La strada è la scuola migliore per conoscere il suolo natio e la storia di protagonisti orgogliosi di sorte propria e altrui: il disagio di misurare latitudine e longitudine rovinava le mappe raffigurate al secolo XVIII.
Il progetto per compilare la mappa militare topografico-geometrica (alias Kriegskarte) del Ducato di Venezia è stato condotto dal barone Anton von Zach sceso sul campo di battaglia a Marengo e ivi recluso. L’espansione d’Austria ai territori oggidì veneto e friulano sancita dal trattato di Campoformio (17 ottobre 1797) lasciava supporre l’assalto (garantito dalla numerazione abbinata ai fogli) alla Lombardia e alla Slovenia odierne. Il klafter viennese (1,8967 mt.) è l’unità di misura scelta dal team di 35 ufficiali cartografi per creare l’opera grandiosa definita dall’estensione (orizzontale di 21 km. e verticale di 16 km.) ridotta dalla scala 1:28.800: 120 tavolette, le tavole ”quadri d’unione” e ”punti trigonometrici prioritari” aggregate ai due tomi per inventariare la miriade di notizie riferite al viavai di soldati e ai siti strategici altresì per insediare campi militari, alle risorse locali (bestiame, popolazione) per nutrire l’armata di 16mila uomini.
Il viaggio di ogni ufficiale insieme ai quattro militari di scorta, il mulo e il cavallo, le tende, le vivande, le tavolette pretoriane, la bussola, le matite, gli acquerelli, il compasso è stato esclusivo: nessun cartografo è stato spedito sull’area attigua alla zona già battuta da egli stesso per garantire il riscontro d’esattezza sul confine medesimo. La descrizione di ogni sito esaminato è stata trasmessa soltanto al barone supervisore. La meticolosità chiarisce la mappa: la triangolazione accessoria unisce indizi definiti (campanili, dimore, cumuli di pietre issati dalla scorta di militari) ai punti trigonometrici prodotti dalla trilaterazione diffusa dal triangolo basilare. Il foglio a quadri posato sulle tavolette è costellato di simboli (chiesette, case, stalle, muri, fossati, torrenti, strade, vette, prati, boschi, siepi) descritti sul formulario inflessibile di Von Zach. Il sentiero sull’area dolomitica è raffigurato dalla catena di puntini grossi o piccoli e il guado scisso dalla mulattiera è accennato dall’acquarello. Il pallore cromatico definisce il pascolo aperto e la tonalità immacolata è unita alla cresta altresì ripida però idonea a lasciare pascere gli ovini. L’opera d’arte è stata taciuta dal 1805 al 2005: l’alone di mistero copre la miniatura d’itinerari, confini, toponimi, oronimi superstiti o sepolti.