Il trattato di Leoben (o pace di Leoben, in realtà un accordo di pace preliminare), fu firmato il 18 aprile 1797 (29 Germinale anno V) in Alta Stiria, a sud-ovest di Vienna, al castello di Ekwald (Eggen-Wald); Bonaparte, generale in capo dell’esercito d’Italia, è firmatario a nome della Repubblica francese, il marchese de Gallo, il conte di Merveldt, generale maggiore, e il barone di San Vincenzo a nome dell’imperatore Francesco II (per il Sacro Romano Impero). È un accordo preliminare, confermato e ampliato da un accordo di pace finale, il trattato di Campo Formio, il 17 ottobre 1797, vicino a Udine (Friuli).
Nella primavera del 1797, dopo combattimenti vittoriosi, l’esercito francese, inseguendo le truppe austriache che si ritiravano dall’Alta Italia, si recò in Stiria tramite Neumarkt. Il comandante in capo dell’esercito imperiale era l’arciduca Carlo d’Austria, figlio dell’imperatore Leopoldo II e fratello dell’arciduca Giovanni. Diede ai francesi piccoli combattimenti di ripiego a Wildbad, Einöd e Neumarkt.
Bonaparte aveva 28 anni. Nonostante fosse generale in capo dell’esercito d’Italia, doveva sottomettersi al Direttorio, a Parigi. Ma mancano i rifornimenti e Parigi è lontana. Decise con la propria autorità, senza attendere l’arrivo di Clarke, inviato con i poteri per negoziare un trattato, di cercare un cessate il fuoco, o una conclusione di pace, per la quale le condizioni politiche gli sembravano favorevoli. Così, a Klagenfurt, il 31 marzo 1797, propose, in una lettera all’arciduca Carlo, una cessazione delle ostilità, e offrì la pace.
Il 6 aprile a Judenburg fu concluso un cessate il fuoco temporaneo. L’arciduca Carlo rispose alla lettera di Bonaparte e fece immediatamente inviare dei diplomatici a Leoben. In pochi giorni i negoziatori furono d’accordo sulle seguenti basi, quelle del trattato definitivo: i limiti del Reno per la Francia, Venezia e i limiti dell’Adige per il Santo Impero, Mantova e i limiti dell’Adige per la Repubblica Ceca (creata il 27 giugno 1797). L’Austria perse il controllo dei Paesi Bassi austriaci e della Lombardia, ceduti alla Francia in cambio dei possedimenti veneziani dell’Istria e della Dalmazia. La repubblica di Venezia così smembrata si vede così ridotta al Dogado.
Si racconta che al momento della firma di questo trattato, l’imperatore d’Austria avesse inviato tre dei principali signori della sua corte per servire da ostaggi a Bonaparte. Questi li ricevette con distinzione, li invitò a cena e, al dessert, disse loro: “Signori, siete liberi. Andate a dire al vostro padrone che se la sua parola imperiale ha bisogno di soldi, non potete servirmene; non dovete servirmene, se non ne ha bisogno.”
• Leggiamo la storia popolare, aneddotica e pittoresca di Napoleone e della Grande Armata (1843) di Émile Marco de Saint-Hilaire:
Da sempre è stata riconosciuta l’abilità della diplomazia austriaca. Essa riguadagnava con i trattati ciò che aveva perso con le battaglie. Dopo la sconfitta di Arcole, propose a Napoleone un armistizio che quest’ultimo rifiutò, nonostante le istruzioni che gli aveva inviato il Direttorio. Liberato di tutti i suoi avversari, il generale in capo ritornò su Mantova, la Cerna, e la costrinse ad arrendersi. Poi, il 10 marzo 1797, sconfisse il principe Carlo che aveva voluto opporsi al passaggio del Tagliamento e fece il suo ingresso a Venezia. Da lì, i francesi avanzarono al passo della corsa, trionfarono a Treviso, entrarono a Trieste, e si accanirono all’inseguimento dell’arciduca, spinsero fino a trenta leghe davanti a Vienna.
Allora Napoleone fece una sosta; arrivarono dei parlamentari austriaci e Léoben fu fissato per la sede dei negoziati che stavano per iniziare. Napoleone sa fare a meno dei pieni poteri del Direttorio: è lui che ha fatto la guerra, è lui che farà la pace.
Tuttavia i negoziati si trascinano; questi colloqui lo stancano, e un giorno, nel mezzo di una discussione, si alza, afferra un magnifico cabaret di porcellana che rompe e calpesta i piedi, dicendo ai plenipotenziari:
“Bene! È così che vi distruggerò tutti!”
I diplomatici, spaventati, concedono le concessioni che chiede. Si legge il trattato. Nel primo articolo, l’imperatore d’Austria dichiara di riconoscere la Repubblica francese. A queste parole Napoleone esclama: “Cancellate questo paragrafo, che è inutile. La Repubblica francese è come il sole: ciechi sono quelli che il suo splendore non ha colpito”.
• La “Pasqua veronese”, o “Vespri veronesi”
Nel momento in cui Bonaparte firma questo trattato di Leoben, è a Verona l’episodio sanguinoso della “Pasqua veronese”, o “Vespri veronesi”:
il lunedì di Pasqua, 17 aprile 1797, dopo i vespri, il segnale d’allarme suonò contemporaneamente a Verona, Vicenza e Padova. Se in queste ultime due città i francesi sfuggirono al massacro, a Verona tutti i francesi isolati, che vivono nelle case particolari, vengono assassinati, senza distinzione di età, stato, sesso e in particolare malati, feriti e donne incinte. Anche molti veronesi sospettati di essere sostenitori dei francesi furono uccisi.
In rappresaglia, Bonaparte fece invadere gli Stati di Venezia, esigendo e ottenendo l’abbandono del potere da parte dell’aristocrazia veneziana. La Repubblica di Venezia fu poi ceduta all’Austria con il trattato di Campo Formio.