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Don Giuseppe Guasone, castello Sforzini e l’esercito napoleonico

L’alluvione frenava gli uomini di Desaix: al crepuscolo di venerdì 13 giugno 1800 soltanto il reparto di carabinieri aveva guadato il fiume Scrivia dirimpetto a Rivalta. La traversata di forze francesi sul corso d’acqua è riuscita a Castellar Ponzano: l’azione promossa dal prete giacobino Don Giuseppe Guasone dal castello di famiglia (oggidì Sforzini) attiguo al guado sul fiume è stata cruciale per le milizie napoleoniche e per il trionfo francese a Marengo (14 giugno 1800). Il sacerdote unito ai trenta patrioti coesi al clero tortonese e novese, già carcerato dalla polizia piemontese, aveva l’opportunità di monitorare la congiuntura zonale dall’osservatorio privilegiato.

L’albero della libertà eretto (giugno 1797) sulla piazza Collegiata a Novi è stato elogiato altresì dall’orazione patriottica sulla Libertà e sull’Eguaglianza recitata dal Padre Arcangelo (Minori Osservanti) e il rintocco di campane a distesa lodava il versetto del Magnificat «deposuit potentes de sede» cantato alla Santa messa (luglio 1797) celebrata per l’anniversario dall’assalto alla fortezza Bastiglia.

Inoltre, la stirpe filofrancese Castellani-Merlani (leso dal congiunto caduto sul campo di battaglia a Novi) egemone a Castellar Ponzano e a Rivalta è stata sempre riverita dalla popolazione indigena.

La sintesi è stata la frotta di barche e barcaioli, contadini attrezzati di assi e corde, buoi aggiogati ai cannoni per traghettare la milizia napoleonica sulla sponda occidentale di Scrivia.

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