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1º MARZO 1815: NAPOLEONE SBARCA A GOLFE-JUAN

1º MARZO 1815: NAPOLEONE SBARCA A GOLFE-JUAN

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Marzo 1, 2023    
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Non aggiungiamo nulla all’eccellente testo di Jacques-Olivier Boudon, storico, professore all’Università Parigi IV Sorbona e presidente dell’Istituto Napoleone:

• All’alba

Una piccola flottiglia appare in vista delle coste francesi. Partita dall’Elba il 26 febbraio, ha costeggiato la costa italiana prima di biforcarsi verso la Francia. Napoleone si appresta ad iniziare il “volo dell’Aquila” e a “volare di campanile in campanile fino alle torri di Notre-Dame”. È a bordo del brick l’Inconstant, nave “ammiraglia” della flotta elbana, armata di 26 cannoni, forte di un equipaggio di 60 marinai, e su cui sono montati i suoi parenti e 400 soldati della sua guardia.

Altre sei navi lo incorniciano: l’aviso l’Étoile, la spéronade – una nave maltese a fondo piatto – la Carolina, quattro navi da trasporto, di cui tre feluche, e lo Spirito Santo, opportunamente arrivato a Porto-Ferrajo il 20 febbraio, e di cui Napoleone ha fatto scaricare il carico per potervi trasportare un centinaio di lancieri polacchi, montati a bordo con le loro imbracature ma senza montatura. In totale, un migliaio di uomini hanno seguito Napoleone.

Dopo tre giorni di navigazione, gli uomini non vedono l’ora di sbarcare. L’affollamento diventa insopportabile. ” C’erano a bordo dell’Inconstant tre e quattro volte più persone di quante ce ne sarebbero volute per stare bene”, nota Pons del’Hérault, il direttore delle miniere dell’isola. I soldati della Guardia sono ammassati sul ponte, tra i cannoni, o nella stiva.

L’entourage di Napoleone occupa le cabine. Al suo fianco si trovano gli uomini che formavano in qualche modo il suo governo elbano: il generale Bertrand, incaricato degli affari interni sull’isola e uno dei suoi principali confidenti, il generale Drouot, che svolge il ruolo di ministro della guerra, Peyrusse, tesoriere della Corona. Sono anche dell’avventura il generale Cambronne, che comandava la piazza di Porto-Ferrajo, Pons del’Hérault, il dottor Fourreau de Beauregard, il suo segretario Rathery, Marchand, primo cameriere, Saint-Denis, detto il mameluccio Ali.

Napoleone si ritirò nella sua cabina. Mette a profitto le ultime ore di mare per rileggere e correggere le due proclamazioni che devono essere distribuite al suo arrivo. Sono state redatte in anticipo, ma saranno datate il 1º marzo, giorno dello sbarco, quindi giorno del rinnovamento. Una è per l’esercito, l’altra per i francesi.

Nel suo indirizzo al popolo, giustifica il suo ritorno, dopo aver attribuito il suo fallimento del 1814 al tradimento dei marescialli Augereau e Marmont. Ai soldati mostra di nuovo i sentieri della gloria e lancia la formula che riassumerà la sua avventura: “La vittoria camminerà al passo della carica. L’aquila, con i colori nazionali, volerà dal campanile alle torri di Notre-Dame.” Pons del’Hérault legge ad alta voce la prima ai granatieri della Guardia riuniti sul ponte dell’Inconstant. I soldati sono invitati a ricopiarla in modo che possa essere trasmessa non appena la nave scende.

• A metà mattina

Gli uomini dell’equipaggio si occupano dei lavori di avvicinamento. Il tempo è bello, il mare calmo, il vento leggero. Napoleone si meraviglia alla vista delle coste francesi e non si stanca di contemplare questo litorale che percorse a partire dal 1793, quando era assegnato all’esercito d’Italia. Chiede che si abbatta la bandiera dell’Isola d’Elba e si issa lo stendardo tricolore.

I soldati sfoggiano anche la loro vecchia coccarda con i colori nazionali, che hanno tutti conservato e che diventerà il simbolo del raduno. Le esplosioni di gioia coprono la voce del loro capo, che cerca di parlare con loro.

Napoleone moltiplica i gesti volti a ridurre la distanza tra i suoi soldati e lui. Già si profila l’idea di un ritorno al popolo. ” Signori, esclama allora secondo il ricordo di Pons del’Hérault, il sole splende per tutti. Bisogna che ognuno mangi e beva.” Di fatto si canta e si beve abbondantemente nelle ultime ore di traversata. Al momento dello sbarco, Napoleone procede a diverse distribuzioni di croci della Legion d’onore.

• Tra le 13 e le 14

La piccola flottiglia è all’ormeggio nella baia del golfo di Juan. Dopo quattro giorni di viaggio, Napoleone raggiunge la meta. È riuscito a mistificare le navi crociate durante la traversata, tra cui una corvetta inglese e la Zéphyr, un’imbarcazione francese, a cui ha nascosto la sua presenza e quella dei granatieri a bordo dell’Inconstant.

Lo sbarco è iniziato. Napoleone fece abbattere per primo una squadra di 25 granatieri, comandata dal capitano Lamouret, il più antico capitano della Guardia. Ha il compito di andare in ricognizione per assicurarsi che nessuna batteria costiera stia per sparare all’imperatore. In effetti, la costa non è protetta in questo luogo, così come nessuna crociera francese solca il litorale, segno che le autorità non hanno mai pensato che Napoleone avrebbe tentato uno sbarco nel sud della Francia.

Proseguendo il suo cammino, la truppa del capitano Lamouret si dirige verso Antibes, dove spera di conquistare la guarnigione alla sua causa. Ma il comandante della piazza, il colonnello Cuneo d’Ornano – un tempo caduto in disgrazia da Napoleone e quindi poco pronto a sostenerlo – li catturò. Il primo contatto con il continente non è quindi molto incoraggiante. Eppure, mettendo piede sulla riva, racconta Pons del’Hérault, l’Imperatore alza il cappello e dice con maestà: “Possa il mio ritorno assicurare la pace, la felicità e la gloria della mia patria.”

• Le 17

La notte scende presto in questo inizio di marzo. È troppo tardi per gli uomini per continuare l’avanzata. Un accampamento è installato sotto gli ulivi, in riva al mare, lungo la strada che collega Cannes e Antibes. Napoleone fece montare il suo tavolo di campagna, sul quale dispiegò una mappa, incerto ancora dell’itinerario che avrebbe seguito. Si decide infine di seguire la strada delle Alpi, in direzione di Grenoble, piuttosto che attraversare la valle del Rodano, dove è stato scavato l’anno precedente andando all’isola d’Elba.

Poi si attarda per una cena veloce, prima di andare a fare il giro dei bivacchi, per avvicinarsi a un gruppo che coinvolge in un’avventura molto incerta. Incontra anche alcuni passanti con cui discute, informandosi sullo stato d’animo del paese. Anche i suoi soldati si riposarono, in attesa del sorgere della luna. Ricevono anche quindici giorni di saldo d’anticipo, che viene loro versato dal cassiere generale Peyrusse.

Mentre il grosso della truppa riposa, degli uomini sono posti sotto il comando del generale Cambronne. “Vi affido l’avanguardia della mia campagna più bella. Non sparerai un solo colpo di fucile. Devi trovare ovunque solo amici”, dice Napoleone. Questa affermazione, riportata a posteriori, ha potuto essere riformulata, ma testimonia comunque la preoccupazione dell’Imperatore di evitare un impegno che rischierebbe di essere fatale per lui e soprattutto farebbe precipitare il paese in una guerra civile.

D’altra parte, appena sbarcato, egli ripone assoluta fiducia non nell’intera popolazione, ma nei soldati, la maggior parte dei quali hanno combattuto sotto i suoi ordini. Per quanto riguarda il popolo, è più riservato, da qui la scelta di prendere la direzione delle Alpi.

Cambronne, alla testa di una sessantina di uomini, apre la strada in direzione di Cannes. Lungo il cammino, incontra Honoré Gabriel Grimaldi, duca di Valentinois, che se ne va a prendere possesso del principato di Monaco, che ha ereditato. Cambronne lo fa scortare fino all’Hotel de la Poste e poi prende posizione oltre Cannes, sulla strada per Grasse.
Tornato in città nel bel mezzo della serata, incontra il sindaco, considerato fedele ai Borboni, che rifiuta di andare incontro a Napoleone, ma accetta di consegnare le razioni richieste. Cambronne ha infatti richiesto rifornimenti per 3.000 uomini. Il sindaco non ha i mezzi per opporsi a Napoleone. Da parte sua, Pons del’Hérault è stato inviato a Cannes per acquistare dei cavalli, la cui truppa manca crudelmente.

• Le 23

Napoleone dà l’ordine di marciare. Il suo piccolo esercito trasferisce il suo accampamento da Golfe-Juan a Cannes. Gli uomini, a piedi, sono ingombrati con le loro armi; i cavalieri, con le loro selle. Solo Napoleone e il suo stato maggiore, tra cui il generale Bertrand, salirono. Ai tre o quattro cavalli portati dall’Isola d’Elba si sono aggiunti alcuni altri, acquistati per strada, oltre ad alcuni muli, utilizzati in particolare per il trasporto del tesoro. Marchand ne ottiene uno anche per trasportare il letto dell’imperatore, la sua cassetta e alcuni bagagli. Bisogna anche trascinare i due cannoni portati via dall’isola d’Elba. Sono destinati a intimidire eventuali oppositori.

La truppa si installa in riva al mare. I soldati ricevono le razioni promesse. Il sindaco ha infatti mobilitato i panettieri della città per l’occasione e fatto uccidere tre buoi. Durante questo breve soggiorno a Cannes, Napoleone ebbe una lunga conversazione con il principe di Monaco, ex ufficiale dei suoi eserciti e primo scudiero dell’imperatrice Giuseppina. Spera di unirsi alla sua causa, ma incontra un cauto rifiuto.

Il giorno seguente il principe si affrettò a riferire di questo incontro al maresciallo Soult, ministro della guerra. A Cannes, alcuni abitanti hanno illuminato le loro case, alcuni “Vive l’Empereur” sono risuonati, ma, globalmente, la popolazione vede passare Napoleone e il suo corteo con una sorpresa mescolata all’indifferenza.

Bisognerà attendere tre giorni perché il suo passaggio, nel cuore delle Alpi, scateni le passioni. Per ora, dopo aver parcheggiato qualche ora a Cannes, riparte all’alba in direzione di Grasse. Si conclude così, sulla costa francese, la prima tappa del “volo dell’Aquila”, che doveva condurre l’Imperatore a Parigi in venti giorni.