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20 MARZO 1811: NASCITA DEL RE DI ROMA

20 MARZO 1811: NASCITA DEL RE DI ROMA

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Marzo 20, 2023    
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Il 19 marzo 1811, Maria Luisa sente i primi dolori del parto. Teme questo terribile momento. Aveva scritto alla signora de Colloredo: “Conoscete il mio poco coraggio”. Intorno a lei i medici: Dubois, l’ostetrico, ma anche Corvisart, Yvan, Boyer e Bourdier.

Maria Luisa sente le loro parole. Il bambino è posizionato male! Piange, si dispera. Il lavoro è lungo. Napoleone non sopporta più di vedere sua moglie soffrire. Si ritira, ma manda in continuazione una donna a controllare.

Sono le nove del 20 marzo 1811, il bambino finalmente appare. È un ragazzo! Pesa 4 kg e misura 50,8 cm. Marie-Louise, esausta e finalmente rassicurata, si addormenta. Lo stesso giorno, il cardinale Fesch, assistito dal grande cappellano Rohan, visitano il bambino.

Un centinaio di cannoni annunciano ai parigini la nascita tanto attesa, al Palazzo delle Tuileries, di Napoleone Francesco Carlo Giuseppe, figlio unico di Napoleone e di Maria Luisa, con il titolo di “Principe imperiale” e quello di “Re di Roma”.

• Leggiamo di Octave Aubry, “il Re di Roma”, ed. A. Fayard et Cie, 1932:

Il 20 marzo 1811, alle nove e un quarto della mattina, il cannone rimbomba su Parigi. Alla batteria di Vincennes risponde la batteria delle Tuileries. Una grande folla ammassata nel giardino ascolta, conta i colpi. Diciassette, diciotto… ventuno, ventidue… Allora un’enorme acclamazione risuona, fa tremare le finestre del vecchio palazzo dove Napoleone ha sostituito i re di Francia. Gli è appena nato un figlio, erede dei suoi troni, della sua razza e della sua dinastia.

L’Imperatore, alzando un sipario, vede i soldati delle poste brandire le loro armi, la gente si bacia, getta in aria i loro cappelli, poi balla come ai grandi tempi della Rivoluzione. Con la fronte appoggiata al vetro, non può trattenere le lacrime. Da molto tempo non aveva pianto. Torna a casa per vestirsi. ” La sua faccia, disse il suo cameriere Constant, respirava gioia.” Disse:

“Beh! Costant, abbiamo un bambino…”

Principi e principesse, ministri, ambasciatori, grandi ufficiali riempirono le Tuileries. Davanti a Napoleone, nel salone dell’imperatrice, la governante dei Enfants de France, Madame de Montesquiou, presenta il bambino all’arcicancelliere Cambacérès, che fa redigere il suo atto di nascita. Re di Roma, questo è il nome sontuoso che l’Imperatore ha deciso di dare a suo figlio. In questo modo vuole ricollegare il mondo moderno al mondo antico.

Le porte si aprono a due battenti. Un usciere annuncia, con voce clamorosa: “Il Re di Roma!” E Madame de Montesquiou, portando il piccolo principe, passa, seguita da una folla in abiti dorati, e va a depositarlo nella mirabile culla disegnata da Prud’hon e che gli ha offerto la città di Parigi. Al capezzale, la Vittoria tende una corona. Un aquilotto, ai piedi della culla, apre le sue ali.

L’Imperatore ha designato per l’alloggio di suo figlio l’antico appartamento del grande maresciallo Duroc. I pezzi alti sono stati ridipinti e rinnovati. Per evitare che si ferisca, i muri sono stati rivestiti con una fascia trapuntata, a tre piedi di altezza, rivestita di stoffa verde. Vivrà lì con la sua balia, la grassa e ridente signora Auchard, e un’intera casa lussuosa, modellata sulla vecchia casa del Delfino.

La contessa di Montesquiou, moglie del gran ciambellano, la dirige. È precisa, piuttosto severa. Forse non ama né l’Impero né l’Imperatore. Ma quando accetta un dovere, si dedica interamente a questo. Napoleone lo sa, le può affidare il suo erede.

Con tutta la sua anima, vuole farne un cristiano e un uomo. Sola, sa dominarlo nella sua collera. ” Mamma Quiou”, come la chiamerà presto, in un baleno lo fa entrare nell’obbedienza. Non lo lascia di notte né di giorno. Di tutti quelli che lo circondano, è lei senza dubbio che ama di più.

La sua vera madre, Marie-Louise, si occupa poco di lui. Questa grande austriaca, che assomiglia, si diceva, “a una bambola maltrattata”, si interessa a suo figlio, ma da lontano. Non vive con lui. Lei a malapena osa abbracciarlo, per paura di fargli del male. Le sue ore di svago, le passa in compagnia della sua dama d’onore, la duchessa di Montebello, a sgranocchiare dolci e caramelle, bere cioccolato alla viennese, suonare l’arpa e il pianoforte, posare per i suoi ritratti. Il resto del tempo è in parata ufficiale o accompagna l’Imperatore. È troppo principessa per sentirsi una mamma.

Ma Napoleone, che non è nato principe, è davvero un padre. Nella sua prima infanzia, per rallegrarlo, porta suo figlio davanti a un gelato e gli tira la lingua, fa facce buffe, gli canta delle arie. Lo chiede a colazione, e, tenendolo sulle ginocchia, gli fa assaggiare i suoi piatti, il condimento, per la gioia del piccolo. Quando è più grande, lo prende spesso per interi pomeriggi nel suo gabinetto, gioca con lui sul tappeto e lo lascia costruire capanne e piccole torri con pezzi di legno intagliato che rappresentano corpi d’esercito e divisioni, con cui combina le sue prossime battaglie. A volte il bambino si addormenta sulle ginocchia…