai sentimenti vigorosi che la caratterizzano, mi faceva sopportare il freddo con indifferenza, ma, raffreddata l’immaginazione, sentii l’ardore della stagione e raggiunsi le gallerie. Ero sulla soglia di queste porte di ferro quando i miei sguardi vagarono su una persona.
L’ora, la sua altezza, la sua grande giovinezza non mi fecero dubitare che fosse una ragazza. La guardavo. Si fermò con un’aria perfettamente adatta all’andatura della sua persona. Mi colpì. La sua timidezza mi incoraggiò e le parlai… Io che mi credevo sempre contaminato da un solo sguardo!
Ma la sua carnagione pallida, il suo fisico debole, il suo organo dolce non mi fecero esitare per un solo momento.
– Come potete decidervi a passare nei vicoli con questo freddo?
– Oh, signore, la speranza mi anima.
L’indifferenza con cui pronunciò queste parole, la sistematicità della risposta mi conquistò e continuai a camminare con lei.
– Lei sembra avere una costituzione molto debole, sono sorpreso che non sia stanca del mestiere.
– Oh! Signora, signore, dobbiamo fare qualcosa.
– Forse, ma non c’è un mestiere più adatto alla tua salute?
– No, signore, bisogna vivere.
Ero incantato. Mi rispondeva, almeno, successo che non aveva coronato tutti i tentativi che avevo fatto.
– Dovete venire da qualche paese del nord, perché state sfidando il freddo.
– Sono di Nantes, Bretagna.
– Conosco questo paese… Mad. (sic) Mi faccia il piacere di raccontarmi la storia della perdita della sua…
– Me l’ha portata via un ufficiale.
– Lei è arrabbiata per questo?
– Oh, sì! – La sua voce aveva un sapore, un qualcosa che non avevo ancora notato. – Vi rispondo: mia sorella è ormai accasata; perché io no?
– Come sei arrivata a Parigi?
– L’ufficiale che mi avvilisce, che odio, mi abbandonò. Ebbi la necessità di fuggire l’indignazione di una madre. Un secondo si presentò, mi portò a Parigi, mi abbandonò, e un terzo, con il quale ho appena vissuto tre anni, gli successe. Anche se francese, gli affari lo hanno chiamato a Londra, ed è lì. Andiamo da voi.
-Ma che cosa faremo?
-Andiamo, ci scalderemo e voi soddisferete il vostro piacere.
Ero ben lungi dal diventare scrupoloso. L’avevo infastidita perché non scappasse quando sarebbe stata pressata dal ragionamento che le stavo preparando, infrangendo un’onestà che volevo dimostrarle di non avere… ”
Nel giorno in cui scrisse questo racconto, Bonaparte aveva diciotto anni e tre mesi, essendo nato il 15 agosto 1769. Si ha il diritto di credere che questa sia la prima donna alla quale si sia rivolto e, ripercorrendo molto rapidamente la storia della sua infanzia, si potrà ritenere senza dubbio che i motivi di convinzione siano sufficienti.
- Bonaparte e Carolina a Valencia
Nel 1785 a Valencia, dove è confinato con il suo reggimento, il giovane tenente Bonaparte (allora di 17 anni) presentato alla buona società, si innamora di Caroline du Colombier, di 7 anni più grande di lui.
Carolina e Bonaparte resteranno in contatto epistolare e 25 anni dopo, divenuto imperatore, le offrirà un anello ovale cesellato di fogliame che presenta sotto vetro una scena in avorio in rilievo che rappresenta in primo piano un uomo e una donna durante una raccolta delle ciliegie, accanto ad un tempio antico, su fondo di avorio marino dipinto in grigio.
Questo anello è stato acquistato dall’associazione Bonaparte a Valencia, presieduta da Jean-Claude Banc.
La storia d’amore di Napoleone e Carolina è rimasta platonica, come descritto dall’Imperatore nei suoi scritti di Sant’Elena. “Non avremmo saputo essere più innocenti di noi; ricordo ancora una mattina piccante, in piena estate, a mezzogiorno; quasi non ci credevamo, tutta la nostra felicità si riduceva a mangiare ciliegie insieme”.